Antonio Signorini, il Giornale 24/11/2012, 24 novembre 2012
QUEI 65MILA POSTI DI LAVORO CHE NESSUNO VUOLE OCCUPARE
[Nonostante la crisi le aziende sono pronte ad assumere: ma mancano le figure professionali e le caselle restano vuote] –
Nell’Italia della crisi e delle aziende sempre meno disposte ad assumere, il mercato del lavoro conta ancora migliaia caselle vuote. Sono gli «introvabili». Figure professionali ancora ambitissime dalle aziende perché comportano una formazione che in Italia è carente ( o poco sfruttata dai giovani) oppure perché non c’è nessuno disposto a fare quel tipo di lavoro.
A dare conto della sopravvivenza di questa categoria data per estinta, è stata la consueta analisi del sistema informativo Excelsior di Unioncamere. Nel 2012 gli introvabili sono oltre 65.000, il 16,1% del totale delle assunzioni non stagionali che le imprese italiane intendono fare nell’anno ( 406.820). Cifra comunque in forte calo rispetto al 2011, quando i lavoratori di difficile reperimento erano quasi il doppio: 116.950. Il calo degli introvabili è molto più marcato di quello complessivo delle assunzioni (l’anno scorso erano 595 mila). Segno che gli italiani in cerca di lavoro (in gran parte giovani) sono diventati molto meno choosy , per citare l’espressione utilizzata dal ministro Elsa Fornero.
Nonostante il trend , secondo la ricerca di Unioncamere e del ministero del Lavoro, ci sono ancora opportunità. In alcuni settori si fa fatica a trovare almeno la metà delle figure professionali richieste. Considerando i soli diplomati, ad esempio, nel legno, mobile e arredamento ci sono 180 assunzioni difficili su quasi 400 previste in totale. Prossima al 40 per cento anche la difficoltà di reperire diplomati nell’indirizzo delle telecomunicazioni: 230 introvabili su 600. A vuoto le richieste anche in altri quattro indirizzi di studio: termoidraulico, quello tessile, abbigliamento e moda, quello elettrotecnico e quello turistico-alberghiero. Rimane alta la richiesta anche nell’indirizzo meccanico: oltre 15mila le assunzioni non stagionali previste, di cui poco meno di tre mila difficili. Il gap cala un po’ nell’amministrativocommerciale dove ci sono 40 mila richieste delle quali solo sei mila difficili.
Per quanto riguarda i laureati, nel dettaglio delle figure professionali ricercate, spicca il Progettista di sistemi informatici con 900 assunzioni tra le 1060 previste che risultano difficili da reperire. In Lombardia è scoperto il 90% delle richieste di questa figura. Tra i laureati difficile anche trovare un consulente di software su tre, il Programmatore informatico e lo sviluppatore di software (in tutto 660 posti liberi). Le imprese sono a caccia di 560 progettisti meccanici e navali, ma anche di laureati in economia bancaria, finanziaria e assicurativa, con il 40% delle richieste che stanno andando a vuoto. Mancano anche 300 revisori contabili e 60 addetti al marketing. Resiste un classico, gli infermieri con circa 3.500 assunzioni previste e 950 difficili da trovare. Dall’indagine di Unioncamere emerge anche un buco di 240 farmacisti.
Per quanto riguarda la divisione territoriale degli irreperibili, oltre ai progettisti informatici in Lombardia, spiccano i termoidraulici nel Lazio. In Trentino Alto Adige mancano i camerieri non stagionali. Il Piemonte è a corto di venditori tecnici e i progettisti meccanici sono carenti in Emilia Romagna.
La crisi non ha intaccato il primato dei laureati. Chi ha fatto l’università ha ancora più possibilità di trovare un lavoro. Le figure di difficile reperimento sono il 13% di chi non ha nessun titolo, il 18% di chi ha una qualifica di formazione, il 16% dei diplomati e il 20% dei laureati.
In generale, il fatto che ci sianoancora mestieri che le aziende non riescono a coprire, «è un paradosso- commenta il segretario generale di Unioncamere, Claudio Gagliardi - che rende sempre più urgente intervenire con un cambio di passo del mondo della formazione». La soluzione, aggiunge, è «offrire a tutti i giovani la possibilità di conoscere dal di dentro il mondo dell’impresa e,nello stesso tempo, far apprezzare alle imprese il proprio talento».