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 2012  novembre 18 Domenica calendario

POVERI, SOLI E TRUFFATI: MODELLO SARDEGNA PER IL DECLINO ITALIANO


Si capisce perché Corrado Passera è stato portato via dal Sulcis con l’elicottero. A chi di mestiere fa il ministro dello “Sviluppo economico” la Sardegna gli deve fare l’effetto dell’aglio a un vampiro. L’isola dei nuraghi è paradigma, trailer del declino nazionale. I sardi sono gli assaggiatori dell’errore politico nazionale. Usati come cavie degli esperimenti più strampalati, ne vengono poi considerati i colpevoli. E una responsabilità ce l’hanno: da buoni italiani quali sono, hanno selezionato un ceto politico inefficiente, parolaio, inciucione. Anche in questo sono un avamposto. Mentre le procure di tutta Italia indagano sulle spese allegre dei consiglieri regionali, la Sardegna ha già una ventina di politici locali – di ogni colore – sulla strada del rinvio a giudizio per peculato. Disoccupazione e miseria avanzano indisturbate. La Sardegna ha 1,6 milioni di abitanti, 600 mila posti di lavoro e 90 mi-la disoccupati. Questo mese di novembre, culminato nella fuga in elicottero dei ministri da Carbonia, è iniziato con la visita di Elsa Fornero, ministro del Welfare, a casa di Salvatore Usala, malato di Sla di Monserrato, nell’hinterland di Cagliari, che protesta per i tagli all’assistenza, e non ha trovato niente di più carino da dirgli che: “Anche la vita da ministro è difficile”.
E vediamo invece quanto è difficile la vita da sardo, anche sano, in un viaggio attraverso l’isola durante l’attesa per l’epifania del governo nel Sulcis, che si è risolta come sappiamo.

Bombe e sindaci Da Alghero a Siniscola, a Quartu S. Elena
Nella notte di giovedì 8 novembre ignoti hanno dato fuoco alla Panda del sindaco di Villamassargia, Franco Porcu. È il coordinatore della protesta dei sindaci del Sulcis. Commenta: “La gente è disperata”. Nella notte di domenica 11 novembre una bomba artigianale è stata fatta esplodere davanti al municipio di Siniscola, vicino a Nuoro. “L’attentato è figlio di un clima sociale arroventato”, dice il sindaco Rocco Celentano. In Sardegna la bomba è un antico sistema di comunicazione personale. I sindaci sono sempre stati nel mirino dei prepotenti locali, ma prima sapevano da chi guardarsi, adesso non più.
Il sindaco di Alghero, Stefano Lubrano, eletto dal Pd, deve guardarsi dai titoli tossici che gli ha lasciato in eredità il predecessore Marco Tedde, del centrodestra. Però in Sardegna il trasversalismo spopola. Lubrano è un imprenditore, elettore di Ugo Cappellacci contro Renato Soru, che ha vinto le primarie. Adesso non vuole dare ai consiglieri della sua maggioranza che glielo chiedono, lo studio che ha calcolato i rischi impliciti nei quattro contratti Swap stipulati con la Bnl (oggi Bnp Paribas) per sistemare i 21 milioni di debiti del comune. Come al solito, si sospetta che ci sia sotto un imbroglio, che peserebbe per altri milioni di euro sui conti del comune di Alghero. Il commissario straordinario Michele Casula, che ha retto il comune fino a poche settimane fa, ha deliberato di fare causa alla Bnl per chiedere l’annullamento dei derivati. Il nuovo sindaco, che ha appena nominato assessore alle Finanze un’esponente del Pdl, Paola Scanu, tiene le carte coperte, appellandosi a esigenze di riservatezza.
C’è sindaco e sindaco. Quello di Quartu S. Elena, Mauro Contini, è alle prese con il problema del nuovo stadio Is Arenas, dove gioca il Cagliari calcio. Il presidente Massimo Cellino ha litigato con il sindaco di Cagliari per il vecchio Sant’ Elia, costruito nel 1970 per Gigi Riva, e si è spostato a giocare a Quartu, alle porte del capoluogo. Lo stadio Is Arenas è stato messo a posto per la serie A, e i lavori sono stati appaltati alla Ris di Cagliari, società che fa capo a Cellino. Il procuratore della Repubblica di Cagliari, Mauro Mura, ha aperto un fascicolo per peculato, truffa, falso e abuso d’ufficio, sospettando che per i lavori siano stati usati fondi europei destinati ad altro. Secondo Mauro Lissia, giornalista della Nuova Sardegna, “i costi per trasformare l’anonimo campo sportivo di Is Arenas in uno stadio degno della Serie A sarebbero tutti a carico del Cagliari Calcio, come stabilito dalla convenzione firmata tra Cellino e il comune di Quartu”.

Alcoa Le domande a cui il governo non risponde
Eccoci a Portovesme, sulla costa sud-occidentale. Enzo Costa, segretario regionale della Cgil, da anni fa la spola tra la Sardegna e Roma per andare a chiedere lumi sul futuro dell’alluminio. Le focose proteste degli operai del Sulcis hanno fatto conoscere il tema dell’alluminio: è una produzione energivora, può andare avanti solo con sovvenzioni sul prezzo della corrente elettrica. Ma Costa sostiene che ancora non è riuscito a farsi rispondere alla domanda più ovvia: “Il governo considera l’industria dell’alluminio strategica per il sistema industriale italiano? Sì o no? Non ce lo dicono”. La domanda non è oziosa. Se il governo dicesse: “Basta, non ha senso fare l’alluminio a Portovesme, lasciamo morire l’Alcoa”, sarebbe un passo avanti, un elemento di chiarezza. Ma non lo dice, segue pigramente le stanche trattative per la vendita degli impianti che l’Alcoa non vuole più, e lascia che i 750 lavoratori dell’Alcoa più i 3300 cassintegrati della zona industriale vengano trattati come parassiti della spesa pubblica. La fabbrica di alluminio nel Sulcis è stata costruita negli anni 70 dallo Stato, adesso lo Stato la tratta come una perversione locale. E chi dice di puntare sul turismo non sa che rappresenta solo il 6-7 per cento del prodotto interno lordo della Sardegna, una terra che campa fondamentalmente di spesa pubblica. Strana idea quella di chiudere le poche fabbriche.

Piccola casta Le avventure del sindaco di Portoscuso
Portovesme è una frazione del comune di Portoscuso, il cui sindaco, Adriano Puddu, all’inizio del 2012 è stato arrestato con accuse gravissime. Per i magistrati in Sardegna il lavoro non manca: la crisi economica sembra accentuare la voglia di delinquere. Lo scorso gennaio, quando Alcoa annunciò che avrebbe chiuso, la multinazionale Glencore si fece subito avanti per acquistarla. Il suo portavoce era Carlo Lolliri, amministratore delegato della Portovesme srl, fabbrica attigua all’Alcoa, originariamente dell’Eni. Martedì 13 novembre, proprio mentre Passera e il ministro della Coesione sociale Fabrizio Barca a Carbonia cercavano di domare la rabbia sulcitana, Lolliri era impegnato a Cagliari nel processo che lo ha visto condannato in primo grado a un anno e quattro mesi per corruzione. L’accusa è di aver dato al sindaco Puddu 9500 euro per agevolare i permessi per le 34 pale eoliche con cui la Portovesme voleva fronteggiare i suoi problemi di elettricità. Puddu, processato a parte, è accusato di numerosi reati, tra i quali anche la concussione sessuale: secondo l’accusa, corroborata da numerose intercettazioni telefoniche che definire boccaccesche suonerebbe come beffardo eufemismo, estorceva prestazioni sessuali in cambio di sussidi di povertà del comune.

Illusioni solari Da Villasor a Narbolia, passando per Milis
Sulla statale 130, che dal Sulcis riporta verso Cagliari, c’è Villasor, italianizzazione di Biddesorris, comune di settemila abitanti. Ospita la più grande serra fotovoltaica del mondo. Proprio così. Il 14 novembre, all’indomani del duro faccia a faccia con i ministri a Carbonia, il governatore Ugo Cappellacci è andato a festeggiare il primo compleanno dell’astuto impianto, realizzato dalla multinazionale indiana Moser Baer Clean Energy Limited. Ma perché costruire una serra di 26 ettari per metterci sopra pannelli fotovoltaici? È presto detto. Mettere i pannelli a terra è vietato, si possono installare solo sui tetti delle aziende agricole. Ed ecco la brillante idea delle serre, che verosimilmente non producono niente. Gli agronomi considerano di dubbia efficienza le serre con il tetto opaco. Fatto sta che il sindaco di Villasor, Walter Marongiu, non è andato al compleanno della gigantesca azienda agricola. “Neanche la minima parte della promesse si sono realizzate”, ha protestato. Il fotovoltaico in Sardegna funziona così: arriva una multinazionale indiana o cinese, o italiana, compra i terreni a caro prezzo (mettendo fuori mercato gli agricoltori veri) e installa le serre con i pannelli per incassare i ricchi incentivi delle rinnovabili. La popolazione locale può solo pagare la bolletta maggiorata per gli incentivi e rimanere a vedere gli incentivi che se ne vanno all’estero. L’impianto di Villasor ha una potenza di 20 megawatt. Nel Sulcis sta arrivando Enel Green Power, che ha ottenuto dal ministero della Difesa di mettere i suoi pannelli solari nell’ex poligono di tiro di Teulada, uno dei posti più belli ma più inquinati d’Italia. I locali protestano. Seguendo la statale 131 (la “Carlo Felice”) verso il nord si vede la Sardegna ormai tappezzata di serre fotovoltaiche. A Milis, nell’oristanese, ci sono le serre della Tolo Green, società che fa capo al finanziere Gilberto Gabrielli e a capitali cinesi: 12 megawatt di potenza, su un’area di 42 ettari, otto dei quali coperti da serre. Vicino a Milis, è arrivata la Win Sun di Hong Kong, che fa le cose davvero in grande. Sta installando 80 megawatt di potenza elettrica con impianti sparsi su centinaia di ettari in sette comuni, tra i quali Narbolia, dove l comitato “S’Arrieddu” ha fatto ricorso al Tar per le procedure autorizzative. C’è qualcosa che non torna nella primavera fotovoltaica del Campidano, e si è mossa anche la magistratura, che per vederci chiaro ha chiesto al Corpo Forestale una serie di accertamenti.

Chimica verde Porto Torres, i sogni e la realtà
Ed eccoci a Porto Torres, all’estremo nord dell’isola. Vi ricordate l’Isola dei Cassintegrati, la protesta mediatica che per oltre un anno ha trasformato gli operai della Vinyls in personaggi televisivi? Non è rimasto nulla. L’antica torre sul porto, quartier generale della protesta contro la chiusura della fabbrica, dove politici locali e nazionali si contendevano il quarto d’ora di passerella con promesse, è rimasta deserta. La Vynils ha chiuso, e non riaprirà. Alla domanda dei 140 operai (“Vi sembra normale che l’Italia resti l’unico grande paese industriale senza produzione di Pvc?”) nessuno ha dato risposta. La Finambiente, che si era offerta di rilevare la Vynils, ha gettato la spugna e dice di essere sull’orlo del fallimento perché non riesce a incassare i suoi crediti da Abbanoa, la società regionale che gestisce tutti gli acquedotti della Sardegna. La speranza di futuro è affidata al progetto per la chimica verde. La Syndial (gruppo Eni) e la Novamont, vogliono fare al posto del petrolchimico una fabbrica di plastica biodegradabile, che promette di riassorbire buona parte della manodopera. A un anno e mezzo dalla firma dei solenni accordi tra aziende, enti locali e sindacati, il piano da oltre un miliardo di euro è fermo. Soprattutto non parte la bonifica dell’area, una delle più inquinate d’Italia. A complicare tutto il processo per inquinamento in corso da anni contro quattro manager di Syndial e Vynils. Le esigenze ambientali si scontrano con quelle istruttorie, e qualcuno ci marcia. La bonifica doveva partire un anno fa. Ancora si aspetta.

Vandee In difesa degli abusivi dell’Ogliastra
Il 13 novembre, mentre i ministri andavano a Carbonia e Lolliri veniva processato, a Cagliari mille manifestanti hanno chiesto davanti al palazzo della Regione di fare presto ad approvare la leggina di sanatoria per le case abusive dell’Ogliastra. Lungo la costa orientale sarda, il procuratore di Lanusei, Domenico Fiordalisi, ha cominciato a mandare le ruspe ad abbattere le case abusive sul mare. Nel giro di 24 ore il consigliere regionale ogliastrino Angelo Stochino (Pdl) ha fatto approvare dalla commissione Urbanistica una legge in tre articoli che sana tutto. Poi ha rivolto un appello a Fiordalisi perché tenga conto della nuova legge in arrivo, e fermi le ruspe sulla fiducia. L’opposizione di centrosinistra, naturalmente, non protesta. La Sardegna è abbandonata anche dai suoi politici, che dicono di stare dalla parte della gente.