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 2012  novembre 22 Giovedì calendario

LE DONNE? GUADAGNANO IL 28% IN MENO DEGLI UOMINI

Essere donna in Italia «è motivo di differenziazione, è un ostacolo oggettivo», dice il ministro del Lavoro Elsa Fornero spiegando, per chiarire meglio la cosa, che «essere donna o uomo oggi fa la differenza nell’interlocuzione, nell’accesso alla carriera e nella progressione in tutti gli ambiti». Niente di più vero a guardare i dati dell’Inps che fissano in quasi il 30% il gap salariale di genere. Il ministro fa le sue osservazioni nel corso della trasmissione Porta a Porta, l’Inps con Antonietta Mundo, coordinatore generale statistico attuariale dell’Istituto, illustra cifre e percentuali nel corso del convegno «Donne al lavoro: tre mosse vincenti» organizzato dal Centro Studi Progetto Donna con Abbott. Nel 2011, dice, la retribuzione media annua lorda dei dipendenti privati (esclusa l’agricoltura) è risultata per le donne pari a 21.678 euro, contro i 30.246 degli uomini: lo svantaggio femminile è del 28,3%. E poi, ancora, la differenza nelle retribuzioni medie dei dirigenti è di 26.570 euro annui a sfavore delle donne con due picchi di 37.592 euro nel credito e di 28.671 euro nei servizi mentre tra gli operai il gap è di 7.751 euro. I dati sono netti anche nella previdenza, dove spiccano le percentuali nelle pensioni dirette: le donne rappresentano il 47% del totale dei percettori ma riscuotono solo il 34% dell’importo complessivo anche perché 2 milioni e 200 mila su 6 milioni e 100 pensionate percepiscono sotto i 1000 euro mensili. Certo qualche cifra si spiega col fatto che le donne occupate sono meno degli uomini ma questo non è un fattore positivo: solo un terzo della popolazione femminile fa parte della forza lavoro, mentre quella maschile ne rappresenta la metà. Qualcosa si muove, è vero, visto che in un anno il numero delle donne che lavorano è aumentato dello 0,4% a fronte di una lieve diminuzione di quello degli uomini. Ma rappresentano l’82% dei lavoratori a tempo parziale.
Stefania Tamburello