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 2012  novembre 22 Giovedì calendario

SUN, IL NUOTATORE D’ORO VUOLE FARE IL CAPITALISTA “CINA, LASCIAMI LIBERO”


Non c’erano nuotatori da apparato, in Cina. Poi è arrivato Sun Yang. Il primo oro olimpico del nuoto maschile per Pechino. A Londra il ragazzetto, 20 anni, per ribadire la forza strepitosa del concetto, di ori se ne è presi due: nei 400 e nei 1500 stile libero (oltre a un argento nei 200 e un bronzo nella staffetta 4x2 sl). Con la 16enne Ye Shiwen, il più titolato sui giornali. È finito su copertine anche del genere lusso (GQ, Esquire), fior di sponsor anche quelli più occidentali (Coca Cola), fotografato che pesca paperelle nella vasca da bagno, abbigliato con improbabili completi glitterati per promuovere qualsiasi cosa. Per amor di stato. La star che il Popolo cercava dopo il ritiro dell’adorato cestista Yao Ming, la faccia dritta contro quella che inciampa dell’ostacolista Liu Xiang, il ragazzo fedele e non troppo emancipato come è invece, con disappunto, la tennista Li Na. Finché dura.
Sun Yang vuole fare l’occidentale. Non più sardina, squalo. Aspira a una propria agenzia di promozione. Basta col sistema, lo stato, che organizza la preparazione degli atleti distribuendo anche i dividendi dei loro successi. Al China Daily: «Vorrei affidare a un privato la mia carriera, spero di riuscirci. Ne ho già parlato con i leader del centro». Cioè il Centro amministrativo degli sport acquatici, un Politburo delle vasche nazionali. «Ma il nuoto non è uno sport professionistico come altri, come il basket o il tennis, così noi nuotatori dipendiamo dalla nazione e possiamo essere gestiti solo dal Centro. Vorrei che cambiassero le cose, ma non sarà facile». A occhio no. I successi londinesi hanno versato nelle casse patrie 161 milioni di dollari grazie alla pubblicità, almeno altri 20 previsti nel prossimo anno. «Prima i funzionari mi trattavano come un idiota, adesso hanno più tatto. Ma a me non importa quanto guadagno, io parlo con quello che faccio in piscina».
A Londra era uno dei candidati alla gloria col coreano Park Tae-Hwan, ma che andasse così forte no: nei 1500 si tuffò pure in anticipo, non fu squalificato (problemi tecnici) ma da come filava non ce n’era per nessuno, record del mondo (il proprio) battuto già alla prima vasca, l’azzurro Paltrinieri volenteroso e quinto. Troppo fast, nelle braccia e nei pensieri, anche se negli affari e nei rapporti con i funzionari di partito si fa seguire dalla mamma. «Nessun privato può offrirgli un sistema come il nostro » lo frena Yuan Haoran, il direttore del Centro. Lo hanno mandato a nuotare in Australia, lo hanno coltivato fin lì ed ecco qui: questo paese non è un albergo. Capitalista.