Fabrizio Roncone, Corriere della Sera 23/11/2012, 23 novembre 2012
I PASDARAN DI SILVIO «PENTITI»: VIVA MONTI —
I PASDARAN DI SILVIO «PENTITI»: VIVA MONTI — Dicevano cose così.
L’onorevole Giorgio Stracquadanio (in genere, alzando il tono della voce): «Se vogliono la testa di Berlusconi, devono prima passare sul mio corpo!».
L’onorevole Gaetano Pecorella (a lungo, l’avvocato preferito dal Cavaliere): «È vero, sono state fatte leggi funzionali a determinati processi di Berlusconi. Ma abbiamo agito per consentirgli di continuare a governare».
L’onorevole Isabella Bertolini (modenese, come Stracquadanio e Pecorella dentro Forza Italia dal 1994): «Io sono la prova in carne e ossa che non siamo Forza Gnocca! Ruby? I magistrati si rassegnino: come sempre Berlusconi uscirà a testa alta. No, non c’è alternativa a Berlusconi».
Dicevano proprio cose così. Esattamente così (e avevano sguardi nient’affatto imbarazzati, e ai cronisti che li definivano falchi, guardie scelte e fedelissime, riservavano riconoscenza).
Nel Pdl davvero «volarono anni corti come giorni» (cit. Salvatore Quasimodo), ora però i ranghi si sfaldano, c’è gente che ripiega la divisa, c’è un’aria di smobilitazione, c’è una conferenza stampa a Montecitorio in cui i sopracitati Bertolini, Pecorella e Stracquadanio addirittura annunciano l’uscita dal partito, e non sono soli: vanno via pure Roberto Tortoli e Franco Stradella, tutti insieme fondano «Italia libera», tutti con l’idea di seguire il solco tracciato da Mario Monti, interessati alla Lista per l’Italia di Casini e Fini, incuriositi dal movimento di Oscar Giannino e da Luca Cordero di Montezemolo, dicono che potrebbero accodarsi altri che già sono nel Gruppo misto (tipo Barbareschi, Sardelli, Gava, Destro, Antonione, Versace, Santoni). «Siamo una palla di neve che può diventare una slavina», annuncia — euforica — la Bertolini.
Si volta Stracquadanio (per la verità in rotta di allontanamento dal Pdl già da qualche settimana).
«Che c’è?».
Come che c’è? Lo mollate così, il Cavaliere?
«Se la mette su questo piano, non parlo».
No, scusi: lei diceva che sarebbero dovuti passare sul suo corpo, prima di avere la testa di Berlusconi...
«E certo che dicevo così! E ne ero convinto!».
Convinto?
«Difendevo l’uomo che avrebbe potuto trasformare questo Paese, forte di una maggioranza parlamentare formidabile e di un consenso popolare stratosferico...».
Invece, poi?
«La Bertolini dice che a lei, ora, Berlusconi ricorda Schettino, il comandante della Costa Concordia... io dico che, se possibile, la situazione è anche peggiore».
In che senso?
«Io Berlusconi lo conosco dal 1993... e... beh, sì, insomma: sono anche andato a rivedermi un po’ di filmati, me lo sono rivisto sul palco di certe convention, l’ho riascoltato... e... beh, le dico che...».
Stracquadanio, cosa?
«Sono due Berlusconi diversi! Nessuno può dire che siano la stessa persona. L’uomo che oggi chiamano Berlusconi è un animale ferito, nell’angolo, deformato dal risentimento, che vede complotti, nemici occulti... un uomo sempre indeciso, insicuro, lui che era celebre per il decisionismo, per il colpo ad effetto, per il guizzo, l’intuito del fuoriclasse... Un uomo che vive isolato e che detesta tutti i suoi dirigenti, cominciando da Alfano e finendo a Verdini, a La Russa, a Cicchitto. Ma chi li ha messi lì, in quei ruoli? Ce li ha messi lui... solo che lui non ha alcuna voglia di reagire. Sta chiuso nel suo bunker, e non reagisce. Una pena, mi creda».
Analisi severa.
«No. Analisi reale. Del resto, cosa ha detto lui stesso recentemente uscendo da una delle sue riunioni segrete? "Ci vorrebbe un Berlusconi del ’94". Cioè, Berlusconi non riconosce più Berlusconi».
Poi Stracquadanio risponde al telefono, la Bertolini detta altre dichiarazioni alle agenzie di stampa - «Il Pdl rischia di diventare un partito lepenista e a nulla serviranno queste primarie con personaggi così improbabili...» - Gaetano Pecorella (ex Potere operaio, ex legale di Soccorso rosso, poi socialista e quindi con il Cavaliere dall’inizio, suo avvocato di fiducia finché non iniziò l’era Ghedini) si ferma a spiegare, meglio, le ragioni di questo addio al berlusconismo.
«Berlusconi non ha capito che l’Italia, negli ultimi tempi, è diventato un Paese più serio, più moderato e più responsabile».
Prosegua.
«Lui avrebbe dovuto dire: il mio tempo è finito, ora sosteniamo i cambiamenti... Invece...».
Coraggio, avvocato.
«Invece s’è arroccato su posizioni di destra, s’è isolato, ha perso il contatto con il partito, con noi deputati... si fida solo dei suoi fedelissimi...».
Avvocato, senta...
«Un finale triste, sì».
Fabrizio Roncone