Federico Fubini, Corriere della Sera 24/11/2012, 24 novembre 2012
Tre giorni fa il Tar della Calabria ha emesso una sentenza senza precedenti: ha annullato per brogli il voto alle comunali nel 10 per cento dei seggi di Catanzaro, un capoluogo di Regione
Tre giorni fa il Tar della Calabria ha emesso una sentenza senza precedenti: ha annullato per brogli il voto alle comunali nel 10 per cento dei seggi di Catanzaro, un capoluogo di Regione. Come già Reggio Calabria, la città è stata commissariata e si rivoterà in gennaio. La giunta uscente ha speso molte decine di migliaia di euro per difendere al Tar la legittimità del voto (denaro buttato per un Comune già in profondo rosso), poi ha cercato di spenderne altri ancora ricorrendo al Consiglio di Stato. Non ha fatto in tempo: era già stata sciolta d’ufficio. Ma paradossi del genere fanno pensare che c’è un aspetto della legge elettorale di cui non si parla abbastanza. Gli esperti discutono di premi, premiolini e sbarramenti, ma mai di una misura molto semplice: obbligare gli scrutatori a unire in un solo contenitore le schede votate di tante sezioni diverse, e solo dopo aprirle. Oggi l’incrocio tra preferenze e sezioni piccole (anche meno di cento elettori) rende tracciabile ogni singolo voto. È questa l’infrastruttura del voto di scambio, così diffuso non solo a Sud come si è visto quando la ’ndrangheta ha fatto irruzione nelle Regionali in Lombardia: il candidato sa che in una certa sezione ha comprato sette preferenze, in un’altra cinque e così via, quindi controlla. A volte chiede anche di vedere una foto da cellulare della scheda votata. Per spezzare l’ingranaggio, o indebolirlo, basta accorpare le schede e obbligare i cittadini a lasciare il cellulare fuori dalla cabina di voto. Oggi molti candidati investono 20 o 30 mila euro per avere posti in consiglio comunale con stipendi da 800 euro al mese, scelte logiche solo in un’economia del saccheggio e della corruzione. Basterebbe una piccola riforma elettorale molto semplice e concreta. Peccato nessun partito l’abbia mai proposta. Federico Fubini