Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 17/11/2012, 17 novembre 2012
BENAGLIA, PASSIONE CIRCO
Enrico Benaglia ha scelto definitivamente il circo. Già da alcuni anni, equilibristi e funamboli avevano cominciato ad apparire nei suoi quadri e nelle rassegne delle sue sculture. Fanciulle che sfrecciavano ritte in punta di piedi sul sellino di una bicicletta, con i capelli svolazzanti sulla scia del vento. Tendoni dipinti che sostavano sulla riva del mare, animali esotici scappati dalle gabbie che facevano capolino da cespugli polverosi nei cortili dei palazzoni romani, ballerine che vagavano nei cieli rosa appese alla coda di una stella.Nella mostra «Enrico Benaglia scultore», che resterà aperta fino al 23 dicembre presso la galleria Edarcom Europa (via Macedonia 12), l’artista espone ora soltanto personaggi del circo: figurine leggere e ironiche, ritagliate nella carta pieghettata e poi fuse nel bronzo. Lievi come gli anni dell’infanzia, piroettano qua e là per la galleria quasi sospinte da una forza dinamica intrinseca al metallo di cui sono composte. Alcune oscillano addirittura davanti al tenue spostamento d’aria provocato dal passaggio dei visitatori. Come il Narciso che precipita dal vuoto nel piattino di bronzo lucidato a specchio.Con l’opera «Il circo sospeso» Benaglia raggiunge punte di virtuosismo, raggruppando in un’altalena alta appena 118 centimetri ben quindici acrobati e un coccodrillo molto paziente, visto che permette a un cavallo e alla sua cavallerizza di trottargli sulla testa e ai trapezisti di prendere dalla sua coda lo slancio per le proprie evoluzioni. I visitatori si chiederanno: come fa Benaglia a trasformare in bronzo questi corpicini nati da nastri di carta? Lo spiega, nel catalogo che accompagna la mostra, Gianmaria Nerli: «Il modello di carta non resta disegno, ma si fa scheletro, strato dopo strato si ispessisce di cera». In questo modo le sculture diventano in qualche modo bidimensionali, senza volume, il corpo del saltimbanco trasformato nell’essenza di se stesso, sorpreso nell’attimo della caduta e fissato in quell’attimo per l’eternità.E tra pinocchi, angeli e clown volanti, appare anche «Il gatto ludico», poggiato al suolo con la zampa anteriore, il corpo attorcigliato in aria e la coda a ricciolo, nella posizione che prendono i gatti quando precipitano dall’alto senza farsi male e ogni volta che capita di vederli si capisce perché hanno sette vite.
Lauretta Colonnelli