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 2012  novembre 25 Domenica calendario

I COMUNISTI CINESI SFRATTANO I MORTI PER FARE PIÙ AFFARI

[Le autorità smantellano i cimiteri per dare terreni ad aziende e palazzinari. Già rimosse 400mila salme, gettate nelle fosse comuni] –
Il nuovo comunismo, quello cinese fondato sul capitale che, si badi bene, non è il libro di Marx ma il denaro sonante derivante dallo sfruttamento dei lavoratori contro cui appunto il filosofo tedesco aveva scritto il suddetto libro; il nuovo comunismo, dicevamo, non mangia più i bambini. Ora, per far spazio ai mastodontici disegni industriali e più genericamente economici di Pechino, si accontenta dei poveri resti di qualche milione di cadaveri di tutte le età dell’area centro orientale del Paese.
A Zhoukou, nella provincia dell’Henan, le autorità hanno infatti dato il via a una spaventosa campagna di demolizione dei cimiteri e rimozione delle relative salme.
I numeri dell’operazione sono anch’essi spaventosi, moltiplicati all’ennesima potenza rossa: 12 milioni sono gli abitanti della sconosciuta Zhoukou, come New York e Los Angeles messi insieme tanto per intenderci, e due milioni sono i cadaveri già disotterrati nonostante le proteste dei parenti e di tutti gli abitanti della megalopoli, e nonostante gli amministratori sostengano che per ora ne hanno rimossi «solo» 400 mila.
Dicono, i funzionari locali, che al posto dei morti, nei duemila ettari di terreno che ne ricaveranno, sorgeranno nuove aziende e tanta terra da coltivare, peraltro già ampiamente concimata. Dicono che la mancanza di terreni nell’area è grave e dannosa per tutti, e che, insistono i funzionari, la nuova politica del governo provinciale sulla destinazione d’uso dei terreni è stata approvata lo scorso marzo e il governo, come spiega un portavoce dell’Ufficio affari civili incaricato della demolizione, «non ha intenzione di fermare la campagna. Lo stiamo facendo e continueremo a farlo». Zheng Fengtian, professore di Economia agraria e dello sviluppo rurale alla Renmin University of China, sostiene invece che quella dei terreni agricoli è solo una scusa e che la vera intenzione del governo locale è quella di fare soldi con la vendita dei terreni ad aziende e palazzinari.
Le autorità hanno anche promesso un risarcimento, ma la maggior parte dei parenti dei defunti rimossi giura di non aver ricevuto mezzo yuan. Chi ha i soldi per farlo prende le ossa del caro estinto e le sotterra in un altro cimitero, lontano da Zhoukou dove le macabre demolizioni sono appena iniziate e continueranno per tre anni fino alla completa rimozione di tutti i tumuli. Altrimenti i resti finiscono in una sorta di cimitero comune, cioè una fossa comune a cielo aperto dove i cadaveri nelle loro bare e le ceneri nelle loro urne vengono buttati senza alcun riguardo. Due nonni di Zhu, un impiegato della città a capo della protesta dei cittadini, sono finiti nella fossa comune in cambio di 400 yuan, più o meno 60 euro. Altri 200 yuan (40 euro) gli sono stati dati per la bara della madre, disotterrata a soli 4 anni dalla morte. «Non posso accettarlo» ha detto Zhu alla televisione di Stato, e come lui altre migliaia di cittadini locali che, con il supporto di un gruppo di intellettuali, hanno inviato una petizione al governo centrale per fermare lo scempio. Il governo centrale però ha altro cui pensare, il 18 esimo Congresso nazionale del partito comunista ha richiesto non poche energie, e la petizione non è stata nemmeno presa in considerazione. Ne è uscito così rafforzato il governo locale di Zhoukou che inizialmente, spaventato dalle proteste, aveva revocato una clausola che permetteva le demolizioni forzate delle tombe, ma poi ha ripreso come e più di prima.
Jia Guoyong, artista e sceneggiatore di Zhoukou, racconta di essere tornato in città dopo un periodo di assenza e di essersi sentito come se avesse perso l’anima: «C’è un’atmosfera da fine del mondo: le persone piangono e i trattori demoliscono tombe. Ci sono ossa ovunque». Va detto infatti che la cultura tradizionale confuciana, e non quella imposta da 66 anni di comunismo, fonda sul rispetto degli antenati la propria religione ancestrale e l’apparato sociale. La devozione e la cura delle tombe di famiglia è uno dei capisaldi nazionali, e i cimiteri tradizionali sono sempre pieni di gente. Ma alle autorità della città tutto questo non importa, il loro problema è quello dello spazio insufficiente e sembrano intenzionati perfino a imporre per legge alla popolazione la cremazione dei cadaveri, dando un calcio, anche in questo caso, alle più antiche usanze cinesi.