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 2012  novembre 25 Domenica calendario

CORSA AL DUMPING FISCALE NELLA UE - È

partita la caccia in Europa al ricco pensionato straniero e alle imprese multinazionali che vogliono delocalizzare per pagare meno tasse possibile. La guerra era in corso da decenni, ma la crisi l’ha inasprita aumentando le agevolazioni fiscali e riducendo all’osso le aliquote per attrarre società e persone fisiche così da rilanciare occupazione e consumi.
In questo nuovo quadro Atene gioca l’asso dell’esenzione fiscale a chi si trasferisce in Grecia cercando di accaparrarsi la sua quota di contribuenti più abbienti in giro per il mondo: ma se la Grecia sta cercando di far trasferire ad Atene i facoltosi pensionati del Nord Europa o i dirigenti di alto livello in cambio della esenzione dei redditi esteri (pensione compresa), in Svizzera il pluriennale regime forfettario per gli stranieri milionari residenti è in discussione perché ritenuto troppo vantaggioso rispetto al trattamento riservato al resto della popolazione della nazione alpina stanca di farsi tosare da un fisco severo.
La proposta del ministero delle Finanze greco che vuole attrarre gli stranieri benestanti e i pensionati che dovessero scegliere di trasferirsi in Grecia, magari in una delle sue tremila isolette, offrendo loro l’esenzione fiscale, si basa su normative simili già in vigore in paesi come appunto la Svizzera e il Regno Unito che cerca di attrarre oligarchi russi e magnati arabi. Ma ci sono anche gli italiani con redditi più modesti nel mirino. I dati dell’Inps rivelano che sono circa 500mila i connazionali che ricevono la pensione "lorda" all’estero. Un pensionato con mille euro al mese in Tunisia paga il 25% di tasse sul 20% del reddito, un’inezia rispetto a quanto accade da noi anche se adesso c’è il timore dei salafiti. Altra meta privilegiata sono le Canarie che rappresentano un buon compromesso tra clima e assistenza medica europea. E poi c’è un regime fiscale ad hoc dove si paga 40% di tasse in meno che in Italia, l’Iva è al massimo al 13,5%, il carburante costa la metà. Così negli ultimi due anni i pensionati italiani che hanno deciso di trascorrere più di 6 mesi alle Canarie sono quadruplicati, stimano a InfoCanarie Promotion and Consulting.
Secondo il fantasioso segretario di Stato al Commercio, Jaime Garcia-Legaz, la Spagna afflitta da un ampio parco immobiliare invenduto, potrebbe offrire agli stranieri un permesso di soggiorno in cambio dell’acquisto di un immobile per un prezzo superiore ai 160 mila euro.
«È un fenomeno che spazia dalla ridotta imposizione sul reddito delle società in Irlanda, alle agevolazioni che possono essere ottenute in Lussemburgo, alla ridotta imposizione sui redditi delle società svizzere che conseguono redditi di fonte estera – dice Marco Magenta, dello Studio Legale Tributario Ernst & Young a Milano - ma anche, con riferimento alle persone fisiche, alle agevolazioni fiscali per le famiglie francesi, al favorevole regime di imposizione sui redditi e sulle imposte di successione vigente in Svizzera e al regime di detassazione dei redditi di fonte estera percepiti da persone fisiche residenti ma "not domiciled" nel Regno Unito di cui hanno beneficiato una molteplicità di soggetti ad alto reddito, ivi inclusi i top bankers della city londinese».
E le imprese? La Gran Bretagna è il nuovo Eldorado per le imprese con un aliquota al 24% e punta a consolidare la posizione nei prossimi anni. Una mossa annunciata a marzo 2011 dal cancelliere dello Scacchiere George Osborne che ha ridotto di due punti percentuali le imposte sui redditi di impresa a partire dall’aprile dell’anno scorso e punta a proseguire a colpi di un punto percentuale in meno all’anno. Contemporaneamente Londra ha innalzato l’Iva colpendo i consumi. Una strategia seguita dal partito popolare di Mariano Rajoy in Spagna che è riuscita ad attrarre i nuovi investimenti di Renault, mantenuta stretta dall’Irlanda e portata avanti in Germania fin dai tempi del cancelliere Gerhard Schröeder.
Tanto che dal 2000 ad oggi – secondo la fotografia scattata dal Corporate and indirect tax survey di Kpmg – l’aliquota media per le imprese a livello globale è passata dal 29 al 23%, lo stesso della Ue.
Anche la Francia di François Hollande ha recentemente abbassato il cuneo fiscale sul costo del lavoro aumentando l’Iva e supertassando i ricchi milionari che infatti stanno facendo le valigie per il Belgio o Londra. I manager dei grandi gruppi però preferiscono ancora Parigi come sede perché se hanno figli e moglie possono godere del quoziente familiare che divide il reddito tra i coniugi e godono delle ampie detrazioni per i figli: morale un dirigente con 150mila euro di reddito, coniugato con tre figli in Francia paga solo il 14,4% di imposta, pari a 21.620 euro di imposte, in Italia 57.670.
E l’Unione europea? Finora sul tema fiscale i governi Ue non sono riusciti a mettersi d’accordo nemmeno su un modo uniforme di considerare l’imponibile societario, figurarsi le aliquote comuni. Anzi su questo la guerra si è fatta ancora più dura: tra i ventisette Paesi della Ue la tassazione più conveniente è a Cipro (che paradossalmente come Dublino ha chiesto soccorso finanziario alla Ue) e in Bulgaria (al 10%), dove infatti si sono rifugiate molte imprese greche e la multinazionale Ikea per le attività dell’area. A Nicosia, con l’ultimo presidente comunista d’Europa, i dividendi non sono tassati e le spese legate all’attività imprenditoriale sono deducibili facendo così emigrare la sede sociale di molte aziende ad esempio dalla Germania. Non tramonta poi la stella fiscale dell’ex tigre celtica irlandese, che si è tenuta con le unghie la tassazione agevolata del 12,5% nonostante gli aiuti ricevuti da Ue e Fmi.
C’è anche il caso limite dell’aliquota su "misura" come quello della Svizzera, dove uno straniero che voglia trasferirsi nel Paese può intavolare un concordato con il fisco per decidere il livello di tassazione, in cambio del suo impegno a produrre ricchezza per l’economia locale.