Sara Ficocelli, il Venerdì 16/11/2012, 16 novembre 2012
PESCE LEONE
Nelle acque dell’Atlantico e del Mar dei Caraibi si aggira un alieno: si chiama Pterois, detto pesce leone (o pesce scorpione), ed è un meraviglioso animale del Pacifico, richiesto dagli acquariofili per la sua bellezza, nonostante la cresta di aculei velenosissimi. A partire dagli anni 80, però, molti americani hanno cominciato a ributtare in mare i loro pesci leone (appartenenti alle diverse specie del genere Pterois). Colpa delle dimensioni e della voracità, evidentemente sottovalutate: un pesce leone può raggiungere il mezzo metro di lunghezza e divorare fino a venti pesciolini al giorno.
Così è iniziata l’invasione dell’Atlantico: tra le caratteristiche di questo pesce tropicale c’è infatti anche la grande fertilità della femmina, che depone ogni due mesi un migliaio di uova. Da qualche anno i pescatori di Florida e Caraibi trovano perciò nelle loro reti molti esemplari di questi pesci, mentre tutti gli altri si sono ridotti drasticamente.
Lo zoologo Mark Hixon, dell’Università dell’Oregon, spiega perché: un singolo pesce leone può divorare in mezz’ora anche venti pesci cardinale, donzella o pappagallo (e in cinque settimane ridurre del 79 per cento la fauna ittica del suo habitat) perché le specie native dell’Atlantico non riconoscono il nuovo arrivato come un pericolo e gli si avvicinano incautamente, finendo ingoiati. «La diminuzione degli altri pesci nelle zone invase dagli Pterois sta inoltre facendo aumentare le alghe e diminuire i coralli» dice Silvia Lavorano, responsabile del Dipartimento specie tropicali dell’acquario di Genova. Si è così deciso di correre ai ripari e già da un paio di anni il Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration) ha promosso la Eat Lionfish Campaign, una campagna volta a incoraggiare il consumo di pesce leone. Certo, è meglio evitarne l’uso in versione sushi, potenzialmente tossico, ma lo si può cuocere in molti modi: la fondazione ambientalista Reef Environmental Education Foundation ha pubblicato addirittura un libro di ricette, il Lionfish cookbook, i cui ricavati finanziano progetti di ricerca sulla specie,
Per ora, a dire la verità, i pesci leone resistono, ma gli ambientalisti non perdono le speranze. «Gli umani sono i predatori più efficienti» commenta la Lavorano. «I pesci leone hanno una carne non pregiatissima ma gustosa, e la cottura annienta il veleno». Riusciremo a mangiarne abbastanza prima che loro si mangino tutti gli altri pesci?