Greta Sclaunich, CorrierEconomia 26/11/2012, 26 novembre 2012
MESTIERI. PICCOLI NICOLAS CRESCONO
Un’app da un milione di dollari. Ethan Nicolas è diventato milionario così: grazie ad iShoot, un giochino facile che nel 2009 ha fatto il botto sullo store Apple, diventando best seller tra le applicazioni proposte. Nicolas, all’epoca ingegnere trentunenne con figlio di un anno da mantenere, era stato incoronato re delle app e portato ad esempio. Ancora oggi c’è chi spera di imitarlo: secondo un calcolo informale della settimana scorsa di Appsfire, un’applicazione che tiene traccia di tutte le app caricate sull’App Store, i mini-programmi approvati da Apple sarebbero un milione. Il dato ufficiale non si discosta molto: sullo store della Mela, lanciato nel luglio 2008, se ne trovano oggi 700 mila.
Segreti e mercato
Nel 2009, quando Nicolas lanciò il suo gioco (semplicissimo: il giocatore ha a disposizione un piccolo arsenale per far fuori il nemico, che ugualmente tenta di distruggerlo), ce n’erano molte meno. Ma era comunque difficile farsi notare in mezzo a un mercato in piena espansione. Il trucchetto di Nicolas? Lanciare una versione di iShoot gratuita con meno funzionalità di quella a pagamento: servì da apripista per fidelizzare i giocatori che, in molti casi, decisero poi di spendere 3 dollari per acquistare l’app completa.
Già tre anni fa Nicolas ammetteva di non essersi mai aspettato un tale successo anche se, per realizzarlo, aveva lavorato molte ore al giorno. Consultando soltanto fonti online, perché non aveva soldi per comperare i manuali d’informatica che spiegavano come costruire le applicazioni. Oggi è ancora più scettico: «Io ho avuto fortuna, ma ora la concorrenza è troppa e un simile successo sarebbe difficile da ripetere».
Eppure, nel mercato delle app, in tanti ci credono ancora. Basti pensare che, secondo lo studio «Where the jobs are: the app economy» commissionato da TechNet e pubblicato nel febbraio 2012, il settore avrebbe creato in Usa 466 mila posti di lavoro grazie alle app create per diverse piattaforme come Apple, Android, Facebook, Blackberry, Windows. Negli Stati Uniti avrebbe generato 20 miliardi di dollari solo nel 2011: cifra che include non solo i costi per acquistare le app ma anche le vendite a queste collegate.
Anche Apple ha fatto i suoi calcoli, dai quali risulta che, ad oggi, il mercato delle app per la sua piattaforma ha generato oltre 290 mila posti di lavoro solo negli Usa. Gli sviluppatori registrati presso Apple sono 275 mila: in gran parte dei casi, dice il colosso di Cupertino, si tratta di persone che hanno già un lavoro a tempo pieno e progettano le loro app nel tempo libero. Sperando, forse, di ricalcare le orme di Nicolas.
Kevin Systrom c’è riuscito. Instagram, la sua app che mette insieme la possibilità di scattare foto con filtri vintage e condividerle tramite un social network, è gratuita. Se Systrom a 30 anni non ancora compiuti ha già guadagnato un miliardo grazie alla sua idea, il merito va tutto a Facebook: visto il successo dell’app il fondatore Mark Zuckerberg ha deciso di comperarla con una super offerta. Farsi notare (e comperare) da Zuckerberg non è impresa da poco. Instagram c’è riuscito raggiungendo 100 milioni di utenti e 4 miliardi di foto condivise e oggi, a due anni dal lancio, conquista sei nuovi utenti al secondo.
La classifica
Anche in Italia le app stanno spopolando. Secondo una ricerca dell’Osservatorio mobile Internet, Content & Apps della School of Management del Politecnico di Milano al giugno 2012, il giro d’affari l’anno scorso si aggirava intorno ai 75 milioni di euro. Le app più popolari sono quelle social, a cominciare da quella di Facebook. Poi ci sono quelle destinate a mobilità e viaggi, seguono quelle utili per il lavoro, i videogame e le news. Se gli italiani di app ne scaricano parecchie, poi non le utilizzano granché: solo un terzo di quelle presenti su smartphone o tablet viene usata più di una volta al mese. Il 62% di chi scarica le app ha tra i 25 ed i 44 anni e nel 60% dei casi è un uomo.
Se il mercato delle app è in piena espansione, attenzione ai facili entusiasmi: di sviluppatori ne nascono molti, ma «tanti riescono a malapena a guadagnare poche migliaia di euro», dice Andrea Rangone, a capo del team di ricerca del Politecnico. L’ultimo a finire sotto i riflettori è stato Andrea Giarrizzo. Vent’anni a dicembre, provincia di Enna, ha scalato la classifica mondiale Android con «YouTube Downloader», un’app per scaricare i video dalla piattaforma online. Grazie all’invenzione ha vinto il concorso internazionale Samsung Smart App Challenge 2012. Il successo, però, è durato poco: subito dopo la premiazione il programma è stata accusato di illegalità ed è scomparso dallo store. Un finale che lascia l’amaro in bocca.
Greta Sclaunich