Francesca Tumiati, Gioia 22/11/2012, 22 novembre 2012
SE LA CIA INCONTRA WISTERIA LANE
Siamo in piena soap opera. La location è Tampa, nel cuore della Florida, dove una tra le basi militari più importanti degli Usa finisce per diventare fortino di soldati innamorati, amanti infuriate e casalinghe allumeuses, per niente disperate. Protagoniste femminili: Jill Kelley e Paula Broadwell. La prima è "l’altra donna" del caso Petraeus, l’incantatrice di potenti, la libanese rosa shocking che ha dato il via allo scandalo a catena. Al punto da trasformare un banale caso di stalking, messo in atto dalla rivale Paula («So tutto di te», «Giù le mani da Petraeus») in una clamorosa inchiesta sui vertici di potere. La seconda è Paula Broadwell, biografa e amante ufficiale del comandante della Cia. Finite entrambe in un mulinello di minacce e mail di fuoco che fa volare stellette, lenzuola e sogni erotici.
Ma, tra la circe vistosa e la biografa orgogliosa, c’è un abisso. La prima chiede e ottiene dai comandanti della base di lanciarsi con i parà delle unità speciali e lo fa, ammiccando al generale Petraeus, il quale, rapito dalla sua intraprendenza, le conferisce persino un encomio (che sia stato questo episodio a far infuriare Paula?). La seconda, invece, preferisce lanciarsi con il paracadute in tandem per sostenere il caporale David Bixler che ha perso le gambe in un attentato in Afghanistan. In fin dei conti, la biografa del generale è una rampante signora borghese che vive con il marito radiologo e i due figli a Charlotte, South Carolina. Il vicinato la descrive come cittadina partecipe e mamma attenta e affettuosa, una che a ogni festa di Halloween si maschera e regala caramelle ai bambini. «Ha sbagliato ma ce la farà», è il commento unanime.
L’ambizione prima o poi si paga. E Paula ambiziosa lo era moltissimo, con quel curriculum che si fa largo tra divise e flessioni, interviste e talk show. Ma la foto della Broadwell con l’autobiografia del generale, tenuta in mano come fosse il primo bebé, tradisce un candore da bambina obbediente e un cuore che fa scoccare talloni e sentimenti al suono di: "signorsì!".
Insomma Paula ha vissuto la sua relazione con Petraeus come estasi per il comandante supremo. Colpo di fulmine della prima della classe per il capo dei capi, quel Cesare della Mesopotamia dalla vaga somiglianza con Stanlio, che ha folgorato entrambi, facendoli precipitare nello scandalo. Jill Kelley, invece, non sgrana gli occhi di fronte a nessuno, né scatta sull’attenti di fronte agli eroi. Perché è lei l’eroina di questo feuilleton. Con le mani perennemente sotto il tavolo, lei che avviluppa in una frenetica rete sociale sindaci, generali e politici, fino a raggiungere per ben tre volte la Casa Bianca. Così cade nella rete ammaliatrice anche il vice di Petraeus, John Allen, comandante in Afghanistan, scoperto come un adolescente brufoloso, nell’inviare mail roventi alla mantide bruna.
Nulla ferma Mata Hari: vistosa e truccatissima, si offre ai riflettori ammiccando agli asiatici, facendo sentire a casa i sudcoreani, i quali ricambiano regalandole la nomina di "ambasciatore onorario" che lei, naturalmente, schiaffa sulla targa della sua Mercedes. Un modo come un altro, per strombazzare all’intera Florida quello che le si legge negli occhi: "Lei non sa chi sono io", con tanto di sopracciglio tatuato ad ali di rondine, che la dice lunga in fatto di eleganza.
Intanto nella villona di Tampa dei coniugi Kelley, a due passi dalla base militare di Mac Dill, si susseguono serate charity, politica e mondanità. Proprio a quell’epoca risale la foto in cui Jill, mojito tra le mani, reclina vezzosamente la testa sulla spalla di un inebetito Petraeus, ormai chiamato "Dave", che avvolto dai fumi dell’alcol e dalle collane etniche, più che il capo della Cia sembra un pensionato alle Bahamas. Ma Jill sa bene che, se si alza la musica e il tasso alcolico, è più facile insabbiare i debiti vertiginosi con le banche, i mutui e i prestiti mai rimborsati dai coniugi Kelley, coppia con le mani bucate e una Visa che fa acqua da tutte le parti.
E Jill, a differenza di Paula, non si scoraggia affatto. Ne si ritira in casa dopo lo scandalo. Quel che conta è apparire. E freddare i maschi potenti. Così perde la faccia persino l’amico fidato Fred Humphries, agente dell’Fbi, al quale Jill si era rivolta dopo lo stalking di Paula. Beccato in pieno mentre spediva alla signora Kelley una sua foto a torso nudo, scattata al Poligono di tiro. Autogol che gli è costato indagine. Se aggiungete a un bastimento già troppo carico di tresche, la comparsa a Tampa, dell’esuberante Natalie, sorella gemella di Jill, che si porta dietro beghe legali vertiginose e una bancarotta di tre milioni di dollari, il quadro è davvero completo.
Ma in questa telenovela di amanti e tradimenti che ha mandato in tilt i capi della Cia, Paula Broadwell e Jill Kelley usano strategie opposte anche nel rispondere allo scandalo. Mentre la prima è in pieno odor di redenzione, al punto da dichiarare al Charlotte Observer che riuscirà «insieme al marito a superare il terremoto emotivo di una storia data in pasto all’opinione pubblica», Jill Kelley si muove come un’ape regina solitaria. E tra un cambio d’abito e l’altro, chiede di essere difesa da Abbe Lowell, l’avvocato di Bill Clinton per il caso Lewinsky. Ennesimo pezzo da novanta nella vita della pantera rosa. Sperando che almeno lui si tenga la camicia addosso.