Piero Colaprico, la Repubblica 20/11/2012, 20 novembre 2012
QUEL BUCO DI 31ORE PRIMA DELLA DENUNCIA
Hano condotto indagini segretissime sul sequestro lampo di uno degli uomini più legati da un rapporto di fiducia all’ex presidente del Consiglio. E si sono chiesti spesso: «Ma sarà così? O c’è sotto qualcosa che non sappiamo?».
Sull’aggressione subita dal ragionier Giuseppe Spinelli e dalla moglie Anna agli investigatori qualche conto non torna. E anche se l’inchiesta coordinata da Ilda Boccassini s’è chiusa in un mese appena, e ha avuto successo, è stata fatta partire (va detto subito) con trentuno ore di ritardo. E con un fax, spedito dall’avvocato Niccolò Ghedini.
Perché i pubblici ministeri non sono stati informati subito della violenza subita dal ragioniere e sua moglie? E perché non l’ha fatto lo stesso Spinelli che ha invece scelto di correre in auto ad Arcore?
LA TALPA
Siamo nella notte di lunedì 15 ottobre, all’ottavo e ultimo piano abitato di un palazzo a Bresso, ai confini di Milano. L’appartamento consiste in uno studio, una lavanderia, una camera matrimoniale e l’ex camera della figlia, una sala, una cucina semi abitabile e due bagni. Ci abitano i coniugi Spinelli. Lei casalinga, lui il cassiere di Berlusconi, già delegato ai pagamenti a Ruby Rubacuori, a Nicole Minetti, alle «olgettine». È anche l’uomo che ritirava il denaro in contanti, anche a colpi di 300mila euro, dalla banca di Milano2 per consegnarlo al datore di lavoro. L’assalto scatta proprio nel giorno in cui Spinelli abitualmente rincasa più tardi: perché vede a quattr’occhi «il Dottore», e cioè Berlusconi.
Qualcuno dall’interno ha avvisato questa banda che forse da giugno «vuole» prendere Spinelli?
I LEGAMI CON I CLAN
Francesco Leone viene per ora ritenuto il capobanda, del mix di sei uomini, italiani e albanesi, catturati ieri. È sua la «mano affusolata, con le unghie ben curate» (testimonianza di Spinelli) che tocca un tappo di bottiglia. I poliziotti, dopo l’allarme tardivo, ne sequestrano ben cinquanta. Uno solo ha impronte non compatibili con quelle dei coniugi. Leone viene individuato, pedinato, intercettato. È un pugliese, rapinatore. È un “pentito”. Era legato al clan barese dei Parisi. E qui bisogna aprire una parentesi non sfuggita agli investigatori. Barbara Montereale è una ragazza invitata da Giampiero Tarantini, accusato di sfruttamento della prostituzione, nella casa romana di Berlusconi. Lei è molto amica del rampollo di mala Radames Parisi. In una telefonata, intercettata, parlano di «anelli, bracciali, collane» in regalo, e lei dice al boss: «Dobbiamo ritornare
al palazzo Ducale, al palazzo Berlusconi, ci vuole rivedere».
C’è forse un nesso tra le storie di prostituzione sull’asse Bari-Roma- Villa Certosa e questo ex pentito che irrompe a casa Spinelli? Se li ha davvero, quali documenti può avere uno come Leone?
L’IRRUZIONE
Sinora esiste solo la versione di Spinelli e moglie. Questa: il capobanda Leone viene fatto entrare nella casa degli Spinelli alle 2 di notte e «mi ha fatto vedere — dice Spinelli, nel verbale d’interrogatorio — un foglio A4, un po’ ingiallito e sgualcito, e c’era scritto quanto segue: in alto Lodo Mondadori, De Benedetti», poi c’è scritto di «una cena di Fini con magistrati». Leone mette sul divano «una chiavetta e un dvd, dicendomi che in quei supporti informatici c’erano sette ore e 41 minuti di registrazione di cose — racconta sempre Spinelli — che avrebbero danneggiato De Benedetti sempre in relazione al lodo Mondadori».
Questi supporti funzionano? No, in nessuno degli apparecchi degli Spinelli. Ma se uno ha un materiale così importante, quale bisogno ha di entrare armi in pugno a casa di due anziani? E non si porta un pc, un tablet?
IL PRESUNTO DOSSIER
Due sono oggi gli elementi a confortare la polizia sulla soluzione totale del giallo. Durante gli arresti, è stata sequestrata una montagna di materiale informatico: dvd, chiavette, pc. Non viene aperto, bisogna fare le «copie legali », rendere cioè questo materiale utilizzabile con ogni garanzia. «Se c’è qualche cosa di concreto, si saprà», spiegano. E mercoledì cominciano gli interrogatori. Le possibili confessioni dei protagonisti non sono affatto escluse, anzi: «Non potremo non sapere com’è andata», affermano gli inquirenti.
Perché una domanda s’impone: che tipo di materiale pensavano di avere in mano questi banditi da permettersi di chiedere a Berlusconi ben 35 milioni di euro? O la loro era una millanteria? E a quale fine?
IL SETTIMO UOMO
Marito e moglie, dopo dodici lunghe ore di tensione, dopo le telefonate in viva voce a Berlusconi e Ghedini, dopo le tante menzogne che Spinelli deve dire («Ho visto il filmato, è autentico») alle 9 del mattino di martedì 16 vengono abbandonati a loro stessi. Senza nulla in mano, i rapitori mollano. Spinelli corre ad Arcore, parla con Berlusconi e con Ghedini, riferisce tutto e, quando torna a casa, suona il telefono: «Giuseppe, che hai deciso?», chiede una voce maschile. Lui dice che «in quei termini non era accettabile (...), che Berlusconi voleva vedere i filmati, fare una cosa poi trasparente». Il bandito, allora, «ha interrotto la telefonata con aria un po’ brusca».
Tutto qui? Cioè, un gruppo organizza un sequestro lampo, rischia, e quando emerge una difficoltà prevedibile chiude il telefono? Questa domanda si somma a un’altra: il capobanda barese a volte è andato in una stanza più appartata e secondo Spinelli «si consulta con qualcuno». Può esistere un mandante? E se c’è, a quale mondo appartiene?
I DUBBI SUL RISCATTO
A Ilda Boccassini e al sostituto Paolo Storari i poliziotti hanno riferito che, ancora nei giorni scorsi, alcuni uomini della gang hanno aperto due cassette di sicurezza in zona. Hanno avuto contatti con una banca svizzera per un’altra cassetta di sicurezza. E parlavano, nelle conversazioni intercettate, e poco comprensibili, di «otto milioni ». I pubblici ministeri, ipotizzando il pagamento del riscatto, hanno chiesto e ottenuto il blitz. Ma nelle varie cassette di sicurezza ieri sono state trovate solo banconote fac-simili. Di quelle usate spesso nelle truffe.
Dunque, torna ancora la domanda cruciale: che cosa volevano i banditi da Berlusconi? Cercavano, come altri, di sfruttare la vulnerabilità di un miliardario che già si è sobbarcato i pagamenti o le richieste di denaro dei Lavitola, Tarantini, delle 42 ragazze-testimoni del processo? E come mai, quando la mattina di martedì Berlusconi apprende che Spinelli e sua moglie sono stati aggrediti in casa, un politico di primo piano ed ex premier non sente la necessità di avvisare la polizia? Ha chiamato per Ruby da Parigi, non chiama per un’aggressione da Arcore? Perché?