FB, bacheca di Adriano Sofri, 21 novembre 2012
Avrei voluto tornare a Mozia (Trapani), a rivedere il bellissimo efebo con la mano che gli ghermisce un fianco (è la sua mano, ma la mutilazione l’ha resa misteriosamente altrui)
Avrei voluto tornare a Mozia (Trapani), a rivedere il bellissimo efebo con la mano che gli ghermisce un fianco (è la sua mano, ma la mutilazione l’ha resa misteriosamente altrui). Però l’efebo, che era stato mandato a Londra per le Olimpiadi, è andato negli Stati Uniti, al Getty di Malibu, e successivamente a Cleveland, dove resterà fino al 2014. Avete letto bene: fino al 2014. Un viaggetto di un paio d’anni per quel presunto auriga. Allora ho dirottato di poco il mio viaggio fino a Castelvetrano, per vedere l’efebo di Selinunte. Sono arrivato poco dopo l’una, il museo era chiuso e annunciava la riapertura alle 15, ho gironzolato e alle 15, puntualmente, hanno aperto, sono entrato e ho letto un minuscolo cartello sul tavolo della bigliettaia: “L’efebo di Selinunte si trova a Shanghai”. Ho pensato che faremo una gran figura all’Esposizione universale, e che potrebbero scriverlo anche sul portone del museo chiuso. Era ancora presto, e sono andato a Mazara del Vallo, a rivedere il Satiro danzante. Che però è anche lui a Londra, alla Royal Academy, e anche lì sarà un figurone. Per fortuna, fino al tramonto, era aperto il parco archeologico di Selinunte, e ho potuto passeggiarci da solo come un viaggiatore del ’700, e poi andare a guardare il tramonto dalla spiaggia di Jojò: magnifico, sole mare cielo e templi. Eccitato da tanta bellezza, la mattina dopo sono andato al Museo archeologico di Palermo, dove sono custodite le meravigliose metope di Selinunte, però è chiuso per restauri, che avrebbero dovuto essere completati a dicembre, ma non ce l’hanno fatta e dureranno, mi hanno detto, “ancora qualche mesetto”. Che è già meglio di qualche mese, il mesetto. Allora, non vi spazientite, sono partito alla volta di Cefalù, a rivedere il sorriso dell’ignoto marinaio. Non occorre che vi dica che il museo Mandralisca era chiuso, per dei lavori “elettrici”. C’era un signore gentile, gli ho chiesto come mai non avessero diffuso la notizia, mi ha detto che in effetti, non l’hanno diffusa. (Ehi, non l’hanno scritto nemmeno nel sito ufficiale del Museo: acqua in bocca). Non c’è niente di più emozionante di un viaggio in Sicilia: non c’è praticamente un solo punto in cui non ci sia qualcosa da vedere.