Roberto Turno, Il Sole 24 Ore 21/11/2012, 21 novembre 2012
AVANTI AL RITMO DI 5 LEGGI E 4 FIDUCIE AL MESE
Cinque leggi al mese targate palazzo Chigi e quasi quattro fiducie ogni trenta giorni, con i decreti che l’hanno fatta da padrone per un anno intero. Tra le curve pericolose dello spread e la montagna da scalare del debito pubblico, i primi 365 giorni da premier di Mario Monti sono stati scanditi da una navigazione parlamentare sul filo dell’urgenza. Con le mediazioni sempre in bilico nella "strana maggioranza" che lo sostiene e un bicameralismo perfetto che alla prova dei fatti è risultato in qualche modo meno "perfetto", scardinato da voti di fiducia a ripetizione e da leggi che sotto i colpi di maglio della crisi talvolta sono arrivate in porto in poco più di una settimana. Già era accaduto con Berlusconi e Tremonti. Ma con Monti è diventato sistema. Il decreto "salva Italia", che per inciso ha portato con sé anche la riforma delle pensioni e il pasticcio degli esodati, è il campione dell’era del Professore in Parlamento.
Che arrivi o meno un Monti bis, la legislatura ormai agli sgoccioli ci consegna almeno numericamente un bilancio legislativo del «Monti 1» di tutto rispetto. Un bilancio non ancora concluso, per intenderci. Di qui a fine anno, il puzzle delle leggi montiane deve essere completato, anche se sempre più il ruolo del Parlamento, ovvero gli emendamenti fortissimamente voluti dai partiti tanto più in una fase pre elettorale, si fa sentire. La legge di stabilità su cui domani ci saranno altri 3 voti di fiducia, è l’ultimo esempio dei cambiamenti imposti dai partiti che hanno cambiato volto alla manovra. Proprio l’ex legge Finanziaria, ma anche il decreto sviluppo bis, o il colpo d’accetta ai costi della politica locale e il riordino (leggi: taglio, ma non del tutto) delle Province, saranno gli ultimi importanti colpi di coda in Parlamento del Governo dei professori. Una conferma del procedere parlamentare di questi mesi: legge di stabilità a parte, quel che resta di decisivo da incassare sono i decreti legge. La vera arma usata da Monti nei dodici mesi da premier, dalla prima fiducia del Senato del 17 novembre e da quella della Camera del 18 novembre di un anno fa.
Intanto i "compiti a casa" il Professore può vantarsi con l’Europa di averli fatti, eccome. Piacciano o non piacciano. Anche imperfetti e sbagliati, a volte svolti con timidezza o frenati dalla lobby. O contestati come la riforma del mercato del lavoro (la sola arrivata senza decreto ma varata con grande rapidità) che ha spaccato partiti e parti sociali. Ma può dire, Monti, che l’Europa ha gradito, sicuramente gli italiani molto meno. A partire dall’ingordigia di tasse con i record della super Imu e delle mega addizionali Irpef.
Le leggi governative arrivate al traguardo in 12 mesi di Monti sono state 63, ma solo 43 sono farina del sacco del Governo dei Professori, le altre sono eredità di Berlusconi. Semplificazioni, le prime dosi massicce di spending review, la museruola e i tagli alla spesa sanitaria e a quella sociale. I tentativi di rilancio dell’economia e di sostegno alla crescita da tutti riconosciuti insufficienti, digitalizzazione del paese. E poi il ruolo svolto nella mediazione per la legge sull’anticorruzione, ancora però insufficiente. Tutto questo mentre sul binario morto delle leggi non fatte, ne vanno annoverate almeno due che il Cavaliere avrebbe tanto voluto ma su cui Monti non s’è speso: intercettazioni telefoniche e biotestamento.
Gli aridi numeri parlamentari di un anno di Monti raccontano anche di un primato in qualche parte inatteso: quest’anno le leggi hanno ripreso a crescere. Dopo le 73 del 2010 e le 70 del 2011, nel 2012 hanno raggiunto in totale in un anno quota 89 (90 con quella di ieri sul condominio). Accanto alle 63 di matrice governativa (il 70,7% di tutte quelle del 2012), hanno ripreso smalto le leggi di iniziativa parlamentare, chissà se nel segno del "fine Legislatura". Leggi spesso minori, ma che intanto riacquistano percentuali: sono state 26, il 29% del totale. Ma al top restano le 32 ratifiche (36%) e i 26 decreti legge (29%). La legislatura dal 2008 ha prodotto finora 359 leggi (6,6 al mese) col primato ben saldo dei due Governi che si sono succeduti: il 78 per cento. Altre ne arriveranno prima della chiusura dei battenti di Camera e Senato, ma non tanto da sfidare le 906 leggi del 1996-2001: allora la produzione di norme grandi e piccine era di quasi 15 leggi al mese, anche perché si scontò la conversione di poco meno di 100 decreti in sospeso anche da anni. Quasi il triplo di leggi rispetto ad oggi, anche se il bicameralismo era perfettissimo e fare una legge in sette giorni sarebbe stato un azzardo da richiesta di dimissioni.