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 2012  novembre 21 Mercoledì calendario

IL REDDITEST PENALIZZA LE FAMIGLIE PIÙ MODESTE

Con il nuovo strumento informatico, la luce verde scatta spesso in presenza di redditi superiori a 30mila euro, se non ci sono spese di importo rilevante per lavoratori domestici, spese di viaggio, spese per vacanze, per il tempo libero e la cura della persona. Scatta invece la luce rossa e, di conseguenza, viene segnalata l’incoerenza, in caso di spese rilevanti per rate di mutuo, vacanze e altre spese particolari. Un peso specifico hanno anche gli investimenti effettuati, che "gonfiano" il presunto reddito stimato, mentre, al contrario, i disinvestimenti riducono il presunto reddito stimato dal prodotto informatico. E, in generale, a rischiare di più la luce rossa sono i redditi bassi che, evidentemente, scontano una minor capacità di spesa a fronte però di costi di vita basilari difficilmente comprimibili.
Il nuovo Redditest "fai da te", stile famiglia, ha scoperto le carte. Il nuovo strumento informatico serve per controllare se le spese sostenute nell’anno (in questo caso nel 2011) sono coerenti con i redditi familiari, dichiarati o da dichiarare. Se i redditi sono coerenti, cioè danno un risultato superiore a quelli stimati dal Redditest, scatta il verde e il contribuente ha superato l’esame. Scatta invece il rosso se i redditi sono incoerenti, cioè più bassi dei redditi dichiarati o da dichiarare.
Il segnale rosso indica che il reddito non è coerente con le spese sostenute. In questo caso, spetta al contribuente cogliere il segnale di allarme e verificare se ha omesso dei redditi o se ha indicato in modo sbagliato qualche elemento. Lo strumento informatico Redditest, disponibile da ieri sul sito dell’agenzia delle Entrate, fornisce una prima stima di coerenza tra il reddito dichiarato e la capacità di spesa del nucleo familiare.
Nel Redditest sono rilevanti gli acquisti effettuati, le spese sostenute da tutti i componenti della famiglia, la composizione del nucleo familiare, l’area geografica di residenza, i risparmi e gli incrementi patrimoniali. Resta fermo che la mancata coerenza può avere mille giustificazioni, come eredità o donazioni, precisando che se uno non è evasore e spende quello che guadagna o ha risparmiato non ha nulla da temere.
La sua funzione è soprattutto di ordine psicologico, nel senso che se il risultato è incoerente rispetto alla capacità di spesa, si accende la cosiddetta luce rossa, e il contribuente potrebbe essere "stimolato" a dichiarare di più, e, quindi, agevolare lo sviluppo della "tax compliance", cioè l’adesione spontanea dello stesso contribuente agli obblighi fiscali. Il Redditest individua 7 macro-categorie di spesa: abitazione, mezzi di trasporto, assicurazione e contributi, istruzione, tempo libero e cura della persona, spese varie, investimenti immobiliari e mobiliari netti.
Occorre precisare che il Redditest non è uno strumento automatico per effettuare gli accertamenti nei confronti dei contribuenti che risultano incoerenti, anche perché il contribuente ha diritto a un doppio contraddittorio. Gli uffici dell’agenzia delle Entrate devono infatti dialogare con il contribuente in fase preventiva, chiedendo di fornire chiarimenti e di integrare, con i dati in suo possesso, le informazioni a disposizione dell’amministrazione. L’eventuale seconda fase può servire per definire la ricostruzione del reddito in adesione con lo stesso contribuente. In questo modo, il contribuente può sempre fornire la prova contraria prima della quantificazione della pretesa fiscale.
Al Redditest, che, si ripete, fornisce una prima stima di coerenza tra il reddito dichiarato e la capacità di spesa del nucleo familiare, si aggiungono i due nuovi strumenti induttivi introdotti con effetto dai redditi del 2009 per controllare i redditi delle persone fisiche: lo spesometro e il nuovo redditometro. Con l’accertamento sintetico "puro", detto spesometro, si "pesano" le spese effettuate dalla persona fisica, basandosi sul fatto che le spese devono essere finanziate dal reddito della persona fisica. Insomma, se una persona spende 100mila euro in un anno, ai fini dei redditi, deve dichiarare almeno tanto quanto spende.
Con l’accertamento mediante il cosiddetto redditometro, si individuano elementi di capacità contributiva che dovrebbero "misurare", in base a determinati coefficienti, la sostenibilità delle stesse spese nel tempo. Sarà un apposito decreto che indicherà le spese sulle quali si dovrà basare la stima di reddito attribuibile alla persona fisica.