Riccardo Ruggeri, ItaliaOggi 24/11/2012, 24 novembre 2012
La lezione di Huguette: 102 anni a NY senza mai incontrare loschi banchieri o intellettuali debosciati– A Torino, quando vado al cimitero monumentale, nel Tempio Crematorio a trovare la mamma (operaia anarchica carrarina volle essere cremata, però mi allevò in un cattolicesimo austero e gioioso, indicandomi Luigi Einaudi come modello, il Toro come amore), sono affascinato dalla tomba di Francesco Tamagno
La lezione di Huguette: 102 anni a NY senza mai incontrare loschi banchieri o intellettuali debosciati– A Torino, quando vado al cimitero monumentale, nel Tempio Crematorio a trovare la mamma (operaia anarchica carrarina volle essere cremata, però mi allevò in un cattolicesimo austero e gioioso, indicandomi Luigi Einaudi come modello, il Toro come amore), sono affascinato dalla tomba di Francesco Tamagno. Un curioso mausoleo in marmo bianco alto 40 metri, degno della celebrità mondiale che fu a cavallo del ’900. Nacque in una povera casa di Borgo Dora, figlio di un oste di Porta Palazzo (la Trattoria dei Pesci Vivi), divenne il più grande Otello di tutti i tempi. Dicevano che era un torinese di razza pura, persino nelle “sonorità nasali del registro centrale della voce”: non sapendo nulla di canto, mai capii cosa significasse, ma la locuzione la trovai bella per cui me l’appuntai. Una quarantina d’anni fa sentii parlare di Huguette Clark, una donna (dicevano) di pura razza yankee, anche lei nel mondo della musica (era una raffinata arpista), cercai d’incontrarla, malgrado le conoscenze giuste, non ci riuscii. Quando sono a New York, e passeggio in zona, mi piace osservare dall’esterno la casa dove Huguette ha trascorso la sua giovinezza, al 962 della Fifth Avenue e la 77th, di fronte a Central Park. Era l’ultima figlia del magnate (rame, oro, ferrovie, banche, immobili) William Clark, quando nasce il padre ha già 67 anni (morirà 5 anni dopo); vivrà, con madre e fratelli, nella casa di 121 stanze, 31 bagni, quattro gallerie d’arte, un teatro, un’immensa piscina coperta e, solo per lei, un grande organo con salone da musica incorporato. Quando i fratelli via via muoiono, la casa diventa troppo grande, lei e la mamma si trasferiscono poco lontano, all’altezza della 72th, in una casa di 44 stanze. Sarà il suo mausoleo, come per Tamagno. Le due donne si ritirano a vita privata, di loro non si sente più parlare fino al ’63, quando la madre muore. Huguette, da quel momento, fino alla morte, una decina d’anni fa, all’età di 102 anni, vive in completa solitudine, in alcune delle 44 camere, suonando l’arpa e collezionando bambole di pezza di poco prezzo, leggendo, guardando la tv (amava il serial Fintstones), mangiando solo sardine, cracker, mele, bevendo acqua del rubinetto. Lasciò ai poveri di New York un patrimonio di 500 milioni di dollari. Pura razza yankee, versione sobria. Cosa mi ha insegnato Huguette? Si può vivere 102 anni in una città cinica e arida come New York, non uscendo di casa per 80 anni, suonando l’arpa, cibandosi di sardine, cracker, mele (per vivere spendeva cinque dollari al giorno), senza aver mai incontrato loschi banchieri, politici corrotti, intellettuali debosciati, senza aver avuto bisogno dello psicanalista. Amava talmente la libertà che decise di vivere in solitudine negli interstizi del “suo” grattacielo, a detta di chi l’ha conosciuta è stata felice. Ho trovato una sua foto degli anni ’30, che mi è cara: è ritratta con un cappellino simile a quello di mia mamma, a lei coetanea (1909), il giorno che sposò papà.