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 2012  novembre 21 Mercoledì calendario

UNA POLO PER TUTTI


Su Frederick John Perry se ne son dette tante. Come la storia che non fosse contento quando le sue polo diventarono l’emblema degli skinheads, anche perché forse aveva origini ebraiche. Ma pare siano leggende. Certo è che il tennista inglese, Mr. Perry appunto (1), dopo aver vinto quattro Grandi Slam e tre tornei di Wimbledon, decise che era giunto il momento di inventarsi qualcosa per affrancarsi dalle sue origini umili di figlio di un sindacalista di Manchester e poter giocare a testa alta su campi fino ad allora dominati da aristocratici e snob. Fu così che negli anni Trenta creò il suo brand e negli anni Quaranta, con il socio austriaco Tibby Wegner, lanciò la sua prima polo. L’amico francese René Lacoste lo aveva preceduto nel 1927 con la sua, sempre in piqué, ma lui vi aggiunse due righe su maniche e colletto, e una corona d’alloro ricamata sul petto sinistro, dettaglio che contrariamente al coccodrillo, solo applicato, alludeva inequivocabilmente al terreno di gioco di Wimbledon (di cui la coroncina è stata a lungo il logo). Fu solo grazie a Tibby che fu scelto questo simbolo: Fred Perry infatti avrebbe scelto una pipa, che sicuramente non sarebbe andata a genio alle ragazze. Negli anni Sessanta i Modernist (abbreviati in Mods) ne fecero la propria divisa, come anche in seguito i già citati skinheads, nati come gruppi di tifosi del Manchester famosi per la loro violenza sugli spalti. Fortunatamente però la popolarità del marchio giunse anche oltreoceano per vestire giovani moderati di successo, come i Kennedy (2). Il match era vinto, il mito nasceva e la polo Fred Perry diventava l’uniforme di cantanti e bande rock e pop dagli anni Settanta ai giorni nostri, come i Jam (poi Style Council) di Paul Weller (3), gli Oasis (4), Amy Winehouse e Gwen Stefani (5).