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 2012  novembre 23 Venerdì calendario

GERMANIA: TASSE OLTRE 17 MILA EURO

[Avvicinandosi le elezioni, ora le conviene scucire la borsa] –
La signora Angela predica bene e razzola male? Obbliga i «cattivi» d’Europa ad aumentare le tasse e a tagliare le spese sociali, e a casa sua fa l’opposto? Per la verità, la Cancelliera sostiene di non aver mai detto che a pagare per la crisi fossero i deboli, pensionati e precari, spagnoli o greci e italiani.
Lei è la figlia di un pastore luterano, è cresciuta nella comunista Germania Est, e non vuole essere chiamata la Thatcher di Prussia. Per mettere a posto i bilanci si possono aumentare le entrate, anche senza inasprire le imposte, come ha fatto lei.
Se aumenta il pil, salgono gli occupati, e quindi crescono anche le entrate del Finanzamt, senza dover ritoccare le aliquote. Anzi, viene aumentata la quota minima esente, sia pure di 450 euro a testa, e ora marito e moglie cominceranno a pagare le tasse a partire da 17 mila euro all’anno. Siamo entrati nell’anno elettorale (si vota a fine settembre 2013), ed è tradizione che il governo in carica faccia regali agli elettori. L’opposizione protesta, ma il gioco è questo. Lo faceva anche Gerhard Schröder ai suoi tempi.
Frau Merkel pensa ai meno fortunati, e propone di aumentare di 50 euro l’assegno sociale, che equivale al minimo sociale, quello che la Fornero non vuole copiare perché, teme lei, da noi c’è il sole, e tutti resterebbero a casa a gustarsi un piatto di spaghetti al pomodoro. Oggi, siamo a 368 euro, più alloggio, e tutte le spese connesse. Il «regalo» costerebbe 7,4 miliardi, e l’Arbeitsamt, l’ufficio del lavoro, non è d’accordo: tutto compreso, si sfiora quasi il salario minimo di un lavoratore non qualificato, e molti sarebbero indotti a mollare tutto, come ammonisce Frau Elsa.
Un altro miliardo e mezzo se ne andrà per l’assegno da 100 euro offerto alle madri che decidono di non mandare il figlio all’asilo, e resteranno a casa a occuparsi del rampollo. Poi, si arriverà a 150 euro. Per i verdi e i socialdemocratici sarebbe anticostituzionale, lo stato non può impicciarsi delle scelte familiari. Viene abolito il ticket di 10 euro a trimestre per gli assistiti dalle mutue, e lo sconto equivale a 2 miliardi all’anno. L’attivo ha già superato i 24 miliardi di euro, perché non devono approfittarne anche i cittadini? I direttori delle casse non sono ovviamente d’accordo.
«Lo stato spende come se non ci fosse un domani», commenta la Frankfurter Allgemeine, ma in proporzione salgono le spese sociali e scendono quelle militari. Alla fine, i debiti pubblici aumentano: erano a 1.490 miliardi nel 2005, quando arrivò al potere la Merkel, e a fine dicembre saranno a 2.082, al nostro livello più o meno, ma in rapporto al pil siamo all’81,7% (al 68,5% sette anni fa). Noi abbiamo superato quota 120. Per il prossimo anno, si prevedono nuovi debiti per circa 17 miliardi, che equivalgono allo 0,33% del pil. Per la Merkel e il suo governo una spesa sopportabile. La Bundesbank è contraria, teme sempre un effetto inflazionistico: in Germania il tasso è al 2%, elevato per la «Buba», ma ancora lontano dal limite di guardia. Oltre il 3%, si comincia a paventare una nuova Weimar.
E come affronta Frau Angela l’opposizione? Il Bundesrat, la camera delle regioni, come andrebbe definita, ha diritto di veto sulle leggi di interesse locale, quindi tutte, come le misure sociali decise dal governo federale. E la Cancelliera ha pronto un pacchetto regalo da un miliardo per i Länder governati dai socialdemocratici per ottenere (o comprare) il loro assenso. E accetteranno, sia pure in modo da poter salvare la faccia.
«Non siamo un buon esempio per l’Europa», si indigna Dietmar Bartsch, deputato Spd. E il verde Jürgen Trittin propone una tassa per i ricchi, a partire da 80 mila euro netti all’anno. Ma i tedeschi non li ascoltano. Anche i privati si mostrano generosi: tutte le imprese grandi e piccole pagheranno la gratifica natalizia, fino al 90% dello stipendio, che non è la nostra tredicesima, e può venire cancellata se gli affari vanno male. E il gradimento per Angela rimane alto, intorno al 68%: sono per lei anche quelli che non votano per il suo partito.