Roberto Giardina, ItaliaOggi 24/12/2012, 24 dicembre 2012
A Berlino non ci sono redditometri– Il redditometro online escogitato in Italia da lontano mi sembra uno di quei giochetti che tutti i siti continuano a proporti
A Berlino non ci sono redditometri– Il redditometro online escogitato in Italia da lontano mi sembra uno di quei giochetti che tutti i siti continuano a proporti. Voglio leggere in internet lo Spiegel, e mi propongono di saggiare le mie capacità geografiche: dove si trova Riga sulla carta geografica senza confini politici? Sono per la caccia all’evasore, ma ho i miei dubbi da cittadino berlinese. Insieme con alcuni amici, aiutiamo a Roma uno di noi che nel suo campo è bravissimo ma lentissimo perché accurato, quindi non guadagna abbastanza per vivere. Paghiamo l’affitto per lui, e altri gli portano pacchi alimentari con cautela per non offenderlo. Però ha due cani famelici per cui paga le tasse. Non potrebbe permetterseli. Vogliamo togliergli anche questo piccolo lusso? Prima o poi lo beccano come presunto evasore. A Berlino non ci sono redditometri. Ma la signora del Finanzamt (l’ufficio delle imposte, ndr) che controlla le mie dichiarazioni mi conosce. Vado al suo ufficio a piedi, ogni quartiere ne ha uno. E i funzionari sanno dove abito e se il mio palazzo è pretenzioso o meno. Potrei dedurre dalle tasse la quota parte in mq del mio studio, se lo facessi prima o poi la signora in questione verrebbe a farmi visita. Ci lavoro soltanto o c’è un letto per gli ospiti? E darebbe un’occhiata discreta ai mobili e al resto. Quel Van Gogh è autentico o è una copia? È un’eredità del bisnonno? Me lo dimostri. Molti tedeschi sono sparagnini e per risparmiare qualche euro si mettono poi così nei guai. Se improvvisamente mi comprassi una Ferrari, sarebbero i vicini a telefonare al Finanzamt. E riceverebbero anche un premio, o una taglia. Sono tutti «Spionen»? Qui, trovano che sia un dovere morale stare dalla parte dello stato. Ognuno può dedurre le spese legate al suo mestiere. Ma anni fa hanno cambiato il regolamento per noi giornalisti. Si potevano dedurre le spese di viaggio solo se si era free-lance, collaboratori. Agli altri si presume che le rimborsi il giornale. Ecco uno del Finanzamt che se ne intendeva. Però posso sempre dedurre quanto spendo per i libri, e non stanno a controllare i titoli. Posso anche comprare un romanzo giallo, potrebbe servirmi per comprendere come funziona il sistema tedesco, e poi il controllo costerebbe più di quanto in teoria sottraggo al fisco. Un po’ di sano pragmatismo luterano. Un mio collega accettò un invito in Cina da una casa automobilistica, e poi non scrisse neanche un pezzo. All’anfitrione non importò, ma il Finanzamt controllò: non era stata una prestazione professionale ma un regalo, e gli misero in conto 18 mila euro extra. Sarebbe bastato un misero articoletto e avrebbe risparmiato. Si vede che quelli delle imposte leggono i giornali. Però non pagò alcuna multa per la dimenticanza: si diede per scontata la sua ingenuità. Qui si è precisi, non spietati all’italiana. Sarà retorico, e forse esagero un poco, i funzionari prussiani non sono «contro» i contribuenti, collaborano con loro, e li assistono se è il caso. Presumono che siano onesti, sbagliare non è un reato, solo la malafede. E allora sono guai. I tedeschi non solo i soli. Anche a Parigi c’è un ufficio imposte per arrondissement. Ebbero da dire sulla mia nota spese che era quasi sempre uguale di mese in mese e sull’assegno che mi arrivava dall’Italia. Era un nero ufficiale? Vollero controllare le ricevute, e fui assolto. Ma nella rete cadde un collega. Si era comprato una bellissima casa, frutto dei risparmi di suo padre, suoi e della moglie. Come ha fatto? Tutto in regola, però grazie al sospetto avevano avuto il diritto di controllare il suo conto in banca. Aveva commesso un errore: mischiava i conti suoi e quelli del giornale. E lo multarono. Al tempo non c’era neanche Internet per dare la caccia ai contribuenti. Io una proposta ce l’avrei: qui i funzionari pubblici vanno in pensione quasi sempre in anticipo, nonostante quanto pensiamo. E se ne vanno a svernare in Tunisia, alle Baleari o in Grecia. Perché l’Agenzia delle entrate non li assume come collaboratori, pagando magari loro un corso accelerato di italiano? Li potrebbero compensare con una percentuale sugli incassi.