Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 20/11/2012, 20 novembre 2012
LA PISTA DEI LEGAMI TRA ESCORT BARESI E CLAN
È il passato che sembra essere tornato, più minaccioso e inquietante di allora. Perché la banda di baresi e albanesi accusata di aver sequestrato il ragioniere Patrizio Spinelli porta a quegli ambienti criminali collegati alle ragazze che tra il 2008 e il 2009 parteciparono alle feste di palazzo Grazioli e alle vacanze organizzate a Villa Certosa. Giovani di belle speranze, escort di professione, che nelle residenze di Silvio Berlusconi riuscirono a scattare fotografie, addirittura a registrare le conversazioni. Sono le donne reclutate a Bari insieme a Patrizia D’Addario. E tra loro spicca Barbara Montereale, all’epoca ventitreenne fidanzata con Radames Parisi rampollo dell’omonimo clan guidato dal nonno Savino. Ma anche Lucia Rossini, che aveva una relazione con un altro affiliato. Entrambe sono diventate famose per le immagini nel bagno della residenza romana dell’allora premier dove le aveva portate, a pagamento, l’imprenditore Gianpaolo Tarantini. Entrambe erano state «agganciate» da Massimiliano Verdoscia, poi finito nella stessa inchiesta anche per spaccio di cocaina.
Tre anni e mezzo sono trascorsi da allora, da quell’estate del 2009 segnata dalle rivelazioni di chi era stata reclutata e lautamente ricompensata. E tornano di attualità gli interrogativi emersi proprio dagli atti di quell’inchiesta sulla prostituzione, il pericolo che quanto era stato visto e documentato da chi aveva frequentato le residenze di Berlusconi potesse poi essere utilizzato per ricattarlo. Francesco Leone, ritenuto il capo della banda entrata in azione a Milano, fino a vent’anni fa era uomo di spicco del clan Parisi. Le verifiche effettuate sinora non fanno emergere «legami attuali» con quegli ambienti. Ma nuovi accertamenti dovranno essere compiuti per scoprire se possa aver gestito materiale compromettente raccolto proprio in quelle occasioni. Se dietro la pretesa di denaro ci siano retroscena rimasti finora segreti che riportano a quel periodo.
Appena quattro giorni dopo la confessione pubblica della D’Addario e la comparsa sulla scena della Montereale, qualcuno diede fuoco all’auto di quest’ultima. Era parcheggiata sotto la sua casa di Modugno, l’attentato avvenne di notte. Un avvertimento, si disse subito, ma poi non si è mai saputo da quale contesto provenisse l’invito a tacere. Anche perché la giovane dopo aver trascorso un’intera notte a palazzo Grazioli era stata portata anche in Sardegna e lì era rimasta una settimana, in cambio di 10.000 euro. Fu lei in una telefonata registrata ad incitare Patrizia D’Addario a ricattare Berlusconi «come ha fatto Noemi». Erano in molti a temere le sue rivelazioni. Forse gli stessi affiliati al clan, che volevano gestire personalmente le informazioni carpite dalle giovani.
Montereale si rivelò testimone preziosa: fu una delle prime a raccontare che durante i festini le guardie del corpo del Presidente talvolta «stavano lì e guardavano». E sempre lei, ben prima che le indagini milanesi svelassero il «Bunga Bunga» di Arcore, parlò di decine di «ragazze straniere, soprattutto slave, invitate in Sardegna. E poi quelle vestite da Babbo Natale che si esibivano per il Presidente». È possibile che altro materiale, ben più compromettente, sia stato recuperato e poi utilizzato per ricattare Berlusconi. Che Leone sia soltanto la pedina di un gioco molto più grande di quello svelato sinora. E che abbia cercato di costringerlo a onorare un patto disatteso.
Fiorenza Sarzanini
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