Massimo Gaggi, Sette 23/11/2012, 23 novembre 2012
AAA L’AVIAZIONE CERCA DISPERATAMENTE PILOTI
[WASHINGTON D.C.]
Cresciuti sognando Charles Lindbergh e finiti a pilotare autobus volanti. Sbattuti da un aeroporto all’altro, trattati da camionisti e pagati, spesso, poco più di un camionista. Quando la crisi del trasporto aereo non li trasformava in esuberi. Per i piloti dell’aviazione commerciale gli ultimi anni sono stati un calvario. Ma adesso, almeno negli Stati Uniti, è arrivato il momento della loro rivincita: le compagnie aeree stanno per ritrovarsi a corto di comandanti per i loro velivoli, un’evenienza che non era mai stata presa in considerazione. Ma una serie di fattori concomitanti ha creato una situazione da tempesta perfetta: nuovi requisiti di sicurezza che entreranno in vigore tra breve (esperienza minima di 1.500 ore di volo per essere abilitati a pilotare un jet, pause obbligatorie più lunghe tra un volo e l’altro), un’intera generazione di piloti – quelli del “baby boom” – che sta arrivando all’età del pensionamento obbligatorio (65 anni) e le compagnie straniere, anch’esse a corto di “autisti dei cieli”, che assumono quelli americani, molto ricercati per via dell’eccellente addestramento, attirandoli con stipendi assai elevati.
Tutto, insomma, congiura per svuotare le cabine di pilotaggio dei jet Usa. C’è tempo per correre ai ripari fino alla metà del prossimo anno, ma per formare nuovi piloti di anni ne servono 4. E anche il serbatoio dell’Air Force – tra “droni” pilotati da terra col “joystick” e caccia che volano poco per problemi di bilancio della Difesa – non alimenta più le aviolinee come un tempo.