Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  novembre 24 Sabato calendario

QUEI 65MILA POSTI DI LAVORO CHE NESSUNO VUOLE OCCUPARE

[Nonostante la crisi le aziende sono pronte ad assumere: ma mancano le figure professionali e le caselle restano vuote] –
Nell’Italia della crisi e del­le aziende sempre meno disposte ad assumere, il mercato del lavoro conta ancora migliaia ca­selle vuote. Sono gli «introvabi­li». Figure professionali ancora ambitissime dalle aziende per­ch­é comportano una formazio­ne che in Italia è carente ( o poco sfruttata dai giovani) oppure perché non c’è nessuno dispo­sto a fare quel tipo di lavoro.
A dare conto della sopravvi­venza di questa categoria data per estinta, è stata la consueta analisi del sistema informativo Excelsior di Unioncamere. Nel 2012 gli introvabili sono oltre 65.000, il 16,1% del totale delle assunzioni non stagionali che le imprese italiane intendono fa­re nell’anno ( 406.820). Cifra co­munque in forte calo rispetto al 2011, quando i lavoratori di diffi­cile reperimento erano quasi il doppio: 116.950. Il calo degli in­trovabili è molto più marcato di quello complessivo delle assun­zioni (l’anno scorso erano 595 mila). Segno che gli italiani in cerca di lavoro (in gran parte gio­vani) sono diventati molto me­no choosy , per citare l’espressione utilizzata dal ministro Elsa Fornero.
Nonostante il trend , secondo la ricerca di Unioncamere e del ministero del Lavoro, ci sono an­cora opportunità. In alcuni set­tori si fa fatica a trovare almeno la metà delle figure professiona­li richieste. Considerando i soli diplomati, ad esempio, nel le­gno, mobile e arredamento ci sono 180 assunzioni difficili su quasi 400 previste in totale. Pros­sima­ al 40 per cento anche la dif­ficoltà di reperire diplomati nel­l’indirizzo delle telecomunica­zioni: 230 introvabili su 600. A vuoto le richieste anche in altri quattro indirizzi di studio: ter­moidraulico, quello tessile, ab­bigliamento e moda, quello elet­trotecnico e quello turistico-al­berghiero. Rimane alta la richie­sta anche nell’indirizzo mecca­nico: oltre 15mila le assunzioni non stagionali previste, di cui poco meno di tre mila difficili. Il gap cala un po’ nell’amministra­tivo­commerciale dove ci sono 40 mila richieste delle quali solo sei mila difficili.
Per quanto riguarda i laurea­ti, nel dettaglio delle figure pro­fessionali ricercate, spicca il Progettista di sistemi informati­ci con 900 assunzioni tra le 1060 previste che risultano difficili da reperire. In Lombardia è sco­perto il 90% delle richieste di questa figura. Tra i laureati diffi­cile anche trovare un consulen­te di software su tre, il Program­matore informatico e lo svilup­patore di software (in tutto 660 posti liberi). Le imprese sono a caccia di 560 progettisti mecca­nici e navali, ma anche di laurea­ti in economia bancaria, finan­ziaria e assicurativa, con il 40% delle richieste che stanno an­dando a vuoto. Mancano anche 300 revisori contabili e 60 addet­ti al marketing. Resiste un classi­co, gli infermieri con circa 3.500 assunzioni previste e 950 diffici­li da trovare. Dall’indagine di Unioncamere emerge anche un buco di 240 farmacisti.
Per quanto riguarda la divisio­ne territoriale degli irreperibili, oltre ai progettisti informatici in Lombardia, spiccano i termoi­draulici nel Lazio. In Trentino Alto Adige mancano i camerieri non stagionali. Il Piemonte è a corto di venditori tecnici e i pro­gettisti meccanici sono carenti in Emilia Romagna.
La crisi non ha intaccato il pri­mato dei laureati. Chi ha fatto l’università ha ancora più possi­bilità di trovare un lavoro. Le fi­gure di difficile reperimento so­no il 13% di chi non ha nessun ti­tolo, il 18% di chi ha una qualifi­ca di formazione, il 16% dei di­plomati e il 20% dei laureati.
In generale, il fatto che ci sia­no­ancora mestieri che le azien­de non riescono a coprire, «è un paradosso- commenta il segre­tario generale di Unioncame­re, Claudio Gagliardi - che ren­de sempre più urgente intervenire con un cambio di passo del mondo della formazione». La soluzione, aggiunge, è «offrire a tutti i giovani la possibilità di co­noscere dal di dentro il mondo dell’impresa e,nello stesso tem­po, far apprezzare alle imprese il proprio talento».