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 2012  novembre 19 Lunedì calendario

PORZIO

[Dai Giochi olimpici al pianoforte, un bronzo ad Atene nel 2004 poi la nuova vita come direttore d’orchestra: “Per tutti ero uno strano, ma gli inglesi dicono: ascolta la barca cantare”] –
L’appuntamento è di sera alla basilica di San Clemente, a Roma. La chiesa è chiusa, l’orchestra “L’Armonica Temperanza” prova il concerto che si terrà mercoledì, lui dirige in scarpe da ginnastica. Intanto vi parla di Von Karajan, Bernstein, Muti e Abbado. Belle mani, ma callose dentro. Se pensate di averlo già visto, quel ragazzo alto e atletico, magari nell’estate del 2004, avete ragione. È una faccia di bronzo del canottaggio azzurro, terzo ai Giochi di Atene nel quattro senza azzurro. La musica del remo e della fatica. Lorenzo Porzio, 31 anni, ci è riuscito, ha vissuto lo sport con cultura, non si è separato da quello che gli piaceva, nemmeno quando pesava molto. Ha studiato, remato, è cresciuto in barca con le mani sul pianoforte. Due cose in Italia molto sconsigliate: lo sport fa male all’arte, è indelicato, e l’arte fa male allo sport, indebolisce i muscoli. Non ha creduto alla sacralità e ha vinto per questo. Certo è insolito trovare un canottiere che dice: «Beethoven ti dà una carica eccezionale, altro che rap». Lui per rilassarsi: adagio e musica barocca, con in testa la marcia trionfale dell’Aida. «Dal ‘97 al 2001 ho fatto l’atleta, ma ho studiato anche musica. I Porzio sono una famiglia di sportivi, mio padre Guido è stato nazionale di rugby. In barca al circolo Aniene ci sono finito per caso a 14 anni, ero un po’ grasso e dovevo dimagrire.
Ogni giorno 20 chilometri tra i mulinelli del Tevere, ma dovevo anche suonare, l’altra medaglia che volevo mettermi al collo era il diploma in composizione e direzione d’orchestra al Conservatorio di Santa Cecilia. Lo sport e la musica viaggiano sullo stesso accordo, ma ero il solo a pensarla così. Ho fatto il liceo al Convitto Nazionale, mi alzavo alle cinque di mattina, non avevo un’insufficienza, suonavo l’organo nella mia parrocchia, durante le messe nella Basilica del Sacro Cuore Immacolato di Maria, a piazza Euclide, cosa che continuo sempre a fare con affetto. Per tutti ero uno strano. Io invece trovavo tutto normale, passavo solo da un quartetto all’altro: da 2 violini, viola e violoncello al quattro senza, dove bisogna essere telepatici, avere armonia, perché vedi solo la schiena di chi ti sta davanti. Lo sport aiuta a ottimizzare i tempi, il canottaggio non è una questione di muscoli, ma di ritmo, infatti gli inglesi dicono: ascolta la barca cantare».
L’uomo che gli cambia la vita è Giuseppe La Mura, commissario tecnico della flotta azzurra, quello che lo aiuta è Agostino Abbagnale, tre ori olimpici, forse il meno conosciuto dei tre fratelli. «Ho iniziato quando Agostino era alla fine della sua carriera, eravamo in ritiro quasi tutto l’anno a Piediluco, centro federale, io mi ero portato il pianoforte, e quando tutti andavano a letto, stremati, mi esercitavo. Agostino ogni sera si sedeva in silenzio accanto a me e ascoltava. Gli dicevo: vai a riposarti e lui: stai sereno, mi piace. Aveva una sensibilità pazzesca, sapeva sentire. La sera prima della finale olimpica ero agitato, andai da lui e gli dissi: ho paura.
Mi rispose: non guardare a destra e a sinistra, fai quello che sai, tranquillo. E così ho fatto». Non sopporta chi chiede allo sport rimborsi perenni. «Sono amico di molti ex campioni, spesso mi fanno pena, continuano ad
essere ancorati alla loro vecchia immagine, non sanno e non vogliono essere altro, non hanno mezzi culturali né risorse. Pretendono che lo sport apparecchi loro la tavola. Non vorrebbero mai smettere, così l’Italia è piena di Highlander, con pochi ricambi. Ma se non hai studiato, se non hai imparato un altro modo per misurare te stesso, dove vai? Lo sport è un sogno, ma prima o poi ti devi svegliare e uscirne. Qualcuno mi dice che la faccio troppo facile. Eppure per me è stata dura, per 12 anni sono stato fuori 8 mesi ogni stagione per gare e allenamenti, i miei volevano seguissi la tradizione di famiglia, hanno insistito perché mi iscrivessi a legge, ci ho provato, ma ho smesso e ho affrontato mio padre: io voglio fare il musicista, Lui mi ha risposto: cerca almeno di essere concreto. Così ho suonato anche nei piano-bar. E adesso al circolo Aniene collaboro per far conoscere il canottaggio ai ragazzi, abbiamo abbassato la tassa d’iscrizione perché questo è uno sport che ha costi alti e purtroppo gli allagamenti di questi giorni ci hanno devastato l’impianto. Abbiamo fatto convenzioni con le scuole, aperto alle famiglie, non credo si possa togliere la play-station agli adolescenti, ma li si può invitare per un’ora a mettere il sedere in barca, ad avere fame di passione. I giovani non sono stupidi, ma hanno bisogno di esempi, di tempo, di condivisione. Io mi sono emozionato solo una volta: a Maranello quando ho incontrato Schumacher. Ho avvertito tutta la sua freddezza e professionalità ».
Non è vero che lo sport toglie energie, anzi le moltiplica. Mercoledì sera (20,30) a San Clemente il concerto per organo e orchestra diretta dal maestro Lorenzo Porzio si esibirà in Händel, Albinoni, Mozart e Bach. Sentirete la musica uscire dall’acqua e asciugarsi.