Magdi Cristiano Allam, il Giornale 19/11/2012, 19 novembre 2012
L’EUROPA SMETTA DI FINANZIARE I MISSILI DI HAMAS
È del tutto inadeguata la posizione dell’Unione Europea, espressa dall’Alto rappresentante per gli Affari esteri, Catherine Ashton, in cui si legge: «Deploro la morte di civili da entrambi i lati»,«esorto Israele a garantire che la sua risposta sia proporzionata», «ho sottolineato la necessità di evitare un ulteriore peggioramento e altre perdite di vite». L’Unione Europea, che è il principale donatore dei palestinesi, può e deve cessare di finanziare Hamas, direttamente o indirettamente, per assicurare che i soldi dei cittadini europei non si trasformino in missili e razzi che mietono vittime e distruzioni tra gli israeliani costringendoli a reagireper salvaguardare il proprio legittimo e inalienabile diritto ad esistere.
Ancora una volta questa Europa, asservita alla dittatura finanziaria e relativista, mette sullo stesso piano il carnefice e la vittima del terrorismo islamico, un’organizzazione bandita dalle Nazioni Unite e dalla stessa Unione Europea che deliberatamente uccide perché pregiudizialmente nega il diritto alla vita del popolo ebraico, e la reazione dello Stato d’Israele membro delle Nazioni Unite. Hamas è messa all’indice come organizzazione terroristica anche da Stati Uniti, Canada e Giappone, mentre Gran Bretagna e Australia hanno bandito l’ala militare di Hamas, le Brigate Ezzedin Al Qassam.
Dopo che il 14 giugno 2007 i miliziani di Hamas, scatenando una guerra fratricida con decine di morti tra le file delle forze leali all’Autorità nazionale palestinese, annunciarono la «seconda liberazione della Striscia di Gaza», dopo quella che sarebbe avvenuta nel 2005 quandoin realtà ci fu il ritiro unilaterale israeliano, anche il presidente Abu Mazen bollò Hamas come un’organizzazione terroristica.Solo l’Iran e la Siria hanno finora riconosciuto il governo di Hamas a Gaza.
Eppure i nostri soldi continuano ad arrivare ad Hamas sotto coperture diverse. Dal 2000 al 2009 l’Unione Europea ha complessivamente donato 3.356,39 milioni di euro ai palestinesi.
Se consideriamo il totale delle donazioni europee nel 2011, che ammontavano a 459,34 milioni di euro, di essi 142,88 milioni erano destinati all’Unrwa, l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati, 145 milioni erano finanziamenti diretti, 48,63 milioni erano per ulteriori aiuti umanitari, solo 22 milioni per lo sviluppo delle infrastrutture e appena 11 milioni per il settore privato. Questi soldi affluiscono ovviamente anche ai profughi e ai bisognosi residenti a Gaza che sottostanno alla dittatura di Hamas. Che arrivino soldi europei anche ad Hamas lo si evince da un comunicato stampa dell’Unione Europea del 12 novembre 2012 in cui si annuncia che «l’Unione Europea, l’Olanda e la Svezia hanno contribuito con 19 milioni di euro al pagamento degli stipendi e delle pensioni di ottobre di circa 84.200 palestinesi della Cisgiordania e della Striscia di Gaza». E poi ci sono i soldi degli sceicchi del petrolio, i principali finanziatori dei Fratelli Musulmani, a cui appartiene Hamas. Il 2 novembre scorso, in occasione della sua visita a Gaza, l’emiro del Qatar Hamad bin Khalifa al-Thani ha regalato ad Hamas 254 milioni di euro. Infine Hamas riceve dall’Iran degli ayatollah soldi e armi, compresi i razzi e i missili con cui uccide gli israeliani.
Se Hamas avesse avuto a cuore la sorte dei palestinesi, avrebbe potuto utilizzare i generosi aiuti europei e arabi per emanciparli economicamente, in un contesto tragico in cui a Gaza il 75% delle famiglie vive al di sotto della soglia della povertà. Invece Hamas ha utilizzato i nostri soldi per procurarsi armi. Si stima che su una popolazione di 1,4 milioni di abitanti, a Gaza ci siano circa 400mila armi da fuoco.
Ebbene, ora che abbiamo la certezza che Hamas dispone di missili in grado di colpire Tel Aviv e Gerusalemme, consapevoli della volontà di annientare fisicamente il popolo ebraico come afferma nel suo Statuto, diciamo basta a continuare a renderci conniventi di un’organizzazione che consideriamo ufficialmente terroristica.