Francesco De Dominicis, Libero 21/11/2012, 21 novembre 2012
Stracciare il contratto firmato coi sindacati meno di un anno fa. E subito dopo passare all’attacco con prepensionamenti obbligatori e cassa integrazione
Stracciare il contratto firmato coi sindacati meno di un anno fa. E subito dopo passare all’attacco con prepensionamenti obbligatori e cassa integrazione. Ridurre il costo del lavoro, per le banche italiane, è una vera e propria ossessione. L’obiettivo è noto: su 330mila addetti circa 20mila sono di troppo. La strategia è sostanzialmente definita e potrebbe essere ulteriormente limata, oggi, al direttivo dell’Associazione bancaria in programma a Milano. Dove si parlerà anche della questione "esodati" (le banche ne hanno in ballo più di 10mila) e della riforma delle pensioni del ministro del Lavoro, Elsa Fornero. Due mine che pesano sui bilanci del mondo bancario. Di qui, l’intenzione di prendere in mano l’accetta per tagliare drasticamente il costo del lavoro, ritenuto più alto rispetto alla media europea. L’idea di fondo è annullare la piattaforma contrattuale firmata solo a gennaio scorso e tuttavia ritenuta obsoleta perché non più «compatibile con il quadro di riferimento» si legge in un documento riservato di palazzo Altieri. Dito puntato contro la crisi finanziaria e la recessione che hanno «repentinamente» modificato le carte in tavola. Ma cambiare le regole non basta e allora la prima mossa dei big del credito è mandare a casa un bel po’ di colletti bianchi: lo strumento individuato è il fondo esuberi (prepensionamenti), finora attivato solo su base volontaria. Adesso, invece, i vertici degli istituti pensano a un meccanismo «obbligatorio». Su questi aspetti i banchieri hanno già dato ampio mandato al presidente Abi, Giuseppe Mussari, e a Francesco Micheli (IntesaSanpaolo), responsabile della task force incaricata di dialogare con le sigle del settore. E porta proprio la firma di Micheli l’ultima proposta shock che a stretto giro sarà messa sul tavolo delle trattative: trasformare gli addetti che operano nelle oltre 35mila agenzie sparse sul territorio nazionale in veri e propri agenti commerciali, introducendo, nel recinto bancario, una figura nota in altri settori come le assicurazioni. Un nuovo contratto di lavoro specifico per venditori che preveda uno stipendio con una quota fissa e una quota variabile, legata cioè alla quantità di prodotti (conti correnti, prestiti e investimenti) "piazzati" allo sportello. Il che impone più di una riflessione sull’evoluzione che potrebbe avere il rapporto con le banche, che si dovrebbe fondare sulla fiducia da parte dei clienti. Vendere un materasso in televisione, insomma, non è come maneggiare i quattrini dei risparmiatori o il credito degli imprenditori. Un progetto ambizioso, quello dell’Assobancaria. Che d’ora in avanti potrà contare anche sul sostegno politico di Federcasse. L’associazione che rappresenta il credito cooperativo ha un contratto diverso per i propri dipendenti e finora non ha mai seguito certe vicende. Il presidente di Federcasse, Alessandro Azzi, però, ha assicurato l’appoggio a Micheli garantendogli che le bcc si adegueranno alle scelte di mamma Abi.