Giovanni Cerruti, La Stampa 20/11/2012, 20 novembre 2012
“IO ESEGUIVO E BASTA” IL TRAVET DEL CAVALIERE CHE VIVE NELLA SCALA G
[Il cassiere delle notti di Arcore, tutto chiesa e ufficio] –
Eallora «Povero Spinellino...», come scrive una delle Olgettine che passavano a trovarlo in ufficio «Grazie mille, un bacio» e se ne andavano con le banconote in busta. Povero Giuseppe Spinelli che ha «passato una notte bruttissima», a sentire Giuseppe Longo, uno degli avvocati del Cavaliere benefattore. Povero ragioniere e povera Anna, la sua signora, che nella parrocchia di Madonna della Misericordia chiamano «la catechista». Prigionieri per una notte in questo casermone anni ’60, scala G, interno 229, via Papa Giovanni XXIII, dove finisce Milano e comincia Bresso. Pregavano, si passavano il rosario. La fede in Dio, la fedeltà a Berlusconi.
È passato più di un mese, è da quella notte che non li vedono e solo adesso il signor Tommaso, l’edicolante, capisce perché. «Veniva tutte le mattine a prendere “il giornale di famiglia” - dice - Poverino, chissà dov’è». Basta attraversare la strada e al Bar del Duca, dietro il bancone, Roby è sicuro: «È nella villa di Arcore, lo tengono sotto protezione». Dall’ingresso al numero 43 vanno e vengono i vicini, solidali e silenziosi. Sulla vetrata tre cartelli vendesi e quattro affittasi. Proprio di fronte la fermata del bus 708. Un quartiere da classe media, dove il ragionier Spinelli è uno dei tanti che partono al mattino e tornano a sera.
Un vero travet, altro che Fantozzi. Basta ascoltare un altro dei protagonisti della Saga di Arcore, Emilio Fede: «Un carissimo amico, per cominciare. Mite, di poche parole, riservatissimo. Per anni abbiamo preso il caffè assieme tutte le mattine: a Segrate il suo ufficio era a cento metri dal mio. Lui e la moglie erano molto amici della signora Rosa, la mamma di Berlusconi, e certe domeniche si andava a pranzo assieme. Segni particolari: l’ho sempre visto vestito di blu, parlava sempre sottovoce. Una delle persone più gentili che abbia conosciuto. Ah, dimenticavo: non è vero che mi abbia dato dei soldi, avevo il mio stipendio».
Un’«Olgettina» non verrebbe mai ad abitare qui a Bresso, il benzinaio della Ip davanti alla finestra, la cappella di San Francesco accanto, la farmacia con le cartoline spedite dalla vacanze dei clienti, Varazze, Diano Marina, Rimini, mica Malindi. Ma Giuseppe Spinelli qui sta benone, tanto che pure figlia e nipotina abitano in zona. Frequentano la chiesa, lui che si ferma a parlare con il giornalaio Tommaso, buongiorno o buonasera, tutto qui. Vita anonima di un ragioniere brianzolo, che avrebbe voluto continuare così. Che mai si sarebbe aspettato un sequestro in casa, uno che ha ancora nome e indirizzo nell’elenco telefonico.
E invece è da un anno che per le cronache giudiziarie è il «Ragionier Bunga-Bunga», il «cassiere delle notti di Arcore», il travet che riceve petulanti telefonate delle fanciulle vogliose di passare all’incasso. Il 25 maggio scorso, quando è arrivato a palazzo di Giustizia per testimoniare, ha stupito per la soave disponibilità nel ripetersi «esecutore». Per Silvio Berlusconi «è il mio amministratore», e lo è dai tempi dell’Edilnord, anno 1978. Amministratore di famiglia, di Veronica e figli, e non solo: delle holding che controllano Fininvest, della Idra Immobiliare con le ville del Cav, anche del quotidiano «Il Foglio».
Quel 25 maggio il ragionier Spinelli ha portato davanti a giudici e telecamere i suoi 71 anni da ragioniere, i capelli bianchi, gli occhiali sottili, le braccia che si allargano e un sorriso che accompagna la solita frase: «Io eseguivo». Mai una volta che abbia preso un’iniziativa di suo, anzi una volta sì, 3 mila euro a Ruby, «perché mi faceva pena, era segnata in faccia»». Ma è durata poco, e aveva subito avvertito il principale. «Io eseguivo», e pagava gli affitti alle fanciulle di via Olgettina, spese mediche, tutto quanto veniva segnalato da Nicole Minetti, che lo chiamava «Spinaus», e chissà se è affetto.
Agli amici aveva confidato che «non è più come una volta». Da quel 25 maggio non era più un ragioniere potente e sconosciuto: e alla sua età, dopo 34 anni di conti e segreti, si può anche pensare alla pensione, togliersi quel vestito blu, smetterla con bonifici per le ragazze delle «cene eleganti» che magari non gli sono mai piaciute, «ma io non so niente, io eseguivo». E andarsene da questa via Papa Giovanni di Bresso, da questo appartamento che da un anno è pieno di telecamere, allarmi, sistemi di sicurezza. Era già una prigione senza bisogno di quella banda balorda. E della notte da sequestrato del Ragionier Eseguivo.