Michele Arnese ed Elisa Maiucci, ItaliaOggi 23/11/2012, 23 novembre 2012
FINANCIAL TIMES SPONSORIZZA RENZI
[Non si può fare una politica nuova con delle facce vecchie] –
Bene Monti, bene Montezemolo e il suo movimento, Italia Futura, che vuole il professore bocconiano premier anche nella prossima legislatura. Ma se Monti-story non dovesse essere? Il Financial Times guarda oltre l’asse ABC (Alfano, Bersani, Casini) e prepara il piano B, con una lettera che non indica l’alternativa Pierluigi Bersani, ma quella del suo avversario alle primarie del centro sinistra: Matteo Renzi.
Dopo aver tracciato un benevolo parallelo tra le politiche economiche e sociali dell’attuale premier, del fondatore di Italia Futura e del sindaco di Firenze, il quotidiano della City torna a spronare e, di fatto, ad elogiare quello che, con la traversata della Manica, è diventato lo scrapper (il duro che non sembra tale , ndr) italiano che scuote i dinosauri di sinistra. «Matteo Renzi si sta rivolgendo ai giovani elettori stanchi di anni di stagnazione. Il suo richiamo al rinnovamento ha fatto cadere le teste di Walter Veltroni e di Massimo D’Alema, che si sono impegnati a non tornare ancora in Parlamento», scrivono i giornalisti Giulia Segreti e Guy Dinmore sul quotidiano della City. Il Ft vede, con Renzi, la possibilità di creare una base più o meno omogenea tra il centro sinistra e il centro destra italiano. «Una vittoria di Renzi», si legge, «sarebbe attraente anche per il centro destra di Berlusconi che si sta disintegrando e dove qualcuno vede, più che in esponenti di quell’area, proprio nel riformista fiorentino l’unica speranza di bloccare la formazione di un governo Bersani».
Ma dopo ipotesi e ragionamenti politici, il Financial Times sceglie di dar voce a due opinionisti. La prima è la pensionata Elena, secondo cui il Pd deve allargare i suoi orizzonti anche ad elettori del centro destra, e il secondo è il docente di Econometria all’Università Bocconi Tommaso Nannicini, secondo cui «non si possono cambiare le cose sbagliate degli scorsi decenni senza facce nuove». Un economista scelto a caso? Chissà, di certo però, Nannicini tra gli addetti ai lavori è noto per essere uno degli economisti di riferimento del primo cittadino di Firenze.
Il Financial Times propone poi Renzi come un Obama all’italiana, che ha come modello politico il lancio del New Labour dell’ex premier Tony Blair in Gran Bretagna. Ma l’occhio di riguardo del Financial Times non finisce qui. Il 16 novembre l’attenzione del quotidiano si era spostata dal candidato premier al suo alter ego della finanza internazionale, Davide Serra del fondo Algebris. Serra ha organizzato di recente a Milano un incontro-buffet, con annessa raccolta di fondi, tra Renzi ed esponenti della finanza e dell’economia italiana.
Un articolo non proprio abrasivo_: «Algebris CoCo fund, 900 milioni di raccolta, ovvero il fondo dedicato all’acquisto ed alla gestione dei Contingent Convertibles, s’avvia a chiudere il 2012 con un guadagno del 45 per cento, quando la media degli hedge fund non è andata oltre il 4,3%», si legge nell’articolo.
Secondo il quotidiano, «Algebris è uno degli hedge più noti di Londra», anche perché, come spiega nell’intervista Serra, «due anni fa abbiamo preso atto che i rendimenti dell’equity bancario erano destinati a calare, perciò ci siamo concentrati sul credit».
«I Coco bonds sono strumenti finanziari molto sofisticati che solo speculatori di alto livello» possono permettersi di padroneggiare senza correre troppi rischi. «Finora Algebris c’è riuscita, accumulando un portafoglio che annovera tra gli altri i CoCo bonds del Credit Suisse, Lloyds Bank e Rabobank», conclude il Financial Times. Non tutti concordano tra New York, Londra e Milano con queste affermazioni. Però i numeri, forse, dicono questo. Ed Ft si è premurato di svelarli.