20 novembre 2012
APPUNTI PER GAZZETTA - IL NUOVO REDDITOMETRO
ROMA - Dichiarazioni dei redditi incoerenti in oltre il 20 per cento dei casi. Lo comunica il direttore delle Entrate Attilio Befera: "da una simulazione sull’intera platea delle famiglie, oltre 4,3 milioni (circa il 20%)" delle dichiarazioni dei redditi "risultano non coerenti", dice. In particolare "tra le diverse categorie di reddito il tasso di irregolarità è maggiore nel reddito di impresa e nel reddito di lavoro autonomo". Di più: quasi un milione di famiglie dichiara redditi pressochè nulli "molti vicini allo zero".
I dati sono stati comunicati durante la conferenza stampa di presentazione dei criteri del nuovo accertamento sintetico - il nuovo redditometro - che è già pronto e in attesa di approvazione del decreto ministeriale. "A gennaio sarà utilizzabile", ha aggiunto Befera, dicendo che verrà utilizzato "con la massima cautela e soltanto per differenze eclatanti" tra le spese e i redditi dichiarati.
"Il metodo - spiega l’Agenzia delle Entrate - ha evidenziato altresì fenomeni riconducibili a locazioni omesse, o parzialmente dichiarate, nonchè a redditi in nero di lavoratori dipendenti. Il nuovo strumento dà però la possibilità al contribuente di dare spiegazioni. La non coerenza non è automaticamente rappresentativa di un evasione. Il contraddittorio infatti potrebbe portare la non coerenza a coerenza oppure ridimensionare l’incoerenza". Inoltre, "il nuovo accertamento sintetico rende obbligatorio il dialogo con il contribuente mediante il contraddittorio".
Da oggi è disponibile online il "redditest" il software messo a punto dall’Agenzia delle Entrate per verificare la coerenza tra reddito familiare e spese sostenute. E’ possibile scaricarlo dal sito dell’agenzia sul proprio pc senza lasciare alcuna traccia sul web: "Un prodotto informatico di ausilio all’autodiagnosi per i contribuenti" dice l’Agenzia delle Entrate secondo cui "serve ad orientare circa la coerenza del proprio reddito familiare rispetto alle spese sostenute nell’anno".
Una volta compilato, il redditest mostrerà una sorta di semaforo: la luce verde darà un messaggio di coerenza, mentre il semaforo rosso segnalerà l’incoerenza tra reddito familiare dichiarato e spese sostenute. Per dare inizio al test occorre indicare la composizione della famiglia, il Comune di residenza e vanno poi inserite le spese più significative sostenute dal nucleo familiare durante l’anno.
(20 novembre 2012)
L’AGENZIA DELLE ENTRATE
Befera: «Incoerenti il 20% delle dichiarazioni
un milione famiglie a reddito zero, ma spende»
Online il «Redditest» per l’autodiagnosi. Nel redditometro 100 voci, dalla barca ai cavalli. «Mezzo per trovare gli evasori»
Una famiglia su cinque - 4,3milioni di nuclei circa - sostiene spese «incoerenti» con il proprio reddito. Mentre in un milione circa di casi la contraddizione è a dir poco sospetta: forti spese a fronte di redditi dichiarati quasi nulli, «vicini allo zero». Sono questi i risultati emersi da una simulazione sull’intera platea delle famiglie italiane, secondo quanto riportato dal direttore dell’ Agenzia delle Entrate, Attilio Befera. Secondo la simulazione, tra le diverse categorie di reddito il tasso di irregolarità è maggiore nel reddito di impresa e nel reddito da lavoro autonomo.
REDDITOMETRO - Lo strumento per indagare le ragioni dell’incoerenza delle dichiarazioni sarà il nuovo redditometro. «È già pronto, e siamo in fase di approvazione del relativo decreto ministeriale e quindi sicuramente a gennaio sarà utilizzabile» ha detto Befera riconoscendo che si tratta di uno strumento per «stanare l’evasione» ma che sarà utilizzato «con la massima prudenza e soltanto per differenze eclatanti» tra le spese e i redditi dichiarati.
REDDITEST - I contribuenti possono intanto scaricare dal sito dell’Agenzia il ReddiTest: il software che misura la compatibilità tra reddito familiare e spese sostenute. È una sorta di autodiagnosi che coglie le principali caratteristiche che incidono sul tenore di vita e aiuta le famiglie a verificare la coerenza della propria dichiarazione prima che possa scattare un eventuale accertamento
ReddiTest è un software che consente ai contribuenti di valutare la coerenza tra il reddito familiare e le spese sostenute nell’anno.
Per utilizzare il programma è necessario scaricare il software e inserire i dati richiesti. Le informazioni, quindi, restano sul proprio computer, senza lasciare alcuna traccia sul web.
Nel ReddiTest devono essere inizialmente indicati la composizione, il reddito e il comune di residenza della famiglia, e, successivamente, le spese sostenute nell’anno, suddivise in 7 categorie: abitazione, mezzi di trasporto, assicurazioni e contributi, istruzione, tempo libero e cura della persona, altre spese significative, investimenti immobiliari e mobiliari.
E’ possibile in qualsiasi momento modificare o integrare le informazioni riportate.
SCARICA IL REDDITEST
ReddiTest è un software che consente ai contribuenti di valutare la coerenza tra il reddito familiare e le spese sostenute nell’anno.
Per utilizzare il programma è necessario scaricare il software e inserire i dati richiesti. Le informazioni, quindi, restano sul proprio computer, senza lasciare alcuna traccia sul web.
Nel ReddiTest devono essere inizialmente indicati la composizione, il reddito e il comune di residenza della famiglia, e, successivamente, le spese sostenute nell’anno, suddivise in 7 categorie: abitazione, mezzi di trasporto, assicurazioni e contributi, istruzione, tempo libero e cura della persona, altre spese significative, investimenti immobiliari e mobiliari.
E’ possibile in qualsiasi momento modificare o integrare le informazioni riportate.
BEPPEGRILLO
er Beppe Grillo il “redditometro” dell’Agenzia delle Entrate non è sufficiente. Così come secondo il leader del Movimento 5 Stelle disturba “non la lotta all’evasione in sè, ma l’accanimento mediatico nel voler far passare gli italiani come popolo di evasori, come se la causa del disastro economico non sia attribuibile al debito pubblico, alla corruzione, alla totale incapacità e rapacità nell’amministrare la cosa pubblica”.
Sul suo blog propone quindi per la prossima legislatura il “politometro, uno strumento che valuti la differenza tra ricchezza posseduta dai politici e dai funzionari pubblici dall’atto della loro nomina nell’arco degli ultimi vent’anni”. Il leader del Movimento 5 stelle risponde così ai dati diffusi dall’Agenzia delle Entrate, dai quali risulta che il 20% delle famiglie italiane dichiara redditi sospetti. Il comico premette di essere ”contro l’evasione fiscale e che gli evasori vanno perseguiti”, ma soprattutto i grandi evasori, “ad esempio – puntualizza – quelli protetti dallo Scudo Fiscale del Pdl/pdmenoelle con l’obolo del 5%, i cui nomi dovrebbero essere resi pubblici dal Tesoro”.
La controproposta di Grillo è quella di “realizzare un’applicazione che faccia la differenza tra patrimonio attuale (P2), patrimonio iniziale (P1) più il reddito ufficialmente percepito nel periodo (C). Quindi il risultato, che chiameremo Z, sarà dato da Z = P2 – P1 + C. Se Z sarà superiore a P1 + C, escludendo partite straordinarie come eredità o vincite al Superenalotto, la differenza dovrà essere restituita alle casse dello Stato con l’aggravio fiscale del 60%
DAL SOLE 24 ORE
I risultati del redditest devono essere distinti dall’attività di accertamento vera e propria che l’amministrazione può svolgere sulla base del cosiddetto "sintetico puro" e del redditometro.
Il redditest, in sostanza, rappresenta una sorta di "impulso" affinché il contribuente dichiari un reddito in linea con la sua capacità di spesa. Lo strumento agisce, quindi, più su un piano psicologico che sostanziale. Si deve pensare, peraltro, che il software darà un responso circa la "coerenza" delle spese effettuate dalla famiglia rispetto al reddito dichiarato dalla stessa, ma l’accertamento non può certo essere svolto nei confronti della famiglia: bisognerebbe cambiare la Costituzione affinché ciò risulti possibile. In altri termini, l’accertamento riguarda sempre e comunque il singolo contribuente.
Considerando quindi le possibilità di accertamento (successive) legate al redditest, occorre rilevare che quest’ultimo risulta funzionale, in primo luogo, rispetto all’accertamento sintetico cosiddetto "puro". Si tratta della possibilità che l’amministrazione ha di effettuare – in relazione ai periodi d’imposta 2009 e successivi – la rettifica del reddito complessivo delle persone fisiche sulla base delle spese effettive sostenute dalle stesse. Si tratta di un principio su cui si è sempre basato il "sintetico", cioè quello di ricostruire la ricchezza imponibile del soggetto attraverso gli atti dispositivi (le spese) della ricchezza medesima. Tuttavia, questo principio è stato utilizzato pochissimo in passato perché l’amministrazione non disponeva degli strumenti necessari per identificare gran parte delle spese sostenute dal contribuente. Si è quindi preferito utilizzare uno strumento standard e alquanto grezzo come quello del vecchio redditometro, basato sulla disponibilità di determinati beni e servizi (immobili, autovetture, eccetera).
Oggi, invece, l’agenzia è in grado di conoscere – attraverso le proprie banche dati – gran parte delle spese sostenute dai cittadini, considerando ulteriormente le informazioni che possono giungere dalle varie comunicazioni richieste ai contribuenti e agli intermediari, come quelle dello spesometro e dei beni utilizzati dai soci. Di conseguenza, la principale forma di accertamento che, in qualche modo, risulta lo sbocco del redditest, sarà quella del sintetico puro, basato sulle spese effettive sostenute dal contribuente e rintracciate dall’amministrazione finanziaria.
Tuttavia, va rilevato che prima di procedere all’accertamento, l’agenzia deve assolvere due obblighi stabiliti dalla legge: deve convocare il contribuente a fornire ulteriori dati e notizie, rispetto a quelli già in possesso dell’amministrazione, e poi, se l’ufficio riterrà di proseguire l’indagine verso quel contribuente, dovrà convocarlo al contraddittorio da accertamento con adesione. Soltanto nel caso in cui nel contraddittorio non si giungerà a un accordo, l’agenzia potrà emettere l’atto di accertamento.
Accanto all’accertamento sintetico puro, vi è poi il redditometro che, però, relativamente ai periodi d’imposta dal 2009 in poi, risulta una forma di rettifica secondaria rispetto allo stesso sintetico puro (diversamente, quindi, da quanto accadeva in passato).
Il redditometro, tuttavia, non è ancora noto in quanto deve essere emanato con apposito decreto del ministero dell’Economia e delle Finanze. Da quanto si sa, si baserà comunque sulle stesse voci di spesa che rilevano ai fini del redditest. Nell’audizione alla Commissione parlamentare di vigilanza sull’anagrafe tributaria, il direttore dell’agenzia Attilio Befera ha dichiarato che il redditometro sarà incentrato prevalentemente sulle spese già presenti in anagrafe tributaria, su quelle stimate il cui importo è ottenuto applicando una valorizzazione a dati certi e, in via residuale, sulla spesa media Istat. Si tratta di valori in gran parte figurativi, che però – almeno nelle intenzioni – dovrebbero essere ancorati il più possibile a dati certi.
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Le caratteristiche
100
Voci di spesa
Il nuovo redditometro, prenderà in considerazione cento voci che includono spese e patrimoni
7
Categorie
I cento indicatori sono suddivisi in sette grandi categorie: abitazioni, mezzi di trasporto, assicurazioni e contributi previdenziali, istruzione, attività sportive e tempo libero, investimenti immobiliari e mobiliari, altre spese significative
5
Aree geografiche
L’elaborazione tiene conto delle variabili geografiche di cinque aree: Nord-Est, Nord-Ovest, Centro, Sud, Isole
11
Nuclei familiari
Vengono presi in considerazione undici tipologie di nuclei familiari, che vanno dai giovani single con meno di 35 anni ai nuclei con un solo genitore
20%
Tolleranza
Lo scostamento massimo ammesso tra il reddito riscostruito e quello dichiarato è del 20 per cento. Al di sopra di tale valore, l’amministrazione finanziaria potrà procedere all’accertamento
4
Anni
Per il contribuente sarà fondamentale mantenere per quattro anni scontrini ed estratti conto (il tempo a disposizione del fisco per contestare il reddito dichiarato)