Alberto Negri, Il Sole 24 Ore 23/11/2012, 23 novembre 2012
ERDOGAN MODELLO DEL NUOVO FARAONE
Per proteggere la rivoluzione il presidente può emettere qualsiasi decisione: è l’annuncio shock in tv del nuovo Faraone. Chi avesse sottovalutato Morsi dovrà ricredersi. Il presidente egiziano procede, dentro e fuori, con il passo di marcia del raìs mediorientale, con una determinazione che ricorda la presa del potere, con mezzi democratici, di Erdogan in Turchia quando il leader del partito islamico Akp riuscì a scalzare i generali dal proscenio della politica.
I due, che si sono appena incontrati al Cairo durante la guerra di Gaza, si rispettano e forse si temono a vicenda ma sicuramente si somigliano anche per essere entrambi musulmani con un’immagine da pragmatici.
Per la verità i toni e i metodi di Morsi appaiono ben più radicali di quelli di Erdogan. Quello attuato ieri sembra una sorta di “golpe bianco” dell’ex leader dei Fratelli Musulmani. «Oggi è l’inizio di una vera vendetta per il sangue dei martiri, che è di mia responsabilità», ha scritto il presidente egiziano su Twitter, dopo l’annuncio di avere asssunto ampi poteri decisionali con un decreto letto in tv dal portavoce presidenziale, Yasser Ali: «Le dichiarazioni costituzionali, le decisioni e le leggi emanate dal presidente sono definitive e non soggette ad appello».
Nel mirino di Morsi ci sono giudici e generali della vecchia guardia. Ha licenziato il procuratore generale Abdel Meguid Mahmud sostituendolo con Talaat Ibrahim Abdallah, mettendosi quindi in rotta di collisione con il potere giudiziario. Il presidente ha anche ordinato «nuove indagini e nuovi processi» nei casi riguardanti la morte di manifestanti durante le rivolte contro l’ex presidente Hosni Mubarak, una decisione che potrebbe coinvolgere alti funzionari e alti ufficiali: finora hanno pagato soprattutto le gerarchie più basse della polizia.
Il premio Nobel ed ex capo dell’Agenzia delle Nazioni Unite per l’energia atomica, Mohamed El Baradei, si è scagliato contro la dichiarazione di Morsi, che mette effettivamente il presidente al di sopra di ogni supervisione giudiziaria. «Morsi ha usurpato tutti i poteri dello Stato e si è nominato nuovo Faraone d’Egitto. Un duro colpo per la rivoluzione che potrebbe avere gravi conseguenze», ha scritto El Baradei sul suo account Twitter.
Morsi non si muove a passi felpati, ha azzannato alla gola il vecchio sistema ma rischia una deriva da caudillo che potrebbe innescare dure reazioni. Certamente in pochi giorni ha fatto più di quanto abbia osato pensare il suo predecessore Mubarak in un trentennio: ha mediato in prima persona l’accordo tra Hamas e Israele, diventando il garante della tregua, prendendosi elogi da tutte le parti, dagli Stati Uniti agli arabi, dai turchi agli iraniani. E ora sta facendo fuori l’ancien regime incassando il favore della piazza e anche quello dei salafiti, cioè di partiti e movimenti islamici ben più radicali dei Fratelli Musulmani. Morsi come Erdogan è un pragmatico ma non si può dire certo un moderato, in questo sembra somigliare di più a Nasser.