Sergio Rizzo, Corriere della Sera 22/11/2012, 22 novembre 2012
GIUNTA DIMISSIONARIA, MILIONI A PIOGGIA
Qual è il confine della «ordinaria amministrazione»? Domanda inevitabile, scorrendo le 90 delibere che la Regione Lazio ha approvato dopo le dimissioni dei suoi vertici seguite allo scandalo dei fondi dei gruppi politici regionali. Un esempio: rientra nella cosiddetta «ordinaria amministrazione» un accordo sindacale
per la valutazione della produttività dei dipendenti della giunta, da cui dipende l’erogazione di
incentivi economici, che prevede per tutti almeno la sufficienza? Avete capito bene.
Non è contemplata l’esistenza di asini o fannulloni.
La scheda valutativa che i dirigenti dovranno compilare ha soltanto cinque caselle: sufficiente, discreto, buono, distinto e ottimo. Quella specie di «6 politico-sindacale» che garantirebbe a tutto il personale del governo regionale almeno il 75 per cento del premio di produttività, così dice l’intesa, è stato concordato il 10 ottobre, quando Renata Polverini e assessori erano ufficialmente dimissionari già da un paio di settimane. Magari le trattative erano cominciate ben prima della crisi. E certo l’accordo era già definito. Ma una giunta dimissionaria che lascia in eredità ai successori, sapendo di non poter succedere a se stessa, si prende una bella responsabilità.
Altri interrogativi. Possono essere catalogate come semplici «atti dovuti» le varianti ai piani regolatori e le delibere urbanistiche sfornate dal vicepresidente Luciano Ciocchetti, ex parlamentare dell’Udc? Come i cambiamenti di destinazione d’uso di alcuni immobili dell’agglomerato industriale di Castel Romano che consentiranno la nascita di centri commerciali. Oppure la riconversione dell’ex stabilimento Banci Sud di Pomezia, richiesta dalla società Goodwind Re, amministrata dall’avvocato Giovanni Lombardi Stronati, professionista un tempo in rapporti d’affari con Marco Squatriti. O ancora le «compensazioni edificatorie» (traduzione: palazzine) di Casal Lumbroso, nel Comune di Roma. Le varianti dei piani regolatori di Sutri e Bolsena, nel viterbese, per consentire rispettivamente la costruzione di una chiesa e di strutture turistiche. E le delibere urbanistiche relative a Ronciglione, Zagarolo, Capranica, Contigliano… Tutta roba che viene da vecchie decisioni dei Comuni, e il cui iter era già da tempo in atto. Ma non si potevano ratificare prima? Anche per questo sarebbe bene che la giunta Polverini sgombrasse il campo dai sospetti che si vanno addensando in questi giorni con le pratiche sul tavolo di Ciocchetti. E cioè che il Piano territoriale paesaggistico regionale, strumento urbanistico fondamentale di una Regione devastata da abusivismo e speculazione che ha già raccolto da parte dei territori ben 18 mila osservazioni, per il quale sono previsti passaggi in un consiglio regionale ormai dissolto, possa invece finire nell’alveo dell’ordinaria amministrazione. Insieme a qualche limatura del piano casa. Magari con vincoli edilizi meno stringenti, per la gioia dei proprietari delle aree e dei costruttori.
Ancora. Siamo coscienti che una giunta dimissionaria non avrebbe potuto restare impassibile di fronte alla crisi del Cotral, l’azienda di trasporto locale della Regione che ha chiuso il bilancio con una perdita «monstre». Ma la situazione si conosce da mesi. Bisognava aspettare adesso per mettere mano al portafogli e tirare fuori 27,7 milioni? Sarà contento il presidente Adriano Palozzi (ex An) che al tempo stesso, sfidando la legge sull’impenetrabilità dei corpi (e degli stipendi) ricopre l’incarico di sindaco di Marino, Comune della provincia di Roma con ben 40 mila abitanti, incassando per l’incombenza aziendale 124 mila euro annui. Tanto più se è vero, come ha denunciato l’opposizione, che la Cotral si prepara a una nuova infornata di assunzioni per rimpolpare il numero dei 3.565 dipendenti. Saranno felici anche i rappresentanti regionali nel consiglio di Autostrade per il Lazio, società partecipata al 50% dalla Regione che l’ha ricapitalizzata qualche giorno fa con 375 mila euro. Ovvero il presidente Luigi Celori, fino al 2010 consigliere regionale Pdl, che ora si consola con quella poltrona e un vitalizio regionale da 5.760 euro netti al mese. E Cesare Bruni, consigliere comunale di Latina per Città nuove, il movimento di Renata Polverini, che senza infingimenti scrive nel suo curriculum: «Milita dalla fine degli anni 70 a metà anni 80 in gruppi extraparlamentari neofascisti».
Ma un respiro di sollievo, dopo aver avuto 125 mila euro per Digitallife 2012, avranno tirato anche i vertici della Fondazione Romaeuropa, che ha un consiglio d’amministrazione di tutto rispetto: dove siedono fra gli altri, fianco a fianco, Renata Polverini, Gianni Letta, Andrea Mondello e l’immobiliarista Sergio Scarpellini, proprietario dei palazzi affittati alla Camera e al Senato. Un esempio di come l’«ordinaria amministrazione» non scordi mai gli impegni presi a 360 gradi. Qualche altro caso? I 20 mila euro all’associazione MetaMorfosi presieduta dall’ex deputato di Rifondazione Pietro Folena. I 30 mila per la settimana degli sport acquatici affidato alla Federazione nuoto del senatore Pdl Paolo Barelli. I 270 mila all’associazione nazionale esercenti cinema… Atti dovuti, certo. Come il commissariamento delle Asl di Roma H, Roma F e Viterbo. O il finanziamento di 442.422 euro a una cooperativa edilizia (Azzurra) di Nettuno. Il riconoscimento del nuovo simbolo «della Strada del vino nella Provincia di Latina». I soldi, e tanti (18 milioni), per iniziative culturali fra cui il contributo per il nuovo teatro di Frosinone: e passi che dovrebbe tirarli fuori la nuova giunta nel 2013 e 2014. La rimodulazione dei fondi per gli asili di Roma. Il progetto (un milione 450 mila euro) per il Museo delle vittime del terrorismo e delle stragi…
E poteva, una giunta dimissionaria, abbandonare a se stessa la sanità? Ecco allora 37,2 milioni per investimenti nelle aziende ospedaliere: e pure qui passi che quasi tutto il conto (29,5 milioni) lo dovranno pagare i successori. Ecco 5 milioni per il Bambin Gesù. Ecco 3 milioni per i progetti asismici degli ospedali. Ecco 300 mila euro per un «Day hospital di geriatria con quattro posti letto». Ecco, soprattutto, un accordo per i pagamenti nel 2013 (sempre a carico della prossima giunta) ai tantissimi che vantano crediti sanitari nei confronti della Regione. Argomento, ne siamo convinti, che avrebbe tenuto banco alla cena organizzata questa sera dalla Fondazione Città nuove di Renata Polverini per raccogliere fondi, cui molti di loro avrebbero forse partecipato. Al modico prezzo (minimo) di mille euro ciascuno. Se però la cena non fosse stata rinviata a data da destinarsi. Chissà perché...
Sergio Rizzo