Silvia Truzzi, il FattoQuotidiano 18/11/2012, 18 novembre 2012
LO SCONTRINO PER ANDARE ALLA TOILETTE
FA UN PO’ RIDERE, scrivendolo, ma ahinoi è davvero così: per andare in bagno ci vuole il pin. Accade nella civilissima Milano, dove se al posto dell’abituale muro bianco ci fosse un cielo degno di essere chiamato tale, ti farebbero pagare quello. Precisamente accade al McDonald’s di via Farini: anche se non è una novità in assoluto (il “no panino no bagno” funziona anche a Sesto San Giovanni, Bologna e nella più chic Parigi), fa un certo effetto.
Funziona così: prima bisogna fare lo scontrino, il quale esce dal registratore di cassa fornito di apposito codice. Il suddetto serve perché è l’“apriti Sesamo” della toilette, da digitare sulla tastiera tipo il bancomat. Altrimenti, col cavolo che entri tu, piscione scroccatore: paghi, digiti, fai pipì. Riporta l’edizione meneghina di Repubblica che fuori dal locale pare sia già organizzato un mercato nero di scontrini e relativi pin apriporta (con uno scontrino ti guadagni l’accesso al paradiso della prostata per l’intera giornata). Chissà se è stato interpellato un urologo per determinare il timing medio della minzione, o se il calcolo temporale è frutto del caso. “Non tutti i negozi della catena hanno deciso di dotarsi delle porte con display”, spiega una cassiera monzese. “Molti lo fanno perché non vogliono riempire il locale di gente che viene solo per passare il tempo o di personaggi poco raccomandabili”. Eccoli, i personaggi poco raccomandabili. Saranno mica quelli che fanno i bisogni per strada (orrenda abitudine, ma in mancanza di bagni accessibili...)? O i vecchietti che hanno problemi di controllo della vescica? O i pensionati che entrano nei locali per sfuggire la solitudine e far passare il tempo? Gente che occupa i tavoli e non fa guadagnare, altroché. Questa è la città delle regole, mica un ente caritatevole o una bocciofila di paese. Massì, costruiamo una bella società pulita, ordinata e impettita , riservata a coloro che producono, guadagnano, spendono, pretendono e hanno diritto di andare in bagno.
FUORI I DISOCCUPATI, i poveri, i vecchi: tutte categorie che, può capitare, non siano spettacoli edificanti da vedere. Chissà se qualcuno di questi geni dell’esclusione sociale ha una mamma, un papà o un nonno che magari fa fatica a camminare e per cui la possibilità di andare comodamente in bagno diventa dirimente per scegliere come e dove muoversi. Per decidere se essere inclusi a qualche evento oppure restarsene a casa con le proprie difficoltà.
Va bene, la pipì a pagamento è un piccolo dettaglio, ma è il sintomo di un andazzo poco edificante: qualunque cosa ormai ha un corrispettivo economico, anche la più normale, naturale, fisiologica. Ci si chiede dove siano finite la cortesia, la comprensione, l’idea di andare incontro a chi ha più bisogno? Nel wc di un bagno con il pin.