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 2012  novembre 21 Mercoledì calendario

IN TRE ANNI 1.500 FERITI ECCO LA «MATTANZA» DI POLIZIA E CARABINIERI

[No global, anarchici, ultrà: nel mirino sono sempre i soldati blu In 357 finiti in ospedale per gli scontri in val di Susa coi No Tav] –
Chi difende i difensori? Da Nord a Sud dilaga la mattanza delle divise. Nelle piazze, intorno agli stadi, a ridosso dei cantieri o dei cen­tri di accoglienza per gli immi­grati. Ecco i numeri della caccia allo sbirro scatenata negli ulti­mi tre anni. Cifre e statistiche da brivido che contano oltre 1.500 uomini delle forze dell’ordine feriti per lo più negli scontri coi teppisti «ideologizzati», a cui vanno aggiunti quelli inglobati nelle statistiche del corpo a cor­po con gli ultras. Il punto più cruento si è verificato tra il 27 giugno e il 3 luglio 2011 in Val di Susa con la guerra innescata dai manifestanti No Tav: oltre 250 feriti tra poliziotti e carabinieri. Vanno calcolati altri 25 per i taf­ferugli del 29 febbraio e del 22 e 30 luglio 2012. Dall’apertura dei cantieri, in totale, il numero dei soldati blu spediti all’ospe­dale s’è cristallizzato su 357 uni­tà. Un autentico massacro, im­punito, una vergogna senza pre­cedenti al mondo.
Nel 2011 sono state 10.461 le manifestazioni in cui sono stati impegnati i reparti Celere di tut­t’Italia. Guerriglia urbana a Ro­ma a metà ottobre per gli scon­tri in piazza San Giovanni ( 71 fe­riti tra carabinieri e poliziotti, due colpiti da infarto) a margi­ne della manifestazione per i 111 anni della fondazione della Lazio con 14 feriti (9 gennaio) e per i tafferugli con gli ultrà della Roma (19 febbraio) con otto agenti al pronto soccorso. In mezzo, la battaglia per la prima alla Scala di Milano con 13 cele­rini presi a sassate e sprangate. Alta tensione anche a Genova (10 contusi), a Napoli e Santa Maria Capua Vetere per incon­tri ravvicinati del terzo tipo con comitati antiruspe nei primi me­si del 2011. Sempre all’ombra del Vesuvio la polizia è stata massacrata per difendere la se­de di Equitalia ( 11 maggio 2012, 12 celerini picchiati a spranga­te) e nel fallito assalto all’ufficio immigrazione della Questura, quando le strade del rione Gian­turco si trasformarono in una succursale in sedicesimi della striscia di Gaza, con cassonetti incendiati e lanci di sassi sugli u-boot azzurri. In venti si sono fatti refertare.
Quella delle rivolte degli im­migrati – si scopre leggendo le relazioni interne al Viminale- è una delle aree sensibili nella ge­ografia della tensione. Scontri si sono verificati a Roma (30 lu­glio 2011, otto feriti), a Bari (1 agosto 2011, 34 poliziotti pic­chiati), Lampedusa (5 settem­bre 2011, 2 agenti contusi), Brin­disi (30 settembre 2011, 11 me­dicati), Ragusa (1 settembre 2012, 4 poliziotti e un carabinie­re feriti) e Caltanissetta (24 set­tembre 2012, tre poliziotti feri­ti). Non si sono risparmiati maz­zate e lanci di molotov i celerini intervenuti per contenere le ma­nifestazioni di violenza esplose durante i cortei organizzati dai centri sociali. A Venezia, ad esempio, il 17 settembre 2011, due poliziotti e un carabiniere li hanno raccattati a terra. Le foto girate su internet li mostrano sotto attacco di un gruppo di fa­cinorosi che li colpiscono a cal­ci sui caschi e allo stomaco. Sul fronte lavoro, la situazione non è più tranquilla. Nel solo 2011, si fermano a 2.431 le manifestazio­ni a carattere sindacale e 103 quelle su tematiche sociali-abi­tative. A Roma, per passare a quest’anno, il 10 settembre, gli scontri di piazza tra forze dell’or­din­e e operai per la chiusura del­l’azienda Alcoa hanno portato al ferimento di 15 agenti, men­tre a Piacenza, il 5 novembre scorso, 4 agenti sono stati refer­tati dopo il corteo di protesta dei facchini davanti l’Ikea. Ci sono poi tantissimi casi fuori regi­stro, come quello di Velletri (21 novembre 2011) quando sei po­liziotti e due carabinieri hanno abbandonato a braccia il cam­po pe­rché picchiati da un grup­po di balordi che avevano deva­stato l’aula del tribunale dopo una sentenza di condanna per pedofilia.
Una statistica di lacrime e san­gue destinata a crescere per l’inerzia e la codardia delle isti­tuzioni. Sul fronte ultras, oltre al­le centinaia di «contusi», nel 2010 si contano 62 feriti, 77 nel 2011 mentre fino ad ora, per il 2012, son passati dai nosocomi 35 difensori dello Stato che lo Stato non difende. Per l’imme­dia­to futuro si preannuncia ulte­riore violenza sfruttando mani­festazioni contro la povertà e la crisi economica che appena un anno fa non sembravano riscuo­tere grande appeal da parte dei professionisti della piazza. Su blog e forum antagonisti impaz­za il passaparola. L’aria è cam­biata, attendiamo il morto e che a fischiare torni il vento.