Tancredi Cerne, ItaliaOggi 17/11/2012, 17 novembre 2012
A GOOGLE 1.800 RICHIESTE DI RIMOZIONE DEI CONTENUTI IN SEI MESI
La tendenza è ormai chiara: la sorveglianza dei governi nei confronti della rete è in aumento. Parola di Google, che ha lanciato l’operazione trasparenza mettendo online le statistiche relative alle richieste ricevute dalle autorità governative e dai tribunali di tutto il mondo per l’ottenimento di dati degli utenti e la rimozione di contenuti. È così che si scopre che nei primi sei mesi dell’anno, a Mountain View, sede della società, sono state recapitate 20.938 richieste da parte di autorità nazionali pronte a mettere le mani su informazioni relative a 34.614 utenti di Google.
Cinquemila in più rispetto soltanto a un anno prima. «Si può trattare di utenti o account utilizzati per memorizzare o fornire informazioni sui nostri servizi», hanno chiarito da Google. A fare la parte del leone, le autorità statunitensi che hanno inoltrato 7.969 richieste, incluse quelle effettuate per conto dei governi con cui gli Usa hanno sottoscritto trattati di assistenza legale reciproca. Seguono l’India con 2.319 richieste, Francia, Germania e Brasile con 1.500 ciascuna, e l’Italia con 841 domande.
Ma non sono solamente i dati degli utenti a interessare le autorità nazionali di mezzo mondo. L’immenso flusso di informazioni movimentato ogni giorno da Google è entrato nel mirino di tribunali e autorità di polizia, intervenuti per richiedere la rimozione di contenuti dai server della società. «Il numero di queste richieste si è mantenuto costante tra il 2009 e il 2011 intorno alle mille ogni semestre», ha spiegato dalle colonne del Blog ufficiale di Google, Dorothy Chou, senior policy analyst della società. «Nell’ultimo periodo, tuttavia, abbiamo notato un clamoroso balzo in avanti di queste richieste, salite tra gennaio e giugno a 1.791 (a dispetto delle 949 dello stesso periodo del 2011) per la rimozione di 17.746 elementi». Prime fra tutte, le ordinanze di tribunali per i casi di diffamazione, arrivate a pesare per quasi il 40% delle richieste di rimozione ricevute da Google. Un ulteriore 29% riguarda problemi legati alla privacy e alla sicurezza. Mentre il resto della torta si divide tra critiche ai governi (5%), furto di identità (un altro 5%), pornografia, incitamento all’odio, violenza, copyright e sicurezza nazionale.
«Negli ultimi sei mesi, il numero di richieste di rimozione di contenuti che abbiamo ricevuto in Francia è aumentato del 132% rispetto al precedente semestre, in Germania è cresciuto del 140%, in Spagna del 60%, negli Usa del 46% e nel Regno Unito del 98%», hanno sottolineato da Google. E in Italia? Secondo il Rapporto sulla trasparenza di Google, il trend mostrato dalle autorità della Penisola si è mosso in controtendenza rispetto a quello delle altre grandi economie occidentali. Nel primo semestre del 2012, le ordinanze dei tribunali italiani pervenute a Google sono calate a quota 18 rispetto alle 25 dello stesso periodo del 2011. Mentre gli esecutivi e le richieste delle autorità di polizia sono scese in un anno da 12 a 7. Risultato, nel 2012 le richieste inoltrate al colosso di Mountain View dalle autorità italiane sono calate a 25 contro le 69 domande registrate soltanto due anni prima. A fare la parte del leone, in Italia, sono state le ordinanze dei tribunali per reati di diffamazione: 14 in tutto nel primo semestre. Di queste, 4 riguardano YouTube, 5 blogger, 3 Google Gruppi e 2 il motore di ricerca tradizionale. Per questi casi, le autorità italiane hanno richiesto complessivamente la rimozione di 71 contenuti. «Abbiamo ricevuto da un privato un’ingiunzione del tribunale civile che era indirizzata alla camera dei deputati. L’ingiunzione richiedeva la rimozione di risultati di ricerca che rimandavano a pagine del sito ufficiale della camera dei deputati in presunta violazione della privacy di un privato», hanno spiegato da Google. «Non abbiamo rimosso i contenuti in risposta a tale richiesta e abbiamo indirizzato il privato al webmaster del sito della camera dei deputati. Abbiamo poi ricevuto da un privato un’ingiunzione del tribunale civile che era indirizzata a una terza parte. Abbiamo rimosso 140 risultati di ricerca che a nostro parere rientravano nell’ambito dell’ingiunzione».