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 2012  novembre 20 Martedì calendario

TROPPO RUMORE IN CITTÀ GLI ANIMALI ALZANO LA VOCE

Oltre a molte specie viventi, sulla Terra anche il silenzio è in via di estinzione. Con un mondo sempre più agitato dalle onde sonore, animali abituati a percepire un fruscio fra le foglie, a interpretare l’attrito del vento sulla sabbia o a comunicare a decine di chilometri di distanza, magari sott’acqua, si trovano nella darwiniana condizione di adattarsi o morire. Alzare la voce, come in un bar troppo affollato, è la strada più facile per farsi sentire in mezzo al traffico di uomini e macchinari.
Gli uccelli di città, le rane che vivono vicino alle strade e perfino le balene assordate dai sonar delle navi hanno scelto da tempo la strategia di aumentare il volume dei loro richiami. Ora si è scoperto che anche dei piccoli insetti come le cavallette si sforzano di “gonfiare i polmoni” per sovrastare il traffico di una strada. E se le notti d’estate sono ormai prive di lucciole, i giorni di canicola finiranno col riempirsi della voce di grilli e cavallette.
Ascoltare questi insetti che sfregano zampe e ali per corteggiare le femmine è stato il lavoro di Ulrike Lampe, biologa dell’università di Biedefeld in Germania. Dopo aver registrato mille serenate, ha confrontato quelle suonate in aree di aperta campagna e accanto a una strada. «Le cavallette che vivono in aree rumorose aumentano il volume dei loro canti, specialmente dei brani che contengono suoni gravi. È infatti alle basse frequenze che il rumore del traffico interferisce di più con i loro richiami». Fra le comunicazioni degli animali disturbate dal traffico, quelle amorose sono senz’altro le
più frequenti. «Il rumore prodotto dall’uomo — prosegue la Lampe — impedisce alle femmine di percepire i messaggi di corteggiamento dei maschi e di capire quanto sono attraenti». Il dilemma cui si trovano di fronte alcune rane studiate dall’università di Melbourne è emblematico. Alle femmine infatti piacciono i maschi dalla voce grave e profonda. Ma i maschi, per sovrastare il rumore del traffico che è particolarmente fastidioso alle frequenze più basse, sono costretti ad accentuare gli acuti.
In città la capacità di urlare più forte e con voci più acute ha ridisegnato la mappa delle popolazioni di uccelli. Le ghiandaie dal canto grave si sono allontanate dalle aree rumorose. A beneficiarne sono stati i colibrì e una specie flessibile come i passeri, che hanno cambiato il repertorio dei loro canti di corteggiamento dando spazio alle melodie poco articolate e facili da percepire. Anche le specie abituate a cinguettare di giorno hanno spostato le loro sessioni musicali di notte, come ha osservato uno studio sui pettirossi pubblicato su Biology Letters.
Poiché ad alcuni uccelli e insetti è affidato anche il compito dell’impollinazione, un eccesso di rumore colpisce di sponda anche le piante, costrette a spostarsi insieme alle specie da cui dipende la loro riproduzione.
Neanche quello che Jacques Costeau aveva soprannominato “Il mondo silenzioso” — il mare — è al riparo dalle onde sonore di origine umana. L’effetto dell’inquinamento acustico su balene, delfini e pesci è stato studiato da molte équipe. Mentre delfini e banchi di pesci preferiscono semplicemente stare alla larga dalle fonti di rumore, le balene cercano di comunicare lo stesso fra loro sovrastando il brusio degli oceani. Ma anche i loro polmoni, per quanto capienti, rischiano di non reggere più il passo con le macchine dell’uomo.