Roberto Giardina, ItaliaOggi 22/11/2012, 22 novembre 2012
VIVERE DA POVERI IN UN PAESE RICCO
[Anche le misure sociali tedesche sono le migliori in Europa] –
Poveri, i poveri in un paese ricco. In Germania lo è uno su cinque, circa 16 milioni, e gli sfortunati, tra gli europei più fortunati, vanno aumentando, sia pure di poco: erano il 19,7% e, alla fine di quest’anno, saranno il 19,9%. Naturalmente, nessuno soffre la fame, e tutti, se lo vogliono, hanno un alloggio, sia pure di una stanza e servizi.
I clochard in inverno avranno dove ricoverarsi, anche se alcuni di loro accetteranno l’aiuto solo quando il termometro scenderà sotto lo zero.
Le misure sociali sono sempre le migliori d’Europa, quindi del mondo: ognuno, abbia lavorato o no nella sua vita, riceve 367 euro al mese, il minimo vitale, più un alloggio con tutte le spese connesse, compresa la tv. Ma sopravvivere non è vivere. Secondo i calcoli della Ue, è povero chi ha a disposizione meno di 848 euro al mese, che sembrerà molto per chi pensa ancora in lire, un milione e 700 mila lire.
È una media comunque ingannevole. In campagna e nelle cittadine è una cifra che consente ancora un’esistenza dignitosa, ma nelle grandi città si finisce nel ghetto degli sfortunati. L’idea che si sia più poveri nelle vecchie regioni della scomparsa Ddr è vera solo in minima parte. Anzi, i poveri vanno lentamente calando all’Est, e aumentano all’Ovest.
Il record di povertà è sempre di Lipsia, dove cominciò la rivoluzione pacifica nel 1989, con il 25%, ma è quasi uguale a quella di Dortmund, nella Ruhr, un tempo il cuore del carbone e dell’acciaio, che arriva al 24,2%. E nel 2006 si era al 19%. A Hannover siamo al 22,6%, a Colonia al 20%, a Düsseldorf, considerata una delle città più eleganti del paese, al 19,2%, a Brema al 21,3%. Il trend dei cittadini poveri in confronto dei provinciali va dunque crescendo, nonostante tutte le misure adottate.
A Berlino, un bambino su tre vive sotto il limite di povertà, e la percentuale di chi vive grazie alle misure sociali è del 21,1% sui 3,5 milioni di abitanti. È l’unica capitale d’Europa più povera della media nazionale. Nel Brandeburgo, il Land che circonda la metropoli, ci si arrangia: si può anche andare a caccia e a pesca, e chi non lavora vive quasi allo stesso modo dei suoi vicini. In città si è esclusi, benché a Berlino i prezzi siano ancora abbastanza bassi: si può mangiare da un turco o da un cinese con 6 o 7 euro, ma per una famiglia di quattro persone equivale ad aver bruciato una parte considerevole dell’assegno sociale.
La disoccupazione diminuisce, siamo al livello più basso dalla caduta del Muro, sotto i 3 milioni, ma lavorare non basta per evitare la «quasi» povertà: molti hanno salari intorno ai 1.500 euro netti e, pagate tutte le spese, non si vive molto meglio di chi riceve l’assegno sociale, e non deve pensare all’affitto, al riscaldamento e a tutto il resto. Fanno eccezione solo i due grandi centri, al Nord e al Sud: Amburgo e Monaco, rispettivamente al 14,7 e all’11,8%. Ma si tratta di due tra le città più ricche d’Europa: per chi non se la cava bene, abbia un lavoro o meno, è più frustrante vivere in mezzo all’agiatezza.
Ad Amburgo, per strada si passa davanti a chioschi che vendono i soliti würstel, ma in alcuni invece di una birra si può ordinare un calice di champagne, e accanto si offrono ostriche e aragoste, o salmone affumicato. A Berlino, stanno per aprirsi i tradizionali mercatini natalizi che tanto affascinano i turisti, ma uno sarà riservato ai poveri. Si potrà comprare qualche balocco o gustare una frittella solo mostrando la tessera dell’assistenza sociale.