ItaliaOggi 19/11/2012, 19 novembre 2012
LA PUBBLICITÀ VESTE IL CONDOMINIO
Sfruttare gli spazi condominiali per fare cassa era sicuramente più semplice nel recente passato, visto che ogni intervento richiede comunque un piccolo o grande investimento di partenza per adibire gli spazi e contattare le imprese fornitrici.
Le possibilità comunque restano e si ampliano per quegli stabili situati in grandi città o in posizioni strategiche. Basti pensare alle pubblicità sulle facciate senza finestre e sui tetti dei palazzi, che, sebbene negli ultimi anni «paghino» meno, permettono di avere entrate di migliaia di euro l’anno, utili a far fronte alle spese del condomino e a lavori non previsti. Maggiori chance per i palazzi situati in punti di passaggio e ben visibili, anche se è bene verificare che non ci siano vincoli comunali per i beni storici. Alle entrate della pubblicità, bisognerà togliere le tasse comunali e i costi di installazione e manutenzione. Per circa 100 metri quadrati in una buona zona di una grande città si possono incassare 15-20 mila euro al mese, in un centro di provincia il canone scende attorno ai 2-2.500 euro. Sempre più frequente è l’affissione sui ponteggi per le ristrutturazioni delle facciate che, anziché denaro, possono ripagare i lavori stessi. Infine, nei grandi condomini, magari frequentati da «estranei» per la presenza di uffici e studi professionali, si stanno diffondendo anche le pubblicità da affissione nelle scale e negli ascensori, dove è difficile sfuggire al messaggio promozionale, ma restano poco remunerative.
Altra possibilità di guadagno è data dai canoni che le società di telefonia pagano per poter installare antenne sul tetto. Gli introiti dipendono dall’altezza del palazzo, dalla sua posizione, dalla potenza del segnale, dal tipo di utilizzo e dall’azienda a cui ci si rivolge; le cifre viaggiano sui 50 mila euro l’anno o meno, anche perché la richiesta è molto bassa visto che le zone sono quasi completamente coperte.
C’è poi la possibilità di affittare le parti comuni. È il caso soprattutto della portineria in disuso o di spazi interni che si possono adibire a parcheggio.
- L’energia che ripaga. Se si dispone di spazi vasti o si vuole coprire il tetto o facciate esposte, si può cedere il diritto si superficie a società specializzate nelle installazioni fotovoltaiche oppure decidere di investire per ripagare una quota dell’illuminazione e della bolletta elettrica del palazzo. Oppure realizzare un impianto minieolico il cui costo per singolo kW tende a crescere al diminuire della potenza installata. Circa 5 mila euro al kW per un impianto fino a 10 kW (l’energia che serve a coprire il consumo di quasi 4 appartamenti, ammortizzando la somma nel giro di 6/7 anni).
Ha una vita media di circa 20 anni e durante questo lasso di tempo minime sono le spese di manutenzione. Nei primi siti in cui è stato installato si procedeva impropriamente partendo dalle autorizzazioni: si faceva autorizzare un sito per poi scoprire che l’Enel non garantiva l’allacciamento o offriva un allacciamento lontano e molto costoso. Oggi si fa l’opposto: ci si accerta della disponibilità e della convenienza della connessione e solo dopo si richiede l’autorizzazione che, se non ci sono vincoli ambientali o paesaggistici particolari tramite la procedura semplificata, arriva entro 30 giorni. Per l’approvazione di un intervento simile è sufficiente il favore della maggioranza semplice delle quote millesimali rappresentate dagli intervenuti in assemblea.
Qualora sia un solo condomino a volere adottare l’impianto per coprire il fabbisogno elettrico del proprio appartamento, è necessario verificare che l’installazione non alteri la cosa comune e non impedisca agli altri di utilizzarla (art. 1102 cc).
In sostanza, il condomino che non disponga all’interno della sua proprietà esclusiva di spazio sufficiente per posizionare i moduli fotovoltaici, deve richiedere al condominio l’autorizzazione a collocarli sulle parti comuni.