Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 13/11/2012, 13 novembre 2012
TAVOLE MIRACOLOSE, LE ICONE MEDIEVALI
Non è mai capitato di vedere alcune delle più belle icone di Roma e del Lazio a un metro di distanza, ben illuminate e con accanto dei pannelli che ne raccontano la provenienza e la storia. Sarà possibile a partire da oggi grazie alla mostra «Tavole miracolose. Le icone medievali di Roma e del Lazio del Fondo edifici di culto», aperta fino al 15 dicembre nelle sale monumentali di Palazzo Venezia. Curata da Giorgio Leone e interessante non solo per il pubblico, ma anche per gli studiosi, i quali hanno potuto esaminare le antiche icone soltanto in pochissime occasioni e mai in numero così consistente. Le tavole esposte sono infatti quattordici e su ognuna di esse si potrebbe scrivere un libro, tanto sono affascinanti i segreti che conservano. Segreti che in parte si possono ricostruire leggendo i saggi e scorrendo le schede del catalogo edito da «L’Erma» di Bretschneider e in parte si scoprono parlando con gli studiosi.Gisella Capponi, direttore dell’Istituto superiore per il restauro, ricorda in che modo, negli anni Cinquanta, il restauratore Pico Cellini trovò una seconda icona, molto più antica, sotto la tavola intelata e dipinta con i volti medievali di una Madonna col Bambino, conservata nella chiesa di Santa Maria Nova al Foro (detta di Santa Francesca Romana). E si mise a separare le due tavole con il bisturi e il coltello da prosciutto. Ora la Madonna medievale (metà XIII secolo) e quella sottostante (IV-V secolo) si possono vedere una accanto all’altra. La prima è ingioiellata, con una vera e propria collana e braccialetti d’oro e pietre preziose poggiati sullo strato pittorico. La seconda immagine, con uno sguardo ancora molto intenso nonostante i danni subiti nel corso dei secoli, è stata identificata con l’«imago antiqua» della Madre di Dio che secondo la tradizione sarebbe stata dipinta da san Luca. Era venerata nella chiesa di Santa Maria Antiqua e dopo il terremoto dell’847 fu trasferita nella chiesa di Santa Maria Nova, nella cui sacrestia è conservata ancora oggi.Altro esemplare antichissimo è l’icona proveniente dal coro delle monache della chiesa di Santa Maria del Rosario a Monte Mario, appartenente alla serie cosiddetta delle Madonne Avvocate, che in epoca medievale erano le più venerate dai romani per il loro ruolo intercessore verso l’umanità. Lo status di immagini miracolose si riconosce dalla corona che si vede sulla testa di quasi tutte queste figure mariane. Alcune di esse sono state restaurate in occasione della mostra, che si propone anche, come ha ricordato Andreina Draghi, direttore di Palazzo Venezia, di riannodareto il legame tra le 43 sale destinate nel dopoguerra a spazio museale e separate negli anni Ottanta per assegnare la zona monumentale all’allestimento di mostre temporanee.
Lauretta Colonnelli