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 2012  novembre 24 Sabato calendario

RENZI ALL’ASSALTO DI SIENA LA ROSSA

[Intorno alla banca mps orbita da anni il pd, da d’Alema a Bersani, passando per la Bindi] –
Loro, Pier Luigi Bersani e Rosy Bindi, lo attaccano sugli affari alle Cayman dell’amico e finanziatore Davide Serra. Lui, Matteo Renzi, risponde sparando sul Monte dei Paschi dove “a un gruppo dirigente sono bastati 15 anni per quasi distruggere quel che i senesi hanno fatto in sei secoli”. E allora meglio, per Renzi, una “separazione netta tra banche tradizionali e banche d’affari. Mettere un tetto alle retribuzioni dei banchieri di quegli istituti a cui si dà una mano”.
A conferma che le primarie si giocano anche sul campo della finanza, più o meno rossa, il rottamatore questa sera chiuderà la sua campagna elettorale proprio a Siena. A due passi dai saloni affrescati di Rocca Salimbeni, sede del Monte. Perché quell’ “abbiamo una banca” (riferito a Bnl) di fassiniana memoria non è l’unico peccato che pesa sulla coscienza Democratica. Sulla città del Palio il Pd orbita da anni: da Giuliano Amato al tandem Bersani e D’Alema (eletto nel Salento, dove Mps nel ’99 compra la futura Banca 121 per 2.500 miliardi di lire), da Franco Bassanini, presidente della Cassa Depositi e Prestiti e della Fondazione Astrid, all’ex ministro ed ex rettore dell’Università, Luigi Berlinguer.
E’ il 9 novembre del 2007 quando con un blitz il Monte dei Paschi annuncia l’acquisizione di Banca Antonveneta. Dal mondo politico arriva la benedizione dell’allora premier Romano Prodi, che dice di vedere “di buon occhio” l’operazione, e dell’allora ministro per lo Sviluppo economico, Bersani, che dall’aggregazione auspica ’’una riduzione di costi per la clientela’’. Piazza Affari invece punisce il titolo Mps con un crollo del 10%: troppo salato il conto di 9 miliardi pagati per le nozze. Dubbi legittimi, a maggio di quest’anno sull’affaire Antonveneta è stata aperta un’inchiesta dalla magistratura.
Poi dal Monte è sceso l’artefice di quell’operazione, Giuseppe Mussari, tenendosi però la presidenza dell’Abi (l’associazione dei banchieri). E al suo posto è arrivato Alessandro Profumo. L’ex numero uno di Unicredit nell’ottobre 2007 era andato a votare per le primarie del Pd a Milano insieme alla moglie Sabina Ratti, candidata nella lista di Rosy Bindi, che è di Sinalunga , due passi da Siena. Quattro anni dopo, ottobre 2011, Profumo è seduto accanto alla stessa Bindi, alla convention dei “Democratici davvero”, quando annuncia la sua “assoluta disponibilità” a impegnarsi in politica. Alla fine, chi avrebbe voluto farne il “papa straniero” per la guida del partito si è potuto accontentare di vederlo al timone del Montepaschi. Salvatore, forse, di una banca uscita a pezzi dalla gestione passata e oggi appesa al paracadute statale dei “Monti bond”. A Siena c’è chi giura che i due grandi sponsor del banchiere siano stati proprio Bersani e la Bindi.
Ancora oggi il fronte bersaniano è compatto nel sostenere i vertici di Rocca Salimbeni e può contare su alcuni fedelissimi all’interno della banca. Bersaniano di ferro è considerato il numero uno di Unicoop Firenze e vicepresidente del Monte, Turiddo Campaini. Bersaniano anche il nuovo responsabile in banca dell’area territoriale Toscana Nord, Gianfranco Cenni. Più vicino a D’Alema è invece considerato l’altro vicepresidente del Monte, Marco Turchi. Bersaniani e dalemiani appoggiano anche l’ex sindaco di Siena, Franco Ceccuzzi, che si ricandida a guidare il comune commissariato da giugno.
Per questi legami la gestione delle finanze di Siena e della sua banca, da secoli in perfetta simbiosi, è diventata pane per i denti del rottamatore fiorentino. Eppure nelle contrade non tutti sono convinti che il “groviglio armonioso” fra Monte e politica verrebbe davvero sciolto se Renzi vincesse le primarie. C’è chi punta il dito su Marco Carrai, il Gianni Letta renziano, nominato qualche anno fa amministratore delegato della Firenze Parcheggi proprio dal Monte mussariano. E chi sussurra che a luglio, nel giorno del Palio, Renzi e Ceccuzzi si siano incontrati per discutere la nomina dell’avvocato Alberto Bianchi (tesoriere della fondazione Big Bang) a presidente del collegio sindacale del Consorzio Operativo Mps. Mossa che avrebbe poi permesso a Ceccuzzi di ricevere l’investitura di Renzi per la ricandidatura. Poi il rottamatore ha fatto dietrofront e ha cominciato a tuonare sulle responsabilità della classe politica locale.