Adriana Bazzi, Corriere della Sera 22/11/2012, 22 novembre 2012
CENTOMILA MORTI PER I FARMACI FALSI. SERVE UN TRATTATO INTERNAZIONALE
Almeno 100 mila persone, ogni anno in tutto il mondo, sono uccise da farmaci contraffatti. Il fenomeno è globale e interessa tanto i Paesi industrializzati, dove il canale principale di vendita è Internet (secondo alcune stime, le false pillole, propagandate dalle farmacie online, sarebbero addirittura il 60%, con i farmaci anti-impotenza, tipo Viagra, in testa), quanto i Paesi emergenti, bersaglio di vere e proprie organizzazioni criminali che «taroccano» anche prodotti salvavita, come gli antimalarici, gli antitubercolari e gli antivirali per la cura dell’Aids.
Sia l’Unione Europea (dove almeno l’uno per cento dei farmaci in circolazione, compresi antitumorali, cardiovascolari e antibiotici, è contraffatto), sia la nostra Agenzia italiana per il farmaco (Aifa) hanno già varato alcune norme contro le false medicine, ma serve fare di più a livello mondiale. Serve un vero e proprio trattato internazionale, così come ne esiste uno, da almeno un centinaio di anni, per i soldi falsi.
Con questo obiettivo, l’OMS ha riunito, in questi giorni a Buenos Aires, rappresentati dei governi di almeno cento nazioni. Il loro compito, però, non è facile. Intanto dovranno decidere quali sono i farmaci «buoni» e quali sono quelli "cattivi" (un prodotto che contiene meno principio attivo del dovuto, oppure un preparato totalmente inefficace, o una pillola con ingredienti pericolosi). Finora i Paesi ricchi e le industrie farmaceutiche si sono preoccupati più della difesa dei brevetti per i farmaci «griffati» che delle vittime delle false medicine. E’ arrivato adesso il momento di individuare i produttori e i venditori di farmaci «killer» e di adottare misure che garantiscano l’autenticità delle vere medicine. Una soluzione potrebbero essere, per esempio, i codici a barre.
Rimane però il problema dei Paesi emergenti, che nei due terzi dei casi non hanno regole sui farmaci. I Paesi più ricchi ci devono pensare, non solo per questioni di altruismo, ma anche per interesse personale: buona parte dei farmaci che consumano sono prodotti proprio da loro.
Adriana Bazzi