Arianna Finos, la Repubblica 24/11/2012, 24 novembre 2012
A CINQUE
anni mi attaccavo alle gambe di mio padre. Urlavo e piangevo finché era costretto a portarmi con lui. A dodici ho preso le chiavi e sono partito con l’automobile, sfracellandola contro la porta del garage. Mia madre era disperata. Mio padre era disperato, un po’ rabbioso, e me le dava. Ma se penso a tutto quello che gli ho fatto passare, non posso dargli torto". L’infanzia di Riccardo Scamarcio è stata un bollettino di guerra, "a scuola ero iperattivo, non riuscivo a stare tra i banchi, le poche volte che ci andavo, con mia sorella maggiore erano mazzate continue". Un’adolescenza vissuta a testa bassa, quella trascorsa dall’attore ad Andria. In preda a un istinto vitale, "una forza, anche violenta, che chissà come è riuscita a incanalarsi nella passione per la recitazione", spiega. A trentatré anni l’attore pugliese è tra i più richiesti del cinema italiano, capace di attraversare ruoli e generi diversi: terrorista in La prima linea, omosessuale da commedia per Ferzan Ozpetek. Giovedì prossimo è in sala con il film Cosimo e Nicole, storia d’amore e di G8 che ha vinto la sezione Prospettive Italia al Festival di Roma, ha girato il thriller francese Gibraltar ed è reduce dal set della commedia di Rocco Papaleo Una piccola impresa meridionale, in cui è un musicista timido.
"Fin da quando mi ricordo ho sempre ascoltato più la pancia e il cuore. Niente calcoli. Non sono mai stato né ho mai voluto essere il leader del gruppo. Semmai ero la mina vagante. Quello delle proposte bizzarre. Ma anche in senso buono. Andare a vedere il centro storico invece che restarsene sotto i portici. Uscire dalla routine della comitiva, buttarsi in avventure pericolose ma interessanti". Riconosce che "agire d’impulso, seguendo quello che ritieni il coraggio, a volte è qualcosa che somiglia più all’incoscienza". Significa anche dover pagare un prezzo alto: "Durante un’assemblea studentesca cacciai il preside dall’aula. Quell’anno fui costretto a ritirarmi dalla scuola. La mia era una ribellione istintiva, una sorta di "cura" per reagire alla deriva apatica che c’era nel mio paese e in tutta la provincia italiana. "Oggi - sostiene - la situazione è anche peggiorata, i giovani vivono una condizione di sofferenza, di mancanza di aspirazioni, volontà, curiosità. I media se la prendono con la poca iniziativa dei ragazzi: ma se le giovani generazioni non spingono più è perché gli sono stati tolti modelli e futuro. Ai miei tempi almeno non c’era l’idea di un mondo così nefasto. Avevo diciott’anni quando siamo entrati nell’euro, nell’Europa Unita. E davvero ci sentivamo uniti a francesi e tedeschi. Era il nostro sogno. Quindici anni dopo mi sembra diventato un incubo".
Quando, di notte, si rivede ragazzino in qualche canale televisivo nella fiction Compagni di scuola "mi faccio tenerezza, penso a quel portatore sano di ingenuità che ero, come tutti i ragazzi".
Nel pomeriggio in cui si racconta, tra una pausa e l’altra dal set del film di Papaleo, dalla finestra del camper-camerino al centro della piazza di Terralba, paesino in Sardegna, arriva un sottofondo di urla entusiaste: "Ric-car-do" scandiscono decine di ragazzine che circondano il set. "Rispetto a dieci anni fa la situazione è più tranquilla", sostiene sorprendentemente Scamarcio, che poi spenderà un’ora a firmare autografi prima di darsi a una garbata fuga. Racconta di quando "una ragazzina sconosciuta venne a prendere a calci la mia porta di casa, a Roma, dicendo che non mi ero presentato all’appuntamento con lei. Poi scese e mi sfasciò la macchina". I cori delle under 13, a cinque metri dal camper, si fanno più intensi mentre il loro idolo spiega: "Eredito nuove generazioni di fan che si tramandano Tre metri sopra il cielo".
Aveva vent’anni quando gli sono piombati addosso il successo e l’adorazione delle ammiratrici. "Una pressione forte", confessa. "Sei sicuro che questa cosa non ti cambierà e invece succede. Ti ritrovi a disagio con i tuoi cari, cerchi di passare inosservato. Tanta attenzione arriva a convincerti che sei qualcuno speciale. Ti vergogni di mettere in imbarazzo le persone che ami. Oppure arrivi a pensare di essere diverso. Mi ha salvato, anche allora, l’istinto: quello che ti porta a ridimensionare l’ego. E ad abbandonarti, da attore, a un personaggio. Annullarti in quelli che interpreti, fare un passo avanti come attore e uno indietro come star". Gli anni passano e "mi sembra di diventare se non più saggio, almeno più maturo. Ma anche a vent’anni ero convinto di esserlo e magari a sessanta, ripensando a oggi, riderò di me stesso. Cerco di dominare l’impulso distruttivo e la voglia di litigare. Ma con i miei cari resto piuttosto diretto. Una volta avevo deciso di fare finta di nulla con mia sorella. Mi aveva profondamente offeso, questo significava alzare un muro tra noi. Così l’ho chiamata e insultata. Grande litigio, ma ci siamo chiariti. Anche in amore vivo senza strategie".
Nel lavoro e nella vita pubblica, invece, "ho imparato a essere diplomatico, perché se reagisci con troppa forza, anche alle ingiustizie, poi ti ritrovi dalla parte del torto. Triste, ma necessario. Continuo però a essere idealista e scelgo progetti anche piccoli, ma in cui credo". È il caso di Cosimo e Nicole, una bella storia tra due ragazzi che si incontrano durante i disordini del G8. "Il mio Cosimo è provinciale, istintivo. Privo della malizia e le sovrastrutture dei coetanei di città, lo amo anche per questo". La politica e l’economia restano le grandi passioni di Scamarcio. "Qualche volta faccio figuracce: parlo delle mie idee con grande veemenza, magari nel momento e nell’occasione sbagliata. Mi espongo inutilmente a delegittimazioni e strumentalizzazioni". Perché l’impulso ti fa anche "cadere nelle trappole dei media". Gli occhi s’accendono minacciosi: "La cosa che odio è essere volutamente frainteso, magari per strappare un titolo di giornale".
C’è stato un momento in cui ha capito che il lavoro era una passione forte "allora cominci ad aver paura di sbagliare mosse, pensi di poter controllare la carriera. Errore. Le scelte fatte dopo tanti ragionamenti spesso si sono rivelate più sbagliate di quelle fatte senza pensare. Vivo giorno per giorno. Quando Woody Allen mi ha chiamato sul set di To Rome With Love mi sono presentato senza aspettative ed è stato un momento fantastico". Il regista newyorkese ha pubblicamente apprezzato il suo ladro-seduttore. L’ambizione non manca, c’è perfino nel cassetto un progetto da regista, "ma sento che non è ancora giunto il momento. Per ora mi dedico a fare il produttore del film di Valeria Golino (sua compagna da sette anni, ndr). Lo considero la nostra creatura". Un lavoro decisamente ragionato e organizzato ma "al servizio di un film vitale che pone questioni fondamentali dell’esistenza. Io e Valeria condividiamo la stessa visione della vita". Scamarcio, manager per amore, dopo tanti anni di vita nella capitale, dice si sentirsi ancora un provinciale. "Amo la vita semplice, i rapporti diretti. Uso il computer, Internet, ma i social network non fanno per me. Non ho un profilo Facebook e a una chat preferisco una bella chiacchierata col barista o con il giornalaio. Sani contatti umani". Una vita semplice, "amo la campagna, la terra, gli animali, lavorare con le mani. E mi sento in armonia con il mondo".