Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 02/11/2012, 2 novembre 2012
DA ROMA A BENEVENTO SULLE TRACCE DELL’APPIA ANTICA
Più che un libro sembra una guida parlante. Siamo a Terracina Alta, in mezzo alle rovine di quello che una volta era il grande Tempio di Giove Anxur. Le pagine ti prendono per mano: «Sulla sinistra della Torre Quadrata si trova il punto ristoro dell’area archeologica, posto sulla sommità del rilievo. Il gestore del locale è a disposizione dei visitatori per mostrare, in un ambiente attiguo, il plastico che riproduce un’accurata ricostruzione del complesso». E ancora: «Dal punto di ristoro imboccare il sentiero; dopo 30 metri, sulla destra prima di una piccola rampa di scale in discesa, si vedono i resti del cosiddetto Tempietto arcaico composto di un atrio e di una piccola cella». Sono le indicazioni offerte da «Viandando. Da Roma a Benevento sulle tracce dell’Appia Antica», scritto da Carlo Santoro e Rita Barone (Marcelli editore, 415 pagine, 25 euro). La guida ideale per una gita fuori porta, da Albano ad Ariccia, da Genzano a Velletri, da Formia a Sessa Aurunca, da Santa Maria Capua Vetere a Montesarchio. Già nel «viandando» del titolo è compresa tutta la filosofia di un certo modo di viaggiare, un girovagare oziando, a piedi, dopo aver lasciato l’automobile nei parcheggi che sono sempre indicati con precisione. Ci si muove lentamente per assorbire la bellezza del paesaggio, per approfondire la conoscenza con le opere d’arte e i siti archeologici, per gustare le specialità delle trattorie che vengono segnalate insieme ai prezzi, per acquistare qualche ghiottoneria locale o qualche manufatto di artigianato. Infine, per scegliere un albergo o una locanda dove fermarsi per la notte se la località ci ha incantati al punto da decidere di restare un altro giorno, attratti magari dall’annuncio di una festa patronale, di una sagra, di un mercatino. Il tutto segnalato nelle ultime cento pagine, con orari, indirizzi, telefoni.Barone e Santoro, per compilare il libro, hanno messo a punto l’itinerario seguendo l’antica via Appia, anche se in certi punti la strada moderna devia dal tracciato originale della Regina Viarum dei Romani. Raccontano che l’idea della guida è nata dal viaggio compiuto con il gruppo archeologico delle Ferrovie dello Stato nel 1999, durante il quale visitarono oltre settanta siti. «Fu un bagno intensivo di cultura e non solo», ricordano. «Paesaggi mozzafiato, vedute amene, gravine scoscese, chiese rupestri, uliveti a perdita d’occhio e spiagge incontaminate, bellezze del paese a sud di Roma, a torto trascurate dai flussi turistici organizzati». I due autori hanno deciso di travasare in questa guida l’esperienza di quel viaggio, ricontrollando le informazioni di servizio. L’intero tragitto arriva fino a Benevento, ma è suddiviso in vari percorsi, per cui si può scegliere anche un solo tratto, da affrontare con la calma e lo spirito dei viandanti che un tempo percorrevano la strada a piedi. Magari portandosi come compagno anche il libro con le Satire di Orazio, che descrive il suo viaggio da Roma a Brindisi, nel 37 a. C., quando aveva ventotto anni. E passò anche lui per Anxur: «Dopo colazione, ci arrampichiamo per tre miglia fino alle pendici di Anxur, arroccata su rupi che biancheggiano lontano». Più avanti «una casetta vicina al ponte Campano ci offrì ricovero e i provveditori, com’è loro dovere, legna e sale. Da qui i muli depongono in orario i loro basti a Capua. Mecenate va a giocare, io e Virgilio a dormire».
Lauretta Colonnelli