Andrea Tarquini, la Repubblica 26/11/2012, 26 novembre 2012
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BERLINO
IL MILIZIANO spagnolo cade in prima linea, colpito dalle pallottole franchiste. I civili di Madrid fuggono dalle bombe degli Heinkel di Goering o dei Savoia Marchetti del Duce. Oppure, ecco Picasso seminudo nel suo atelier. Attimi di storia, istantanee di cronaca
narrata. Per decenni, chi diceva fotoreportage diceva Leica. Precisa come un orologio svizzero e più robusta d’un Maggiolino Volkswagen, la prima fotocamera portatile di qualità nacque dal genio di Oskar Barnack nel clima vitale e di libertà dei media della Repubblica di Weimar, e fu subito l’arma d’ordinanza del fotogiornalismo nascente. Adesso le cinque fotocamere più preziose del mondo, ovviamente cinque
Leica, sono andate all’asta alla WestLicht-Kamera Auktion di Vienna. In totale, 3milioni 618mila euro, soldi che i ricchi collezionisti non rimpiangeranno. Spesi per strumenti di lavoro giornalistico cui la Memoria del mondo è rimasta incollata addosso.
La più cara delle cinque è la leggendaria Leica M3D con cui David Douglas Duncan, padre dei fotografi di Life, immortalò Pablo
Picasso nell’intimità. Fu costruita piena di optional richiesti da lui per non lasciarsi sfuggire nessuna luce, ombra o chiaroscuro. Poi c’è una Leica del 1929 in versione
di lusso, tutta in oro. Ma è soprattutto a una Leica più vecchia, tutta nero opaco per non causare al fronte riflessi che ti rendevano bersaglio visibile, a svegliare ricordi
ed emozioni. Fu la prima usata da Robert Capa, l’inventore del fotogiornalismo.
Era una scatoletta metallica sui 600 grammi, grande come due
pacchetti di Gauloises, otturatore precisissimo, obiettivi senza rivali, scatto e ricarica veloce con piccoli film 35mm. Una rivoluzione, rispetto alle enormi fotocamere di allora. Fu occhio e taccuino di Robert Capa, al secolo André Ernoe Friedmann, figlio brillante della buona borghesia ebraica di Budapest, classe 1913. Nell’Ungheria razzista e autoritaria di Horthy André Ernoe non vedeva futuro. Si lanciò come fotoreporter dello spettacolo nella Berlino dei
roaring twenties,
poi fuggì a Parigi col nazismo. Sempre con le Leica, lui, la sua splendida compagna polacca Gerda Taro e un pugno d’altri reporter inventarono il nuovo media: istantanee del mondo che cambiava, cronache dell’arte o della politica, dal Front populaire alle guerre scatenate dai fascismi. A Brunete, nel 1937, Gerda fu il primo fotoreporter caduto al fronte, uccisa dai franchisti. “Bob” continuò, dallo sbarco in Sicilia al D-Day in Normandia, alla guerra coloniale francese in Indocina. La Magnum, l’agenzia da lui fondata nel 1947 con Cartier Bresson e Seymour, fu la nascita del fotogiornalismo postbellico. A Thai Binh, il 25 maggio 1954, morì su una mina dei vietminh, gli irredentisti rossi di Ho Chi Minh e Giap. Di lui restarono
solo le piccole fotocamere.
Oltre tre milioni e mezzo di euro: vecchie tecnologie dell’informazione, almeno per i collezionisti, valgono ancora qualcosa. Senza quei congegni i fotoreporter non avrebbero documentato l’orrore hitleriano, e il mondo che venne dopo. Né avremmo mai visto Picasso sorridente da eterno
tombeur de femmes.
Con milioni di pixel (anche con Leica digitali) oggi l’epidermide della realtà viaggia veloce come il web, le vecchie Leica narravano la Storia.