Gianni Mattarelli, Il Sole 24 Ore 20/11/2012, 20 novembre 2012
IL RAME SPERA NELLA RIPRESA CINESE E IN UN ACCORDO SUL FISCAL CLIFF USA
Il prezzo del rame ha goduto la scorsa settimana di un buon rialzo per uno spunto di ricoperture al seguito di un flusso di acquisti basati su considerazioni tecniche da parte di molti Commodity Trading Advisors (Cta). Avendo assunto posizioni a termine "lunghe", ossia all’acquisto, quei Cta stanno ora mirando a superare la prima area di resistenza a salire, posta intorno a 7.720 $/tonnellata (base 3 mesi), ritenendo che – se questa soglia fosse decisamente superata – il mercato potrebbe portarsi rapidamente tra 7.800 e 7.850 $.
L’umore degli operatori è un po’ migliorato dopo i recenti segnali di stabilizzazione dell’economia cinese, che fanno sperare in una ripresa nei prossimi mesi. La grande domanda tra gli analisti è quanto la crescita economica inciderà sui consumi di rame in Cina. Molti tendono a essere d’accordo con il capo economista di una importante banca cinese, secondo cui l’attività manifatturiera nel Paese sta migliorando, ma incide solo per una parte relativamente piccola sulla domanda locale di materie prime. Perché questa possa avere una forte espansione rimane chiave il settore delle costruzioni, sia residenziali che commerciali. L’economista, pur vedendo migliorare il comparto, è scettico sulla possibilità che l’edilizia possa crescere nel breve allo stesso ritmo registrato dal 2009 a oggi. Se in Cina si costruissero abitazioni al ritmo tenuto tra il 2010 e il 2011, il deficit di alloggi verrebbe annullato in tre anni.
Al momento la quotazione del rame sembra bloccata in un’ampia fascia di oscillazioni, tra 7.500 e 7.700-7.750 $, mentre i commercianti attenti ai fondamentali sono ancora portati a vendere a ogni buona salita per ricomperare nella successiva discesa di 40-50 $. Se tuttavia il Congresso Usa dovesse muoversi decisamente per fermare a fine anno le misure automatiche di aumenti di tasse e tagli alla spesa, evitando il baratro fiscale (il cosiddetto "fiscal cliff"), allora verrebbe rimosso il principale fattore ribassista che sta dominando il mercato.
A pesare sulle prospettive globali di crescita resterebbe l’elemento debole costituito dall’Europa, dove molti Paesi saranno ancora in recessione nel 2013. Ma il nostro continente utilizza solo il 21% del rame mondiale, contro il 41% in Cina, il 22% nel resto dell’Asia e l’11% nel Nord America. L’impatto negativo sui consumi Ue potrebbe quindi essere compensato da aumenti in altre zone.
Sul fronte dei consumi di rame a lungo termine diversi analisti citano una nota del produttore di cavi General Cable, che afferma che in Nord America il settore, che utilizzava per due terzi rame, è ora passato a due terzi di alluminio: uno spostamento dovuto all’ampliarsi della differenza di prezzo tra i due metalli, da un rapporto di 1,2 a 1 dieci anni fa all’attuale 4 a 1 circa. Il rapporto potrebbe rientrare verso 3 a 1 entro il 2015, con la fine della fase di scambio, perché in altri settori l’impiego di rame è insostituibile.