Antonio Sgobba, IL 11/2012, 22 novembre 2012
L’IRRESISTIBILE FASCINO DELLE STRONZATE
La squadra di pallavolo di Cisano, paesino di seimila abitanti in provincia di Bergamo, è sponsorizzata da Dianetics, testo di riferimento per gli adepti del culto di Scientology, un libro in cui si legge che il cancro può essere curato con la forza della mente. Nell’homepage di un sito che ha come motto «Nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!» troviamo come titoli, nell’ordine, «La verità choc sul film blasfemo: "Girato dai servizi segreti israeliani"» e «L’attacco al consolato Usa a Bengasi non è mai avvenuto»; dichiarazioni rispettivamente di un ricercatore di Storia dell’Università degli studi di Milano e di un giornalista inglese. Lo scorso aprile il tribunale di Rimini ha emesso una sentenza di condanna nei confronti del ministero della Sanità, sostenendo che il vaccino per il morbillo causa l’autismo («Un falso scientifico», ha dovuto ricordare la Società italiana di Pediatria). In Francia invece molti psicanalisti si appellano all’analisi dell’autismo fatta da Lacan, secondo cui la patologia deriverebbe dalla «mamma coccodrillo» figura «invadente e castrante». L’attuale segretario della commissione Sanità del Senato si batte perché vengano riconosciuti «i diritti di il milioni di italiani che fanno ricorso alle cure omeopatiche». Una casa editrice italiana ha appena tradotto un saggio di una ex spia del Kgb, dal titolo L’Impero invisibile: La vera cospirazione di chi governa il mondo. Nel libro si legge tra l’altro: «Perché l’Impero sta distruggendo il sistema finanziario mondiale? L’élite lo sa. David Rockefeller lo sa. I re e le regine di tutto il mondo lo sanno».
Teorici dei poteri occulti, dianetici, omeopati, lacaniani, negazionisti. Sgambettano per i campi di pallavolo di provincia, occupano cattedre universitarie e seggi parlamentari, affollano i banchi delle farmacie e le pagine di giornali e siti. Sono intorno a noi. Come definire le loro teorie? Esiste un termine tecnico: "stronzate". Così le classifica nel recente saggio Believing bullshit: How Not to Get Sucked into an Intellectual Black Hole (Prometheus Books) il filosofo inglese Stephen Law, docente della University of London. «Anche tra le popolazioni più istruite e avanzate scientificamente abbondano ridicoli sistemi di credenze. In molti credono all’astrologia, ai fantastici poteri di santoni televisivi, ai cristalli divinatori, ai poteri curativi dei magneti, alle profezie di Nostradamus. Molti sostengono che le piramidi sono state costruite da alieni, che l’Olocausto non c’è mai stato, che l’11 settembre sia stato causato dal Governo americano. C’è persino chi è convinto che a governare la Terra sia un circolo segreto di rettiliani», scrive Law. Attenzione: non dobbiamo pensare che chi cade vittima delle stronzate sia stupido oppure ingenuo. Spesso si tratta di persone intelligenti; nelle altre aree della loro vita dimostrano di essere cauti, sottopongono qualsiasi affermazione a scrutinio critico, soppesano scrupolosamente le evidenze, valutano secondo robusti standard razionali. Ma allora come si spiega il successo delle stronzate? Come mai persone brillanti e istruite diventano schiave di questi sproloqui? Soprattutto: come fanno a convincersi che il loro atteggiamento è razionale e tutti gli altri si sbagliano? Il segreto sta nel fascino che queste teorie esercitano. E il sex-appeal delle stronzate viene dal metodo con cui queste sono prodotte e diffuse. Law individua le tecniche usate più di frequente tra i produttori di queste teorie. Sono otto semplici regole, chiunque può usarle. Una sorta di manuale per gli artisti della stronzata.
1
«Gioca la Carta del Mistero». Quando le cose si complicano, il produttore di stronzate la tira fuori dal mazzo. Con la Carta del Mistero qualsiasi affermazione sarà immune alle confutazioni grazie a ingiustificati appelli all’insondabile. Critiche scientifiche? Si risponde: «La scienza non è in grado di decidere su tutto». Per dare una patina colta alla mossa, si cita un classico: «Come diceva Shakespeare, "Ci sono più cose tra cielo e terra di quante ne sogni la tua filosofia"».
2
«Schioppettate a salve», cioè critica le teorie ortodosse con problemi veri ma irrilevanti o sollevando false questioni.
3
«Esplosione nucleare». Sgancia e fai esplodere un ordigno scettico o relativista sul tuo interlocutore. Tutte le tesi finiranno allo stesso livello. Arma fine-di-mondo: affermare «La Ragione non conta». Si propongono critiche razionali? Rispondere con: «La fede nella ragione è dogmatica come qualunque altra fede». Bum. Tutto finito. Nessuna tesi potrà rimanere in piedi. Variante relativista: «Non c’è nessuna Verità con la V maiuscola, c’è una verità per ciascuno di noi». Flavia Vento crede negli angeli? E perché dovremmo darle torto? È la sua verità. Ciascuno ha la sua verità. Disponibile anche in modalità relativismo culturale; anziché individui, si legittimano comunità. Settantadue vergini in Paradiso? Reincarnazione? Bernadette ha visto la Madonna? Tutte verità, se sei un credente.
4
«Spostare i pali della porta», ovvero, cambiare le regole in corsa. Parli di Impero, ti obiettano che non c’è nessun Impero. Rispondere: ma l’Impero è invisibile.
5
«Lo so e basta», ovvero, non giustificare mai le tue convinzioni. Al massimo sono verità rivelate.
6
«Pseudoprofondità», vale a dire l’arte di far apparire il falso, il trito e ritrito, il nonsense, come vero e profondo. Il principiante può partire da pseudoprofondità facili: le banalità. «Siamo stati tutti bambini», «I soldi non comprano l’amore», «La morte è inevitabile». Funzionano bene anche le contraddizioni: «La sanità non è altro che un altro tipo di follia», «La vita è una forma di morte», «L’ordinario è straordinario». Non significano niente ma possono sedurre un certo tipo di interlocutore.
7
«Mucchi di aneddoti». Sono irrilevanti, ma che importa?
8
«Lavaggio del cervello, in cinque passi»: isolamento, controllo, incertezza, ripetizione, emozione. I principali artisti della stronzata si servono abitualmente di questi mezzi. «Prendiamo i sostenitori dell’omeopatia, il trucco più frequente è quello dell’ammucchiare gli aneddoti sull’efficacia delle cure», afferma Law. Con successivo ricorso alla Carta del Mistero - risulterebbe altrimenti difficile attribuire proprietà terapeutiche a sostanze che in pratica sono acqua fresca, al più acqua e zucchero. Se chiediamo all’omeopata: come fanno ad avere efficacia curativa? «Ci sono più cose tra cielo e terra...». Il buon teorico della cospirazione invece ha una semplice ricetta da seguire. Innanzitutto identifica un qualche intrigante caso di cui fornire la "soluzione". Non importa se sia davvero un mistero («Chi ha ucciso John Fitzgerald Kennedy?») oppure se non lo è («Chi ha eletto Mario Monti?»). L’importante è che il pubblico possa accogliere la spiegazione come qualcosa di sconcertante. Motori dell’azione sono sempre agenti invisibili con poteri straordinari. Esempi: avete notato il modo in cui sono cadute le torri gemelle? E i punti in cui sono collocate le piramidi di Giza? Tutte quelle geometrie vi sembrano casuali? Arriveranno le critiche. Niente paura. Per fermare gli scettici c’è sempre la Carta del Mistero. Come hanno fatto gli alieni a costruire le piramidi? «Ci sono più cose tra cielo e terra...». Se le obiezioni continuano, si inventano problemi che avrebbero le spiegazioni ortodosse, si sparano raffiche a salve. Dov’erano gli ebrei durante l’11 settembre? Quegli strani elmetti indossati nei dipinti rupestri, non sembrano caschi spaziali? E l’Antico Testamento, non coincide con la descrizione di un atterraggio di un’astronave?
Si obietterà: così si fa di tutta l’erba una stronzata. Finora non abbiamo neanche dato una definizione seria del termine. Giusto, procediamo. Il dominio delle stronzate è molto più esteso del campo del discorso (pseudo)scientifico. Quando parliamo di stronzate non possiamo non considerare la loro pervasività, la loro onnipresenza nel linguaggio in generale. Per una definizione è imprescindibile un classico per gli studiosi del settore: il saggio del filosofo morale Harry G. Frankfurt, On Bullshit, pubblicato nel 1986 e ristampato in un volumetto a sé nel 2005 (Rizzoli). Incipit indiscutibile: «Uno dei tratti salienti della nostra cultura è la quantità di stronzate in circolazione. Tutti lo sanno. Ciascuno di noi dà il proprio contributo». Il filosofo arriva a definire «l’essenza della stronzata» alla fine della sua ricerca: «L’assenza di un legame con un interesse per la verità [...] l’indifferenza per come stanno davvero le cose». L’artista della stronzata è oltre il mentitore. Non nega la verità, se ne infischia. Il saggio di Frankfurt ha fatto da apripista alla trattazione rigorosa del problema. La critica più dettagliata è arrivata da Geoffrey A. Cohen, eminente filosofo della politica scomparso lo scorso anno. La si trova nell’articolo Complete Bullshit (in Finding Oneself in the Other, Princeton University Press, uscito il mese scorso). Per Cohen la prospettiva di Frankfurt è fuorviante: «Da criticare è il prodotto, che è visibile, e non il processo di produzione, che non lo è». Non dobbiamo quindi interessarci al perché vengano create le stronzate, ma piuttosto a come sono fatte. Soprattutto quelle accademiche, le più pericolose. Se le esaminiamo non potremo non concordare, secondo Geoffrey A. Cohen, su una caratteristica: le stronzate si presentano come oscure e non sono chiarificabili in alcun modo. Che cosa vuol dire? Un testo è irrimediabilmente oscuro se «aggiungendo o sottraendo un segno di negazione a un testo la sua plausibilità rimane la stessa». Cohen ha un’idea precisa di quali esempi si possano fare: «La cultura filosofica che, dalla seconda guerra mondiale in poi, ha prodotto la più grossa quantità di stronzate, sia rispetto al volume sia rispetto al calore con cui queste sono state accolte, è senza dubbio la cultura filosofica francofona». Prendete Jacques Derrida, Gilles Deleuze, Julia Kristeva o lo stesso Jacques Lacan. «Se leggete le loro frasi velocemente, suonano bene. Il rimedio è leggerle lentamente, riconoscerete così meravigliosi paradigmi della stronzata». Per il filosofo inglese ci sono sei ragioni precise perché questo accade in un determinato Paese. (A suo giudizio la situazione non è migliore in Italia. Anzi, le stronzate prodotte dalla filosofia italiana sono così evidentemente stronzate che «al di fuori di circoli ristretti, nessuno è disposto a comprarle». Quindi il discorso on french bullshit varrà a fortiori per quelle italiane). Sei comandamenti alla base della produzione delle stronzate filosofiche.
1
Esiste un solo centro d’autorità culturale: Parigi. Che è anche il centro del potere. Questo fa si che l’attività intellettuale sia pesantemente carica di politica e sia una forma di prodotto di scambio per la carriera. «Due buone ragioni per disinteressarsi della verità».
2
L’idea che lo stile è tutto. Una delle chiavi del successo delle stronzate filosofiche francesi è lo stile inconfondibile, quello che caratterizza ogni artefatto francese, brillante e charmant (abboccano soprattutto gli americani).
3
Essere interessanti è più importante di dire la verità. Questo capita perché i prodotti intellettuali hanno un ampio pubblico di non specialisti. Ed è un problema. Vuol dire che l’ampio pubblico leggerà della filosofia soltanto se interessante, e l’essere interessati alle cose interessanti è qualcosa di piuttosto distante dall’essere interessati alla verità. Scrive Geoffrey A. Cohen: «Gli accademici di professione sono pagati per essere noiosi». E non per riempire le piazze dei festival.
4
Un sistema universitario basato su lezioni accademiche frontali – de haut en bas.
5
La lunga tradizione del mix tra letteratura e filosofia. E poiché alla letteratura non applichiamo gli standard di rigore e critica che dovremmo applicare alla filosofia, la filosofia diventa meno rigorosa.
6
Si deve scrivere appassionatamente. Usare uno stile "caldo" è condizione necessaria per l’intellettuale radicale e impegnato per potersi definire tale. Egli è ribelle, spontaneo, non conformista, se ne frega di autorità e tradizione, non si perde in cavilli e minuzie. Sul piano pratico vuol dire essere sleale, poco accurato, retorico, esagerato.
La descrizione del fabbricante di stronzate filosofiche francofone ricorda da vicino il ritratto del ciarlatano tracciato dal matematico Martin Gardner, nel saggio del 1952 Fads and Fallacies (tradotto in italiano nel 1998 da Transeuropa con il titolo Nel nome della scienza). Scriveva Gardner – a proposito dell’imbonitore pseudoscientifico -: «Spesso tende a scrivere in un gergo complesso, facendo uso di termini ed espressioni coniati da lui stesso. Gli schizofrenici utilizzano spesso quelli che gli psichiatrici definiscono "neologismi" – parole che hanno un significato per il paziente, ma che suonano farneticazioni per chiunque altro». Gardner se la prendeva con adepti di Scientology, maniaci delle cure alternative, complottisti. Esattamente sessant’anni fa. La situazione non sembra migliorata di molto se prendiamo uno dei più recenti viaggi al centro delle stronzate, il reportage del giornalista canadese Jonathan Kay tra i teorici della cospirazione post 11 settembre (Among the Truthers, Harper, 2011): «Questi soggetti una volta avrebbero operato in un relativo anonimato», scrive Kay. «Ma con l’emergere di Internet hanno avuto la possibilità di stabilire un culto e acquisire seguaci adoranti, gente che intasa blog e social network con cataloghi di storie ideologicamente cucite su misura sulle loro ossessioni». C’è sempre un grande pubblico per pseudoscienziati, philosophes e complottisti. In un mercato delle idee che premia ciò che è considerato interessante o sconvolgente, dove le teorie vengono rifiutate non quando sono state confutate, ma al massimo quando sono passate di moda – e la verità ha il difetto di sembrare noiosa, banale, vecchia. Meglio produrre qualcosa di nuovo e interessante; se possibile, scioccante. Avvolti nell’oscurità in cui prosperano le stronzate.