Francesca Molteni, Il Sole 24 Ore 18/11/2012, 18 novembre 2012
DALLA MOKA ALLA CUPOLA L’ESPRESSO SI FA BELLO
Cosa c’è di più domestico, intimo e quotidiano di una caffettiera? Sì, quella cosa che serve tutte le mattine a preparare un buon caffè, da soli o in compagnia: amaro, amarissimo, o molto molto zuccherato, lungo, corto o macchiato. È lei, la caffettiera, l’amica dei nostri risvegli, il primo oggetto che tocchiamo ogni giorno. Almeno per noi italiani, il popolo che ha inventato la Moka, la prima macchina per produrre in casa un vero caffè espresso. Era il 1933. L’inventore, Alfonso Bialetti, aveva imparato in Francia a lavorare l’alluminio, il metallo più facile da trovare in Italia, anche in anni di autarchia. E poi, intuizione o caso fortuito, l’alluminio è poroso, si ossida leggermente a contatto con il caffè, trattiene e poi rilascia l’aroma, dando quella sfumatura di gusto in più… Ah, che buono questo caffè! Il suo profumo arriva in tutte le cucine, con la Moka. Un’istituzione, un’icona del saper vivere italiano. Così perfetta da rimanere tale e quale sino a oggi. Solo un grande architetto poteva pensare di ridisegnarla, con la collaborazione di un’azienda coraggiosa. Ci sono voluti anni di ricerche e un’intuizione. Progettare una caffettiera che più italiana non si può. Disegnare un nuovo paesaggio domestico. Così è nata nel 1988, dalla mano di Aldo Rossi, la Cupola, prodotta da Alessi. Avete presente la Mole Antonelliana? Sì, il simbolo di Torino, nata come sinagoga e trasformata in monumento all’Unità d’Italia. Quando fu terminata, nel 1889, era l’edificio in muratura più alto d’Europa. 167 metri di orgoglio nazionale, progettato, come il Duomo di Novara, da Alessandro Antonelli. Un costruttore di cupole. A lui si ispira Aldo Rossi, per portare nelle case di tutti un’architettura, domestica come una caffettiera, monumentale come una città. Realizzata in alluminio fuso, con manici e pomoli in poliammide nero o azzurro, venduta a un prezzo tre volte inferiore alla sorella maggiore, la Conica, che è invece in acciaio inossidabile. Una caffettiera bella, e non solo utile, fatta per stare sul fuoco, che si presta anche a essere portata in tavola. Il simbolo di una trasformazione delle nostre abitudini. Fine dell’etichetta, gli utensili da cucina conquistano il salotto buono. Una rivoluzione democratica, con la potenza evocativa di un monumento, progettata in fabbrica, in una fabbrica del design italiano, Alessi che, guarda caso, ha casa a Crusinallo, sul lago d’Orta, terra di lavorazione artigianale del metallo. L’umile alluminio raggiunge la poesia di un’architettura fantastica. «Oggetti apparentemente insignificanti», dice Aldo Rossi, «a cui attribuiamo la stessa importanza che si attribuisce all’arte». Ah, che buono questo caffè, da oggi è anche bello.