Stefano Rizzato, La Stampa 21/11/2012, 21 novembre 2012
ADDIO PELLICOLA, IL CINEMA È DIGITALE
Dischi e cassette non gli bastavano. Il digitale è pronto a divorare anche le «pizze» e i film in pellicola. Che smetteranno di esistere – con l’ennesimo «switch off» – dal 1° gennaio 2014, quando le nuove uscite saranno distribuite nei cinema solo in formato digitale. E diremo addio al rumore della pellicola nel proiettore e alle inconfondibili sgranature sullo schermo.
Una vera e propria rivoluzione, che per altro è già in corso. In Italia, la sostituzione dei vecchi proiettori è avvenuta in poco più di metà delle sale: a fine ottobre, 1950 dei 3814 schermi erano già digitali. Il cambiamento galoppa più spedito in Gran Bretagna e Francia, dove si sono adeguate quasi nove sale su dieci. Nel complesso, in Europa sono già digitali due schermi su tre.
In ritardo sembrano essere innanzitutto i Paesi maggiormente investiti dalla crisi economica. Spagna e Grecia sono anche più indietro dell’Italia. Il perché è presto detto: la rivoluzione ha un prezzo non da poco. «Un proiettore digitale costa tra i 50 e i 90 mila euro», spiega Antonio Sancassani, titolare di una delle rarissime monosale rimaste a Milano, il cinema Mexico. «Adeguarsi alla novità significa fare un investimento consistente. Alla portata più delle grandi multisale che dei cinema più piccoli».
L’aggiornamento tecnologico rischia di accelerare un fenomeno che ha già trasformato le nostre città: il moltiplicarsi dei cineplex in periferia e la scomparsa delle sale dai centri storici.
«Prevedo la chiusura di più di un esercizio - dice ancora Sancassani -. In pericolo sono soprattutto i cinema con due o tre sale, che magari avevano appena investito per aumentare il numero di schermi e che ora si trovano di fronte a un’altra grossa spesa. Con il rischio di veder poi arrivare un’altra tecnologia più nuova e dover cambiare ancora tutto».
Per ammortizzare i costi, i cinema possono accedere a un credito d’imposta fino al 30% delle spese sostenute e ad altre agevolazioni decise su base regionale. In più le «major», le grandi case produttrici, offrono piccoli contributi come incentivo a convertirsi al digitale.
«Ma i conti non tornano - sostiene Lionello Cerri, presidente Anec, l’Associazione nazionale esercenti cinema -. I vantaggi di questa rivoluzione, che è stata decisa a livello mondiale, restano soprattutto dal lato dell’industria cinematografica. Distribuire un film in pellicola costa tra gli 800 e i mille euro per ogni copia, con il digitale i costi si abbassano notevolmente».
Anche per gli esercenti potrà esserci qualche beneficio. «Dal punto di vista tecnico – spiega Cerri – il digitale renderà più semplice variare la programmazione». La questione dei costi però rimane e l’investimento iniziale è solo uno degli ostacoli. «L’altro problema è che i nuovi proiettori diventano subito obsoleti, mentre quelli vecchi duravano anche 30 o 40 anni - dice Cerri -. Tanti cinema sono già spariti dai nostri centri storici. Vederne altri spegnersi sarebbe un fallimento sul piano culturale e sociale».
Il guaio è che a oscillare sopra i grandi schermi c’è un’altra potenziale batosta: lo sbarco anche in Italia di Netflix, l’azienda americana che offre film e serie tv in streaming, da vedere direttamente sul proprio computer. Il servizio – legale e senza limiti – prevede un abbonamento mensile di 7 dollari e 99 (meno di un singolo biglietto del cinema) e ha già superato i 30 milioni di utenti in tutto il mondo.
Già disponibile in Stati Uniti, Canada e America Latina, quest’anno Netflix ha iniziato a colonizzare anche l’Europa ed è approdato prima in Gran Bretagna e Irlanda, poi – il mese scorso – anche in Svezia, Danimarca, Norvegia e Finlandia.
L’assalto al mercato italiano non ha ancora una data e l’azienda, che pure non fa misteri di voler rendere il servizio globale, nega di avere altre inaugurazioni in vista. Un paio di settimane fa, ha però lasciato un indizio sul proprio sito, dove è apparso un annuncio di lavoro per «Language specialist», dedicato cioè a traduttori dall’inglese ad altre lingue. Incluso l’italiano.
Segno che l’arrivo di Netflix anche da noi, per quanto non imminente, non è neppure così lontano. E che il cinema, quando avrà finito di rifarsi il look, avrà di fronte una nuova sfida: quella di sopravvivere a Netflix.