Laura Fiengo, VanityFair 21/11/2012, 21 novembre 2012
KEN FOLLETT - E ADESSO PARLIAMO DI SESSO
Se Ken Follett non fosse diventato uno scrittore, avrebbe potuto tranquillamente fare il diplomatico. Con la fama mondiale, 130 milioni di libri venduti e un reddito annuale di 50 milioni di sterline (secondo la Rich List del Daily Mail: sono oltre 62 milioni di euro), quando lo incontri sembra che lui, la rockstar del romanzo, in quel momento non desideri niente altro al mondo che parlare con Vanity Fair. Non guarda l’ora ogni tre minuti, non si porta il suo agente, non dà risposte preconfezionate. È di tappa a Milano per la promozione dell’ultimo libro, L’inverno del mondo, la seconda puntata della trilogia The Century, saga di cinque famiglie durante la seconda guerra mondiale in 960 avvincenti pagine. Impeccabile con un gessato grigio, arriva da solo, sfoggia una cravatta rosa e un sorriso che sembra dire: «Ok, sono ricco, ma è tutto merito mio».
Scherza entrando nella saletta dell’intervista all’Hotel Principe di Savoia. I motivi per sorridere non gli mancano: L’inverno del mondo è tra i libri più venduti da quasi due mesi. Al primo posto? Non sempre. Perché questa volta anche per Ken Follett c’è un piccolo ostacolo. Anzi, sarebbe meglio dire 50. Sì, Sfumature di grigio. La trilogia erotica di E.L. James, per quanto simpaticamente, starà dando fastidio al re del romanzo storico? Lo chiedo a lui.
Ha scritto su Twitter: «Finalmente! Sbattuto fuori 50 sfumature di grigio dal 1° posto in Spagna. Non per essere competitivo...». Il libro lo ha letto?
(Ride) «Lo sapevo, parleremo di sesso. Non l’ho letto, ma l’ho comprato. Non mi interessava per niente. Dopo poche righe ho dovuto mollarlo e correre a leggere Ritratto di signora di Henry James, per la terza volta».
Eppure è piaciuto. Da scrittore come se lo spiega?
«Questa non è una fantasia da uomini. E i lettori sono quasi tutte donne, direi. Sinceramente la cosa resta un po’ strana. Però un merito il libro ce l’ha».
Quale merito?
«Molti dei miei amici maschi sono grati a E.L. James: dicono che il libro ha dato alla loro vita matrimoniale una spinta notevole».
Nei suoi libri le scene erotiche non mancano, anche esplicite e spesso raccontate dal punto di vista femminile. Come si fa a scrivere di sesso «da donna»?
«Come scrittore, il mio compito è immaginare i sentimenti degli altri. Così mi faccio la domanda: “Come sapere che cosa pensano le donne riguardo al sesso?”. Sembra una gran questione, ma la soluzione è semplice: tutto quello che devi fare è chiederlo a loro, alle donne, e te lo diranno. Ecco, io chiedo alle donne quello che piace loro».
Gli uomini normalmente non lo fanno?
«Direi di no: in genere quando un uomo parla di sesso con una donna tende a dire, non a chiedere. Invece le donne sul sesso non sono affatto timide: ti dicono apertamente che cosa pensano, anche del corpo degli uomini. Se vuoi dei dettagli, chiedi e li avrai».
Qual è il miglior sesso scritto?
«Quello che ti fa pensare: “Oh, come vorrei che succedesse a me...”. Forse è questo che mi preoccupa di 50 sfumature di grigio». (Ride di nuovo).
L’inverno del mondo è anche una storia familiare. Sbaglio o qualche personaggio ricorda i suoi genitori?
«Sì, un personaggio è ispirato a mio padre. Era religioso. A dirla tutta, molto religioso: era un predicatore puritano. Una fede granitica: tutti gli altri sbagliavano. Per anni ho discusso con lui. Non sono mai stato credente».
È vero che non poteva guardare la Tv?
«Sì. E non potevo andare al cinema o a teatro, per cui leggevo moltissimo. Credo che lo avrei fatto comunque, ho imparato a 4 anni, ma se sono diventato un divoratore avidissimo di libri e oggi faccio questo mestiere è anche per questa censura infantile. Ogni scrittore è sempre prima di tutto un lettore».
Può raccontare come scrive?
«Ci siamo solo io e me stesso nella stanza, circondato da libri. E davanti a me ho due monitor. A destra il libro che sto scrivendo. A sinistra Google Earth con le strade, i fiumi. Il mio personaggio si muove e io seguo passo per passo ogni suo movimento. Scrivo così».
E così importante essere esatti?
«Importantissimo. Se non dai ai lettori il senso del realismo, non si appassioneranno mai a gente che non esiste».
Il suo primo successo, La cruna dell’ago, è del 1978, quasi 35 anni fa. Invecchiare cambia la scrittura?
«Invecchiare?».
Professionalmente, intendo...
«Quando mi succederà di invecchiare glielo farò sapere! Scherzo, sì qualcosa cambia. Io mi sono reinventato completamente: ero uno scrittore di thriller, ora pubblico lunghi romanzi storici. Ogni artista deve farlo. Altrimenti ripeti. Con il tempo si migliora. Io credo di scrivere meglio di 20 anni fa».
A proposito di cambiare, ha letto il nuovo romanzo di J.K. Rowling dopo Harry Potter che da noi uscirà il 6 dicembre?
«Sì, si intitola Il seggio vacante».
Ci farebbe una recensione in un tweet?
«Ottimo romanzo, ma un po’ cupo. Popolato da un sacco di gente sgradevole. Non credo avrà il successo di Harry Potter».
Incontra lettori in tutto il mondo. Trova differenze nei gusti?
«È strano, ma le cose che ami leggere sono le stesse per tutti, ovunque, e oserei dire da sempre: amore, guerra, vendetta, buoni, cattivi».
L’ultimo volume della trilogia arriverà al 1989, la caduta del Muro di Berlino. Avvicinandosi ai nostri tempi la Storia potrebbe perdere di fascino?
«Dovrò stare più attento. Ma vede, ho un’arma dalla mia: il presidente Kennedy. Primi anni Sessanta, lui così glamorous, che aveva tutti quei flirt e nessuno se ne accorgeva... Che storia affascinante, già da sola è un romanzo».
Oggi sarebbe possibile un presidente infedele?
«Beh, Clinton ci ha provato, ma come è noto non è andata benissimo. Però i due hanno lo stesso tipo di carisma».
Clinton e Kennedy lo stesso fascino?
«Certo. Bill Clinton fa impazzire le donne. So quello che dico: di recente a Londra mia moglie è andata a sentire una sua conferenza con le amiche. Sono partite scettiche e agguerrite. Beh, sono tornate completamente imbambolate. Ero scioccato».
Due anni fa ha detto a Vanity Fair che il personaggio con cui si identifica di più è una donna: Maud, una ricca suffragetta battagliera. È ancora così?
«Sì, Maud ora è nonna, e anche io sono nonno, di otto nipoti. È un’esperienza interessante. Non sei tu che devi dire ai bambini cosa fare e puoi comportarti come vuoi, con libertà totale».
La mancanza di libertà della sua infanzia le è pesata nel crescere?
«Altro che se mi è pesata. Quando ho compiuto 14 anni però il divieto del cinema l’ho violato: non era possibile rispettarlo, era completamente folle. Il concetto di “piacere”, in ogni sua accezione, per mio padre era da evitare. Ma c’è qualcosa che oggi devo ammettere: è grazie a tutto questo se io ancora oggi sono così... sibaritico (dedito ai piaceri, lussurioso in maniera smodata, gaudente fino all’eccesso, ndr).
Sibaritico. Addirittura?
«È così. La mia intera vita è una ribellione contro i miei genitori e le loro convinzioni: amo mangiare, bere, comprare bei vestiti, viaggiare, suono in una rock band tutti i lunedì sera... Senza i divieti di mio padre, non credo che me la sarei goduta così tanto».