Michele Serra, la Repubblica 21/11/2012, 21 novembre 2012
L’urlo di Sgarbi, come l’urlo di Tarzan, è oramai un classico. Lo si può reperire, nei suoi periodici aggiornamenti, in quegli sfiziosi colonnini (in genere in basso a destra) dei quotidiani online, tra l’alligatore che attraversa sulle strisce, il clamoroso autogol del campionato bulgaro, la starlette con le tette fuori controllo, lo scimpanzé pittore, il wurstel più lungo del mondo
L’urlo di Sgarbi, come l’urlo di Tarzan, è oramai un classico. Lo si può reperire, nei suoi periodici aggiornamenti, in quegli sfiziosi colonnini (in genere in basso a destra) dei quotidiani online, tra l’alligatore che attraversa sulle strisce, il clamoroso autogol del campionato bulgaro, la starlette con le tette fuori controllo, lo scimpanzé pittore, il wurstel più lungo del mondo. Curiosità da cliccare nei momenti d’ozio, entertainment futile, sguardo divertito sul bestiario mediatico. Però poi dispiace, dopo i pochi secondi di spasso, avere approfittato di un problema altrui - la nevrastenia è un disturbo certificato - per puro svago, e si riflette sul fatto che la società dello spettacolo rende cinici. E così come l’autore del rovinoso autogol bulgaro, o l’alligatore che traversava sulle strisce perché magari aveva smarrito la strada di casa, anche Sgarbi avrebbe bisogno di soccorso e non di essere esibito nei talk show come un fenomeno da circo. Va detto che sono i conduttori (l’ultimo caso riguarda la pur cortese Cristina Parodi) che dovrebbero dare il buon esempio. E non lo fanno. Invece di dirgli "si curi, a noi dispiace vederla così", lei gli ha detto: "grazie Vittorio". Ma grazie di che? E non ci dovrebbe essere sempre un medico, in studio?