Claudio Gatti, Il Sole 24 Ore 20/11/2012, 20 novembre 2012
JUNK BOND, COME I FONDI USA SPECULANO SULLA SANITÀ
Due miliardi e mezzo di dollari. Valgono tanto le obbligazioni-spazzatura, o junk bond, emesse a ottobre da Hca Inc, la più importante catena ospedaliera privata americana, con 163 ospedali e 109 centri chirurgici in 20 stati. Sanità e speculazione finanziaria? L’accostamento tra le due cose, soprattutto per un italiano, non viene naturale. Anzi, si è portati a ritenerlo un ossimoro. Ma non negli Stati Uniti. Dove, come è noto, quello della sanità è un business enorme. Ma persino qui, i junk bond dell’Hca hanno fatto (un po’) di rumore. Non per chi li ha emessi. Ma per lo scopo a cui è destinata quasi la metà dei capitali raccolti. Ben 1,1 miliardi di dollari non saranno infatti usati per comprare apparecchiature mediche.No, andranno direttamente nelle tasche degli azionisti di Hca finanziando la distribuzione di un dividendo di due dollari e mezzo ad azione che definire straordinario è un eufemismo. Principali beneficiari: i fondi di private equity che detengono il 40%, Kohlberg Kravis Roberts (Kkr) e Bain Capital (proprio quello fondato da Mitt Romney). Con loro può festeggiare anche il figlio del fondatore della catena ospedaliera, il dottor Thomas Frist Jr, anche lui proprietario di una ricca quota. Chi non brinda sono gli analisti. Chi rischia gli obbligazionisti. Pochi giorni dopo quell’emissione da record, Hca ha infatti annunciato che il suo terzo trimestre sarà più debole del previsto. E nulla lascia pensare che le cose andranno meglio più avanti, perché nel negoziato inteso a evitare il precipizio finanziario, o fiscal cliff, i tagli alle spese sanitarie occupano un posto centrale. Insomma, proprio quando le cose potrebbero mettersi meno bene per il gruppo, i fondi di private equity che ne hanno preso il controllo 6 anni fa, hanno peggiorato la sua situazione debitoria per rimpinguare i propri portafogli. Se fosse un caso isolato sarebbe sgradevole ma non eccessivamente preoccupante. Ma quello delle "dividend recap", le ricapitalizzazioni attraverso emissioni di bond o assunzioni di debito allo scopo di pagare dividendi, è ormai un vero e proprio trend. Secondo i calcoli della società specializzata Dealogic, il volume complessivo delle 68 operazioni avvenute quest’anno ha superato già i 29,3 miliardi di dollari. Per lo più a beneficio di fondi di private equity. «L’incertezza macroeconomica globale sta limitando le opportunità di profitto offerte ai fondi di private equity dalle operazioni di fusione e acquisizione, oppure di quotazione in Borsa. Per questo stanno ricorrendo all’emissione di dividendi», si legge in un recente rapporto di Moody’s. La stessa cosa hanno fatto notare gli analisti di Standard & Poor’s, secondo i cui calcoli quei fondi hanno spremuto ben 91 centesimi in dividendi per ogni dollaro di capitale da loro investito quest’anno. Rispetto ai 20 centesimi del 2011. I fondi vogliono far vedere risultati ai propri investitori, e il modo più semplice per farlo è di indebitare le società da loro controllate per finanziare dividendi. Ma è ovviamente un modo che a molti analisti non piace. «Stanno gravando le società di nuovi carichi di debito assolutamente improduttivo», commenta con Il Sole 24 Ore Tim Gramatovich, Chief Investment Officer di Peritus Asset Management. Gramatovich non è il solo a pensarla così: nel terzo trimestre di quest’anno, il 27% delle società che hanno optato per un dividend recap hanno subito un downgrade creditizio. Moody’s ha per esempio abbassato il rating a Booz Allen Hamilton, dopo che ha distribuito un miliardo in dividendi, con 600 milioni finiti nelle casse del colosso del private equity Carlyle Group. Lo stesso è successo a Wall Street Systems, società di software per piattaforme finanziarie. A settembre ha preso in prestito 570 milioni per pagarne 195 in dividendi al fondo TA Associates che la controlla. Un mese dopo Moody’s ha ridotto il suo rating portandolo un ulteriore gradino più vicino alla spazzatura completa. Motivo: «La sua situazione debitoria rappresenta ora un rischio molto elevato». Nel caso di Emergency Medical Services, azienda del trasporto medico, a seguito di un’emissione obbligazionaria da 450 milioni, Moody’s ha cambiato la stima da "stabile" a "negativa" per via di un indebitamento arrivato a superare di ben sette volte il margine operativo lordo. I proventi di quell’emissione sono andati tutti a Clayton, Dubilier & Rice, il fondo di private equity che nel maggio del 2011 si è mangiato Ems con un leveraged buyout. Ma non c’è dubbio che in quanto a manipolazioni finanziarie Hca batte tutti. E non solo per via del dividendo miliardario distribuito il mese scorso. La sua stessa storia è emblematica: fondato dal dottore del Tennessee Thomas Frist Senior, il gruppo è stato quotato in Borsa per la prima volta nel 1969. All’epoca contava 26 ospedali. Nel 1988, quando gli ospedali erano diventati quasi 400, fu oggetto del primo leveraged buyout. Da 5,1 miliardi. Quattro anni dopo, i fondi di private equity che avevano gestito quell’operazione hanno nuovamente quotato Hca in Borsa. Nel 2006 un gruppo di investitori guidato da Kkr e Bain ha nuovamente privatizzato la società attraverso un ulteriore leverage buyout. Questa volta da 33 miliardi, il più grande della storia. Cinque anni dopo, il 10 marzo 2011, Hca è stata riquotata in Borsa. Nel febbraio successivo, la società ha distribuito oltre 800 milioni ai propri azionisti. Ore ne sono arrivati altri 1.100. Questo straordinario tourbillon di operazioni altamente speculative ha reso montagne di denaro a fondi di private equity, studi legali e investitori vari. Ma ben pochi vantaggi sono andati al personale medico o ai pazienti. «Il gruppo è da decenni una gallina dalle uova d’oro per gli investitori. Ma i suoi profitti sono spesso venuti a scapito dei pazienti», ha recentemente dichiarato al New York Times il Dr Abraham Awwad, internista dell’ospedale Hca di St Petersburg, in Florida. Negli anni ’90 il gruppo è stato coinvolto in una gigantesca frode al sistema pensionistico/sanitario pubblico, il Medicare. E quest’estate è emerso che la procura federale di Miami ha aperto un’inchiesta sulle procedure di 10 suoi ospedali in Florida. Insomma, almeno per quel che riguarda l’Hca, sanità e speculazione non sembrano affatto essere un ossimoro.