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 2012  novembre 23 Venerdì calendario

QUEI PICCHIATORI GIALLOROSSI IN AZIONE CON I NEMICI LAZIALI —

La telefonata al centralino della questura arriva all’1.07 di giovedì: «Venite so’ laziali, si stanno gonfiando». All’altro capo del telefono c’è un cameriere del pub «Drunken ship». All’1.14, quando cinque volanti arrivano a Campo de’ Fiori, la maggior parte degli aggressori è già scappata. Ma non sono solo laziali. Anzi. Come spesso avviene quando si tratta di organizzare risse e spedizioni punitive, il gruppo è misto, laziali e romanisti insieme. E questa volta sembra che siano stati proprio i giallorossi a chiamare gli altri per avvisarli che c’erano «un po’ di inglesi» dentro il locale.
Francesco Ianari ha 27 anni e una storia di ultrà violento. Fa il venditore ambulante al mercato di via Sannio, quartiere San Giovanni. Nel 2006 ha subito il Daspo (il divieto di entrare allo stadio) al termine di una notte di follia durante la quale, per festeggiare la vittoria dell’Italia sull’Ucraina ai Mondiali in Germania, insieme ad altri tifosi aveva rovesciato la macchina dei carabinieri in servizio di vigilanza in via del Plebiscito.
Ieri notte lo hanno fermato mentre era ancora fuori dal pub e scorrendo le ultime chiamate sul display del telefonino hanno identificato il suo presunto complice Mauro Pinnelli. Lui di anni ne ha 26, fa l’operaio e vive all’Alberone, che da via Sannio dista un paio di chilometri. Prima del raid si sono scambiati diversi sms, poi sono entrati in azione.
Secondo le ipotesi investigative, il primo a notare quel gruppo di britannici ubriachi già nel pomeriggio è proprio Ianari. Non hanno bandiere o altri segni di riconoscimento, forse li scambia per gli odiati sostenitori del West Ham — la squadra dove ha giocato l’ex bandiera biancoceleste Paolo Di Canio — venuti a Roma per sostenere i laziali che devono giocare contro il Tottenham. E convoca un po’ di amici per dar loro una lezione. Soltanto quando fanno irruzione nel pub e cominciano a picchiare, si rendono conto che forse si tratta proprio dei tifosi del Tottenham. E diventano ancora più cattivi.
Entrano nel «Drunken ship» con mazze e bastoni, devastano il locale. Spaccano bottiglie, picchiano forte. Poi tirano fuori i coltelli e la rissa prosegue in strada. La mattina dopo i testimoni raccontano di averli sentiti gridare «ebrei di m...», giurano che si trattasse di un raid antisemita. Ma quando vengono interrogati dai poliziotti della Digos, nessuno accetta di metterlo a verbale. E questo, almeno per il momento, impedisce che si possa contestare l’aggravante prevista dalla legge Mancino sulla discriminazione razziale. L’indagine però è soltanto all’inizio. Perché dopo gli arresti dei due romanisti, i poliziotti della Digos guidati da Lamberto Giannini hanno effettuato numerose perquisizioni concentrandosi su due tifosi della Lazio che potrebbero aver partecipato all’aggressione.
I video girati dalle numerose telecamere che si trovano nella zona di Campo de’ Fiori possono fornire un aiuto per eventuali riscontri, ma difficilmente basteranno per identificare gli assalitori degli inglesi. Molto più concrete appaiono le verifiche sulle frequentazioni dei due arrestati, sulle precedenti segnalazioni a manifestazioni o in occasione degli incidenti prima e dopo le partite di calcio, sui racconti dei testimoni.
Ma le tracce davvero preziose stanno arrivando dai tabulati telefonici. L’incrocio dei numeri utilizzati consente di avere una prima radiografia del gruppo. E i risultati non appaiono affatto sorprendenti. Perché, come sempre più spesso accade, il tifo si mescola con la passione politica, ma non crea barriere.
A Campo de’ Fiori l’altra notte c’erano insieme giallorossi e biancocelesti, estremisti di sinistra con quelli di destra. I testimoni hanno fornito descrizioni piuttosto precise consentendo di indirizzare l’attenzione verso personaggi già «conosciuti» e schedati. Qualcuno sarebbe stato notato alle ultime manifestazioni insieme ai giovani dei centri sociali.
Ma almeno uno farebbe parte di «Offensiva Ultras», gruppo di sostenitori della Roma che invece si ispira alla destra. Per terra, mentre gli aggressori fuggivano e gli inglesi chiedevano aiuto, è stato trovato un casco con la scritta «Onore a Gabbo», in ricordo di Gabriele Sandri, ultrà della Lazio ucciso da un poliziotto sull’autostrada l’11 novembre 2007. È possibile che nuovi fermi possano scattare già oggi.
Fiorenza Sarzanini